Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

venerdì 30 marzo 2012

DEDICHIAMO GLI ACCIACCHI

Quando ci viene un mal di testa anzichè stare col broncio a lamentarsi, perchè non proviamo a dedicarlo a qualcuno? Mi spiego:Se è vero che noi siamo simili a Cristo, è vero anche che le piccole o grandi croci (sofferenze) che ci capitano sono veicoli di salvezza per i fratelli; Dio, infatti, non permette mai che un dolore sia inutile, ma, capitando ci dà la possibilità (in piena libertà) di finalizzarlo per il bene altrui. E funziona! Basta farlo con amore e non come un rito magico!
Per esempio: se mia sorella ha un problema sul lavoro e a me viene un attacco di cervicale, dedicherò quella sofferenza a lei, affinchè serva come denaro spirituale per trovare una soluzione.
Ovvio che mi curerò comunque. Però in questo modo avrò meno voglia di lamentarmi.
Ovvio anche che è proibito darsi gratuitamente delle martellate sugli alluci per procurarsi a bella posta un dolore!
Si tratta solo di "riciclare" santamente gli acciacchi che ci ritroviamo tra capo e collo.
Dedicato a Francesca

LEGGERE CHE PASSIONE!

Era Domenica pomeriggio. Avevo trascorso la giornata in un meritato riposo, finalmente. Sì,perchè non capita spesso di potersi rilassare, guardare i propri figli giocare e sorridere.
Tanto me l'ero presa comoda, che persino la Santa Messa delle 10 era andata persa. Così, pieni di buona volontà e appagati da una lunga giornata di tranquillità, io e la mia famiglia stavamo per varcare la soglia della Chiesa alle 18 in punto per assistere alla messa persa.
In genere, la domenica pomeriggio, la nostra parrrocchia è meno gremita del mattino e con gioia avevo avvistato un intero banco libero proprio li davanti all'altare: il primo. Chissà perchè nessuno vuole mai sedersi al primo! Forse per la famosa questione degli ultimi che saranno primi? e perciò i primi si vivono quella sgradevole sensazione di diventare ultimi? "Allora qui c'è aria di riti scaramantici"-mi dico-" ma che problema c'è a sedersi qua davanti?" seguito a domandarmi candida mentre prendo posto.
Ignara di tutto, faccio accomodare tutta la famiglia e ,con fare beato, mi alzo non appena entra il sacerdote.
Ci conosciamo bene col Parroco perchè fra catechismo, gruppi del Vangelo e simili, ci vediamo spesso. Infatti entrando dà una veloce occhiata al nostro banco.
Un brivido mi percorre la schiena, perchè mi sono improvvisamente ricordata che a quell'ora la messa non è animata da nessuno e i fedeli sono più che altro anziani con bastone e occhiali spessi quanto fondi di bottiglia, perciò..."chi legge?"
Mi sale l'ansia. Mi volto con fare indifferente e ho la conferma che l'età media si aggira attorno ai 70 anni con i miei figli inclusi che la abbassano notevolmente. Inoltre la metà di loro ha gli occhiali. Alcuni in fondo si sono portati il binocolo da teatro dell'opera e il bambino che sta col nonno avrebbe difficoltà a leggere a causa del ciuccio che comprometterebbe la dizione.
Mi rivolto verso l'altare e cerco di recuperare la beatitudine di poc'anzi. Resto seduta e mostro di attendere qualcuno che vada a leggere la prima lettura. Ma,ahimè, il sacerdote deve aver fatto rapidamente gli stessi miei calcoli e guardandomi mi fà un cenno imperativo molto chiaro con la testa che traduco in "Che fai? Non vai a leggere? E chi legge?"
Mi sento come se una meteora fosse caduta infuocata sul mio posto. Il cuore mi raggiunge velocemente i 300 battiti al minuto, che se fosse il motore di un'auto, sospetterei che fosse truccato. Le gambe si sono ammollate come se qualcuno ne avesse estratto la parte scheletrica, tanto che quando mi alzo riscontro una notevole difficoltà nel deambulare: è come muoversi su una gelatina!
I due gradini per raggiungere il leggio mi sembrano la scalinata di Piazza di Spagna e mi assale il terrore di inciampare. Invece tutto fila liscio e raggiungo la meta ansimando.
Naturalmente il mio self-control e anni di studio a Hollywood fanno sì che dal mio volto non trapeli nulla di quel che sta accadendo dentro e fino a quel momento sono anche riuscita a celare il fiatone che mi impedisce di ragionare con chiarezza.
Non appena inizio la lettura mi si pone un drammatico interrogativo: "Come è possibile leggere e respirare contemporaneamente?" Come mai non ho mai affrontato questo problema prima? Perchè tanta leggerezza nel mio modo di essere?Se solo mi fossi fatta prima certe domande, ora sarei capace di fare questa lettura alleviandomi con qualche boccata d'aria! Invece ora, ero costretta a compiere una scelta tragica: Leggere o Respirare!
Così, mostrando il coraggio dei primi martiri gettati ai leoni, scelgo di Leggere! La prima frase fuoriesce totalmente in apnea e approfitto del punto per tirare un respiro così forte e rumoroso che anche il vecchietto là in fondo provvisto di apparecchio acustico, trasale e si alza in piedi fissandomi.
Mentre sto già cercando il coraggio di pronunciare la seconda frase: è troppo lunga, non vedo virgole, si sono mangiati i punti, chi è che scrive così senza punteggiatura?
Io ho bisogno di aria, anzi, mi sentirei più tranquilla con una bombola di ossigeno sulle spalle e la mascherina saldamente ferma fra naso e bocca!
Penso e il tempo passa; troppo tempo! Sto facendo una pausa troppo lunga. Nessuno crederà che ci fosse un punto così grande nella lettura di Isaia!
Il panico si sta facendo strada nella mia mente, il battito cardiaco sta salendo ancora: sono sulla soglia dell'infarto, me lo sento! Alzo lo sguardo che deve essere disperato e vedo l'intera assemblea come in un incubo: tutta distorta e mi sembra preoccupata.
Cerco allora di recuperare un pò di senso logico e mi convinco che non è il caso di morire sul leggio! Dove si è sentito mai? Sarei la prima donna a morire di agitazione durante la lettura della Bibbia. No, no, non devo fare così.
Finalmente scendono i battiti e riesco a terminare la lettura.
Sarà una mia sensazione, ma quando dico: "Parola di Dio"e l'assemblea risponde "Rendiamo grazie a Dio"..mi sembra di cogliere un tono sarcastico nella risposta. E' come se mi dicessero:" Menomale! Ma chi ti ha mandato a leggere? Ci hai fatto passare un supplizio terribile!".
In realtà mi aspettavo che qualcuno venisse in soccorso sostituendomi con gesto pietoso, ma quel giorno non si alzò nessuno. O erano tutti emotivi come me o impossibilitati dall'età e dalla vista, hanno voluto lasciare a me un tale piacere.
Quando tornai al banco, i miei figli mi accolsero come avessero ricevuto la grazia: la loro mamma era ancora in vita nonostante tutto!
Ebbene sì, avevo letto la prima lettura, il salmo e la seconda in quello stato e non ero nè svenuta battendo la testa nello spigolo dell'altare (come avevo più volte immaginato) nè avevo ceduto allo stress andandomene nel bel mezzo della lettura di san Paolo (come ero tentata di fare) visto che il Santo si era divertito a comporre uno sciogli-lingua!
Queste sono battaglie vinte!
Tornata da poco al mio posto mi assalì un sonno mortale forse per reazione all'accaduto; quindi alla gente sembrai rilassatissima,.....ma nessuno sa che Passione è per me leggere!

Paola Buccheri

(Racconto scritto nel 2006. Oggi leggo tranquillamente e tengo conferenze agli adulti: ecco come Dio ci cambia!!)

giovedì 29 marzo 2012

mercoledì 28 marzo 2012

UN BACIO contro UNO SCHIAFFO


Capita di sentir bestemmiare, e capita di sentirsi impotenti a riguardo.
Ma ecco la buona notizia: non lo siamo!!
Ogni forma di bestemmia è come uno schiaffo alla bontà di Dio, allora noi possiamo dargli subito un bacio nella speranza di coprirla...con una lode.
Se sentite bestemmiare, dite: "Sia lodato Gesù Cristo!"
Avremo consolato Dio!
...e pensate a Gesù così!


SE HAI BISOGNO D'AMORE....DAI QUALCOSA!


Quando capitano quei momenti in cui ci si butta giù e per una serie di motivi si finisce col pensare che nessuno ci stia capendo o amando, c'è un modo per non finire in un fossato a compiangerci: dare qualcosa agli altri.
Per esempio offrirsi di andare a comprare il pane alla vicina di casa anziana; accogliere in macchina la signora, incontrata per strada, carica di borse della spesa che sta tornando a casa a fatica; o preparare una torta a sorpresa per i propri cari.
Dare è di più che ricevere! E dare quando si ha la sensazione di essere noi stessi a corto di qualcosa è addirittura soprannaturale e ci fà toccare con mano quanto il nostro cuore sia pieno di cose meravigliose, proprio quando pensavamo di essere "in riserva".
Sono del parere che ognuno di noi è ricco abbastanza da dare anche quando non ha niente. Ricco da aiutare anche se stesso. Perchè dare rende molto MOLTO più felici che ricevere!
La felicità perciò non deve più arrivarci da fuori: la produrremo noi stessi. 
Cheese cake per il compleanno di mia figlia!!

ALLACCIATEVI LE CINTURE DI SALVEZZA


Sono in auto da 15 minuti e già mi sento come sotto a una raffica di bombe provenienti da non so quale nemico. Tengo il capo un po’ chino e scruto angosciata tutti gli specchietti che la mia auto possiede. Ad un incrocio, per scrupolo, chiedo a mia figlia seduta accanto, di controllare se arriva qualche auto…da sopra! Sono ormai fuori di me e penso a “CASA” come a una meta militare.
Sono già stata verbalmente aggredita da una vigilessa per essere passata col verde. Ho ancora negli occhi la scena e la sto ripercorrendo nel vano tentativo di individuare la causa del rimprovero tanto astioso. Con i miei cresciuti sensi di colpa che ora viaggiano con me nei sedili di dietro, deambulo ancora più cauta, chiedendomi in stato confusionale se il verde al semaforo significhi veramente che si può passare o sia solo un colore per richiamare le foglie degli alberi lungo la strada. Mentre faccio queste supposizioni, vengo sorpassata da un veicolo che evidentemente porta a bordo colui che deve annunciare all’umanità la data della fine del mondo, perché di fretta davvero ne ha tanta.
Mi accosto e lascio passare, ma, ahimè, il messaggero alato mi oltrepassa sgommando e dalla mimica arguisco che mi solleciti ad andare in paesi ameni. I miei sensi di colpa insinuano che io stia procedendo come una lumaca addormentata, ma, in effetti, la mia velocità è già la massima consentita: 70km/h. Che voleva dunque il gentil cavaliere di poc’anzi? Che io restassi a casa.
Cosa spinge alcune persone ad essere cosi’maldisposte alle 8: 30 del mattino? Qualche dispiacere? Una preoccupazione? O magari un’ingiustizia appena subita? Ma in questo modo si chiude un cerchio e diviene un circolo vizioso!
Vorremmo sentirci solo amati e ci sentiamo solo sopportati. E’ dolore per i figli di Dio. Le ingiustizie sul posto di lavoro, la stanchezza di una vita “di corsa” che leva il tempo anche a una carezza, ci ricolmano l’anima di grigiume.Per non parlare delle ferite più profonde che silenziosamente cerchiamo di trascinarci dietro giorno dopo giorno. Tutto ci appesantisce al punto da credere che per sopravvivere io debba essere aggressivo con gli altri come loro con me. Come se questo fosse una sorta di giustizia “fai da te”: per pareggiare i conti. Come se in questo modo io potessi liberarmi del male ricevuto, quando invece ne sto caricando altro in grembo come tante pietre.
Facilmente poi, accadrà che tirerò fuori una rispostaccia con chi non mi ha fatto nulla di male…e prima che venga sera sarò diventato un “ingiusto”. Non mi sentirò per nulla sollevato perché in cuore avrò ancora tutto il male capitato più quello compiuto. E’ davvero solo cosi’ che si può vivere?
Se per un prudente guidatore il primo gesto da fare è allacciarsi le cinture di sicurezza, per un figlio del Regno la prima cosa da fare è allacciare la propria anima stretta a Gesù. Appena alzati! Donare tutto a Lui, unire la mia giornata a Lui. Lui che sa trasformare le mie debolezze in potenza, Lui che ha già trasformato la morte in Resurrezione! Lo pensavate morto? Non cercatelo in un sepolcro perché Lui è vivo qui accanto a noi se lo chiamiamo e attende i nostri doni. Cambierà in oro le nostre piccole o grandi offerte: guarirà un’anima, asciugherà un pianto, farà nascere un fiore. Non importa cosa farà, né dove ciò accadrà, ma sarà meraviglioso.
In questo modo schiverò le pietre, non mi faranno più male perché sarò beata al pensiero dei Beni Preziosi che Gesù sta elaborando con la mia collaborazione.
Alla fine della giornata non sarà rimasta neanche una pietra ad appesantirmi, sarò leggera come avessi le ali e il mio cuore lieto, come fossi già in Paradiso e mi chiederò chissà quanta luce avrò portato restando nel mio posto legata…ad una Croce!E come per incanto mi sentirò felice nonostante il male ricevuto, mi sentirò viva nonostante la morte che mi porto dietro e mi accorgerò di essere fuori da quel circolo vizioso e dentro un Regno sconosciuto.
Legata alla mia croce sto già risorgendo!
Allora avrò ancora voglia di sorridere al signore che mi supera in preda a nevrosi: lo saluterò con la manina e chissà che un sorriso non scappi anche a lui.
Che augurarvi quindi? Di fare un ottimo viaggio su è giù per la vostra vita di tutti i giorni senza mai dimenticarvi di allacciare le Cinture di Salvezza!

Questo l'ho dipinto io!



Paola Buccheri

martedì 27 marzo 2012

BORSETTA A MAGLIA


E' molto semplice e basta poca lana, anche avanzi di vari colori, basta che sia dello stesso spessore.
Questa borsetta è come una manica di maglione. Ho avviato 44 maglie e le ho lavorate a tubolare (2 dritti e 2 rovesci)per 15 giri, quindi, il giro successivo l'ho lavorato a punto dritto aumentando un punto sì e uno no, arrivando a circa 68 maglie. A quel punto si và dritti per un centinaio di giri (decidete voi quanto farla lunga) e si rifà tutto al contrario: si diminuisce 1 punto sì e uno no e gli ultimi 15 giri a maglia tubolare e si chiude. 
Ora piegate in due il lavoro e cucitela. Fate poi all'uncinetto il manico della borsetta lavorando 8 oppure 10 maglie a punto alto per circa 70 giri. Chiudete e fissate il manico alla borsa cucendola con pochi punti.
Ora fate una catenella di 200 o più punti e passatela entrando e uscendo, in maniera casuale ma ordinata, nel giro dove finisce il tubolare: sarà il nastrino che serve ad aprire e chiudere la borsetta.
Sembra strano ma è comodissima: le chiavi di casa vanno regolarmente sul fondo e si trovano subito!
Per l'estate si può fare col cotone!
Ecco la prima che ho fatto (ne sono seguite altre tre!)
Buon DIVERTIMENTO!

ROSSETTO FATTO "IN CASA"


Saranno anni che non compro rossetti eppure li metto tutti i giorni. Quando uno stick finisce, se ci fate caso, rimane almeno un centimetro di prodotto dentro. Con un coltellino, tiratelo fuori e ponetelo su un piattino. Fate lo stesso con altri stick terminati e, con i quali vi state raschiando le labbra, e impastateli assieme (con arte: badando agli abbinamenti di colori) con lo stesso coltellino o meglio una spatola per dolci.
Schiacciateli bene fino ad amalgamare bene il tutto e ridurlo ad una crema.
Ora mettete il composto in un porta-pillole o un vasetto di crema terminata e per metterlo usate un pennellino piatto ,anche da pittura se non ne avete altri!
Potrete portarlo anche in borsa! Vedrete quanto durerà!

lunedì 26 marzo 2012

MANAMANA'










....e quando questo motivetto ti entra in testa....non c'è più niente da fare!



LA CANZONE DELLA FEBBRE

In questo video, la musica è composta e suonata da mia figlia Margherita (sono in sospeso perchè non trovo più il video. Perdonatemi)




LA POTENZA DELLA MALATTIA

                           
“Voi siete potenti come era potente Cristo in croce”: è una frase di Papa BenedettoXVI ai malati.
Che potenza aveva Gesù con mani e piedi inchiodati? Che potenza poteva avere Lui che, sfinito dal dolore, quasi non riusciva più a parlare? La potenza della croce è un mistero. Della Sua come della nostra, delle nostre malattie e disgrazie che ci inchiodano a un dolore tanto da paralizzarci la lingua e da non sapere nemmeno cosa dire in preghiera.
Quando mi tolsero dalle braccia mio figlio di appena 40 giorni perché rischiava la vita e sparirono dietro ad una porta dove io non potevo entrare, sentii una fitta al cuore e un dolore indescrivibile nell’anima. In quel momento, mentre le forze fisiche venivano meno, c’era intorno a me una gran pace a farmi coraggio. Rimasi a pensare che poteva accadere il peggio: avrei potuto perdere mio figlio, ma mi venne una riflessione singolare. Chi mi aveva concesso di vederlo? Era stato Dio. Non l’avrei mai visto se non fosse stato per Lui. Improvvisamente era tutto chiaro: mio figlio non era mio, era del Padre e per un qualche misterioso motivo forse doveva tornare da Lui. Quando realizzai questa certezza, il cuore, pur dolorante trovò la calma. Alcuni giorni dopo ci fù per me una grande gioia: riebbi il mio bambino fra le braccia sano e salvo e quella rappresentò la sua seconda nascita e la mia Nascita. Sento ancora viva la gioia di quel momento: avevo capito di aver fra le braccia un dono assolutamente gratuito di Dio. Così, senza alcun merito, senza alcun motivo plausibile avevo un Suo figlio da crescere. E per una bontà impossibile da dire, aveva deciso che io mi sarei occupata di lui.
I miei figli sono i Suoi e li tratto come tali. Questo ha reso tutta la mia e la loro vita migliore. Se non fossi salita su quella croce con l’idea di morirci sopra, non avrei visto tutta questa luce, non avrei compreso l’importanza di un figlio come Cosa Sua. Non avrei avuto la grazia di aprire gli occhi sul significato della vita e dei doni che Dio ci fa continuamente e che prima consideravo come “di diritto”.
Ho compreso che la croce non porta mai solo i chiodi piantati nelle mani e nei piedi o le spine sul capo o l’asfissia della posizione scomoda di quel duro momento. Ho scoperto che se stai fermo e preghi, gli occhi si aprono e ti accorgi che da dove sei, lì, fra Cielo e Terra, in quella dimensione del dolore…vedi più in là. Ti trovi più in alto e sei già un passo più vicino al Cielo.
Da dove sei, anche se pensi che non è così, Il Padre ascolta e se affidi il tuo spirito a Lui, è sicuro che se ne occuperà. E sempre dopo la croce i Cieli si aprono e lentamente la vita ritorna in una forma gloriosa. La gioia non è più quella di prima: è migliore perché stabile e duratura.
Senti che è crollato il più alto muro che l’essere umano ha di fronte: che con la croce si abbini solo la tristezza e lo strazio, mentre grazie a Gesù Cristo si trasforma in resurrezione, pace e gioia.
La potenza della croce è che salva me per prima, da tutti i miei pensieri negativi, dal dare importanza a cose inutili nella vita. Mi fa vedere le bellezze intorno a me delle quali prima non godevo, mi ricorda che l’unica cosa intelligente da fare qui è architettare ogni giorno la felicità degli altri, anche se si sta male fisicamente o moralmente. Certi che quel dolore non arriva da Dio ma ne farà un mezzo per regalarmi tante grazie.
Tutti, sotto la croce di Cristo, erano lì a osservarlo per vedere cosa avrebbe fatto: se avrebbe maledetto qualcuno, se avesse poi scelto di scendere da quella tortura facendosi forte di essere l’Onnipotente, o altro. Erano tutti intenti a guardare fino a che punto amava gli uomini ingrati. Ed hanno scoperto questo: fino alla morte. Il suo perdono, la sua dolcezza, il suo amore sino all’ultimo respiro, hanno conquistato tanti cuori.
La potenza di Gesù in croce è stata di morire d’amore per noi e lo ha fatto per mostrarci che morire d’amore non significa morire per sempre, ma risorgere per sempre. Tutti coloro che accettano il dolore si rendono potenti come Cristo: attirano le anime a Dio e guadagnano la vita eterna. Se la mia debolezza (la malattia) è la mia potenza, allora non m’importa di star male, e anzi ringrazio Dio di avermi dato qualcosa che mi renda potente e mi leghi a Lui per sempre.

domenica 25 marzo 2012

Crostata di Pane Raffermo (salata)


Ingredienti:
Pane raffermo
Sale e pepe
Olio
Burro
Latte
Indivia o porri
Zucchero di canna
Pomodoro da insalata
Panna (o latte)
Procedimento:
Si  mette il pane raffermo tutto sbriciolato con le mani in una ciotola con sale, olio e un po’ di latte per ammorbidirlo e lo si fa riposare 20 minuti. Quindi si scioglie una noce di burro (saranno 40 gr!) sul fuoco senza farlo friggere e si versa sul pane.
Ora mettere questo impasto bello pigiato sul fondo di una teglia, per farne la base della crostata. 
Intanto in padella facciamo appassire un pezzettino di cipolla con l’indivia tagliata fine e un cucchiaino di zucchero di canna che le toglie un po’ di amaro. Quando è doratina, si aggiunge il pomodoro fatto a pezzetti piccoli e si fa cuocere altri 5 minuti. Quindi si spegne e aggiunge 100ml di panna da cucina oppure uguale quantità di latte.
Questo composto si versa sulla base della crostata. Cuocere in forno a 180 gradi per 40 minuti. Qui è piaciuta tantissimo ed io ho recuperato bene tutto il pane secco!



Il MIO ADORATO DANNY KAYE

.....come si fà a resistere?


Danny Kaye

sabato 24 marzo 2012

EFFETTI MOLTO SPECIALI

.....davanti alle lenti speciali della webcam....

"In quel tuo sorriso vedo i segni del mio viso.......che la tua presenza sia una fonte di speranza"
(da E' CON TE di NEK)

venerdì 23 marzo 2012

LOST 7!



Vi è mai capitato di vedere Lost? Quella serie televisiva che non è possibile seguire dalla metà o anche solo avendo perduto un paio di puntate perché ciò finirebbe col vostro ricovero immediato alla neuro. O la si segue dall’inizio con grande attenzione e silenzio totale o meglio lasciar stare.
Per chi non sapesse di che sto parlando, vi dico semplicemente che si tratta di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo caduti su un’isola che cercano ovviamente di tornare a casa. Sembra tutto liscio come l’olio e quasi banale. Ma qui di scontato non c’è proprio niente. Tutto quello che un essere umano potrebbe pensare riguardo a una situazione simile, va preso e buttato via.
Impossibile riassumerne la trama perché non voglio riempire un centinaio di fogli col pericolo di uccidere per stanchezza chi legge. Posso però arrivare al nocciolo e cioè a “come” ci si sente guardando questa serie tv.
Si parte da uno stato di quasi serenità per la salvezza di questi poveretti e si va in un crescendo di ansia, costernazione per discorsi lasciati a metà che troveranno la loro conclusione dieci puntate dopo, dubbi, comprensioni che gettano altra ansia fino a concludere in uno stato fumoso di confusione mentale che i più fortunati sono quelli morti nell’incidente aereo.
Si va a letto con l’occhio sbarrato che segue le supposizioni della mente ampie come l’arco delle possibilità di Kirkegard! Si dorme saltellando nel letto scossi da incubi che mescolano la visione della puntata con la realtà vissuta che nel sogno emerge più inquietante di Lost.
Se si resiste alle prime quattro puntate, l’organismo si adatta e trova un suo modo di reagire positivamente al clima di “ogni cosa che vedi, non è quella che credi” misto a “tutto può succedere ora”e avviene la magia: si scorge un lato assai spirituale di profonda riflessione su cosa è la vita e come dovremmo vivere. Sulla continua lotta interna all’uomo fra bene e male e la sofferta scelta del bene che porta spesso alla morte.
Mi è venuto naturale chiedermi perché fare un racconto tanto aggrovigliato per riflettere sulla vita. Dove i protagonisti saltano da una difficoltà a un’altra ancora più grave; dove non sembra esserci tregua per nessuno se non in fugaci attimi di vero amore fraterno dove l’uno è disposto a morire per l’altro. Mi sono chiesta perché…ma mentre lo facevo già salivano dal cuore le risposte: perché la vita è proprio così. C’è una parte della nostra esistenza che è prettamente terrena e da questo mondo riceve contrarietà, difficoltà e intoppi di ogni genere. Chi potrebbe dirmi il contrario? Tutti viviamo giornate più o meno pesanti, nelle quali alle volte non è semplice neanche far la spesa! Pensi di fare una cosa e trovi mille difficoltà, come se una schiera di dispettosi si fosse messa a cospargere di ostacoli il tuo cammino!
Allora ti senti sull’isola di Lost mentre vai a caccia di un cinghiale e poi scopri che nella giungla c’è un fumo nero che sbatte nei tronchi le persone uccidendole e che se la scampi ti ritrovi inseguito da un orso polare! In fondo sono solo allegorie, ma il succo della realtà c’è tutto.
 Mentre continui a provare quel senso di smarrimento che va e viene e la certezza che comunque non sei a “casa” e vorresti tanto tornarci, improvvisamente noti che il tuo sforzo di rimanere nell’amore sta producendo frutti buoni, come se una Forza Soprannaturale si fosse unita a te. E ti accorgi che stai facendo cose che non ti aspettavi di saper fare: stai camminando sulle acque. Perché Dio si unisce in un abbraccio d’amore a chi sceglie l’amore!
Nel percorso della vita, infatti, come in quello di tali sopravvissuti, alcuni iniziano a credere che calpestando tutto e tutti riusciranno a venir fuori da quella situazione e arrivare all’agognata “meta”. Altri pian piano comprendono che solo aiutando il superstite accanto a sé, troveranno la via. Così, chi sembra star perdendo tempo e strada, miracolosamente si salverà.
Mi viene spontaneo concludere che gli autori di Lost abbiano voluto proporre una realtà incredibilmente più difficile, per consentire allo spettatore di percepire per un attimo la propria vita come più facile! L’effetto finale più importante però è quello di far attraversare all'anima virtualmente le conseguenze della scelta del male,permettendole di sfiorare il dolore quanto basta per pentirsi prima di sbagliare…e scegliere il bene da subito.
 Su questa isola saremo forse persi ma non soli, perché il Padre ci trova ovunque andiamo, venendoci incontro con mille aiuti. Chiedendoci soltanto di non mollare, di seguitare a dare e amare, anche rincorsi dagli orsi polari o da cinghiali inferociti e fenomeni incomprensibili. Perché è questa l’unica Via che ci riporta a Casa, fra le braccia sicure del Padre, dove non saremo più “Persi”, ma “Bentornati”.
Kate di Lost dipinta da me


TOTO'!!


Certe scene rimangono impresse nella memoria e fanno parte del bagaglio di piccoli tesori che ogni tanto si riprendono in mano, per riviverli...e fanno sempre ridere!





giovedì 22 marzo 2012

TUTTI TUOI

 Primo Maggio. Appena alzata accendo la TV per seguire la beatificazione di Paolo Giovanni II. Sono ancora intontita di sonno e giro fra salone e cucina mettendo in ordine e ogni tanto tengo d’occhio lo schermo se inizia la cerimonia. Fanno vedere vari momenti famosi del Papa con i giovani con i bambini, con i malati e piano piano lascio le mie faccende e mi abbandono sulla poltrona.
A un certo punto c’è un’immagine a rallentatore di Wojtyla, seduto sul suo trono mentre ascolta qualcuno parlare, e improvvisamente…scoppia a ridere di cuore. Non è una risata di convenienza o di cortesia: è una di quelle risate incontrollabili che ti fanno sussultare sulla sedia mentre lotti per mantenerti serio. Addirittura il Papa si serve di un fazzoletto per asciugare le lacrime in quel momento di puro umorismo.
Ora anche a me serve un fazzoletto, perché sono scoppiata a piangere come una bambina con singhiozzi e tutto il resto. Non è tristezza. Qualcosa mi è esploso nel cuore: una grande felicità e una grande conferma.
Il Papa sapeva ridere, sapeva vedere il lato comico delle cose proprio come un bambino spensierato.
 I “piccoli” spesso ridono per un nonnulla. Si divertono davvero, ma se gli vai a chiedere qual è il motivo scatenante di così tante risate, non riesci a coglierne l’umorismo. Quando il cuore è semplice, povero di malizia e complicazioni mentali, si è più inclini al sorriso ed è più facile notare il lato positivo ed umoristico della vita.
I “piccoli” sono coloro che sono lieti perché liberi da responsabilità e totalmente affidati a un adulto. E’ così che spesso giustifichiamo la facile ilarità dei bambini e dei giovani. E allora perché Giovanni Paolo II sembrava divertirsi tanto lasciandosi giocosamente andare ad un attacco di “ridarella”?
Lui: il successore di Pietro; colui che aveva gli occhi del mondo puntati addosso ogni volta che compariva in pubblico. Lui: che aveva subìto un attentato e avrebbe dovuto vivere nel terrore. Lui che tutto il mondo vedeva come un “grande”.
Forse perché Lui aveva per Mamma la più bella e potente delle mamme: Maria. Lui era “Totus tuus” per la Sua splendida Mamma. Tutto nelle Sue mani: che cosa avrebbe potuto temere?
Il suo era un modo di vivere prima ancora di essere un motto. Completamente affidato alle cure di Maria, Wojtyla aveva compreso perfettamente come si fa a “diventare piccoli” per entrare nel Regno dei Cieli. Per tornare bambini, la prima cosa da fare è avere una Mamma che si occupi di noi in tutto e per tutto. Più la vita si fa dura e colma di responsabilità di ordine crescente, più ci vuole una Grande Mamma alla quale ricorrere e nella quale sperare. Dalla quale farsi consigliare e alla quale ubbidire in mansuetudine.
Il suo affidamento a Lei era così totale che questo gli ha consentito di tornare come i bambini, di farsi piccolo piccolo e di restare spiritualmente spensierato e quindi allegro.
Facendosi così “bambino” ora Lui è un “grande” nel Regno di Dio: un Santo.
Credo , ora più fermamente che mai, che persino la sua risata sia per noi un elemento di conversione. Cambiamo idea su ciò che è il cristiano! Dio vuole esseri umani che sappiano aver tanta fede in Lui da sentirsi tranquilli e sereni come bambini in braccio alla mamma. Capaci di scoppiare a ridere anche nella malattia, nelle avversità della vita, perché tutto passa: i monti, i mari passano, ma la certezza che Dio ci ama e che Maria ci tiene nelle Sue mani, non passerà mai e allora…neanche la fine di questa vita può intristirci perché sarà solo l’inizio di una gioia eterna.
Come Carol ha dimostrato con la sua vita terrena: questo mondo è un “campo d’amore”, un luogo dove amare tutti coloro che incontriamo, dove lottare per il bene senza stanchezze, dove portare il sorriso anche se il nostro fisico sta soffrendo pene indicibili, dove il dolore e la croce accettati con coraggio sono solo una fonte di Luce in più e dove il cuore è sempre in pace perché anche noi possiamo farci Figli di Maria ed essere tutti suoi. Giochiamola così questa esistenza e davvero non ci mancherà niente, neanche un’improvvisa sonora risata di cuore ogni tanto!
Grazie Giovanni Paolo II! Beati noi che ti abbiamo conosciuto.
Paola Buccheri

STANLIO E OLLIO

Quando vedo Stanlio e Ollio mi sento sempre bene! Alle volte serve recuperare un pò di sana e innocente allegria! Lo sapevate che i medici hanno scoperto che ridere fà bene al fegato! E che il fegato stia bene fà bene al nostro organismo!
Quindi.....


IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

     “Sono sempre i migliori che se ne vanno”… “Se non ti fai spazio a gomitate nella vita, non ottieni niente”… “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!”… “il più pulito ha la rogna!”… Torno ora dalla spesa e le frasi portate dal vento caldo di Agosto, ancora mi ruotano attorno come mosche intontite dal clima. Mi getto sul divano aiutata da una fiacca improvvisa e sospiro in cerca di aria. Qualcosa non và. Non è la pressione, non la mia comunque. E’ il peso nel petto che aumenta quando ti suggeriscono che non c’è più speranza. Mi scuoto e mi alzo: vado a dipingere il mio “Giardino fiorito”: un Trompe l’oeil che sto facendo su un muro di casa. Mi apro la porta del Paradiso e con i colori disegno uno spazio per restare con Dio e ascoltarne i consigli. Pian piano tutto si illumina…. Ho ascoltato dei lamenti. Pianti senza più lacrime dei fratelli sfiniti da varie contrarietà. E’ facile cadere nella convinzione che cercare di essere buoni, giusti e persino santi, come dice Gesù, sia solo la strada più breve per farsi prendere in giro, subire prepotenze e restare come poveri stupidi seduti per terra. Ho capito che molti pensano che essere come Gesù o non sia possibile o sia solo un modo per farsi crocifiggere! Eppure, persino i detti di paese recitano “La speranza è l’ultima a morire”. Ciò significa che la speranza è qualcosa di profondo in noi, radicato.. regalato da Dio stesso. Insieme alla Fede e alla Carità, costruisce una sorta di trepiede per l’anima: se uno solo viene a mancare, ecco che l’esistenza vacilla. In cosa si spera in fondo? In qualcosa di buono, che tutto vada bene, che la bellezza e bontà della vita trionfino. Questa è la virtù teologale degna di essere chiamata “Speranza”. Come si può vivere senza? Come posso rinunciare a combattere perché si realizzi? Che farò in alternativa? La bontà e il bene per trionfare hanno bisogno di persone piene di forza e coraggio, altro che rammolliti, come vogliono farci sentire! Chi lotta perché la bontà trionfi nella sua vita personale, in quella degli altri e nel mondo, è un eroe molto più potente e valoroso di Superman o qualunque altro muscoloso dei fumetti! E’ uno che si alza le maniche e con la forza della preghiera interiore e le armi della pace e perseveranza, si muove affinchè le persone non soffrano per ingiustizie, per mancanze di educazione e rispetto. Eroi che usano le proprie qualità umane, per far sorridere chi è sconsolato, che consigliano chi non sa più che fare della sua vita, che ridanno speranza a fratelli che credono di essere inutili alla società. Su questa autostrada spietata e grigia dovremmo portare fiori di speranza e distribuirli a chi si sente appesantito dallo squallore quotidiano. Noi abbiamo “parole di vita”: quelle di nostro Signore. Facciamole volare in giro come fiori sparsi sulla giornata del prossimo; così manderemo lontano quelle frasi pesanti come la Criptonite portate dal vento dello scoramento generale. “Che grazia averlo conosciuto! Ora che non c’è più avremo uno in più che prega per noi!”e poi “L’unica cosa che ci può ottenere qualcosa nella vita è rimanere giusti perché avremo il Padre come alleato”, o ancora “Se si dà fiducia a una persona essa si riedifica e Dio ci difende” e anziché far notare che il più pulito ha cose sporche da nascondere, dire: “Siamo tutti imperfetti, perciò non ci conviene giudicare il fratello che ha sbagliato!” Diffondere la speranza è parlare del Cielo. Non permettiamo che venga divulgato solo il pensiero prettamente umano, ma facciamo correre in giro anche la mentalità divina: è quella che ci salva, non la nostra. Dio spera tanto in noi. Spera che diventiamo buoni come Lui ha sognato; e si adopera per aiutarci in questo. Perché mai noi non dovremmo sperare che ogni cosa, bella o brutta, ci accade solo perché si realizzino queste speranze? Vi chiedo di non soccombere a pensieri troppo “terreni” che suggeriscono il solito concetto: “E’inutile ogni sforzo per essere buono” perché sebbene sembrino coerenti, non fanno che levarci le forze e rendere la vita piatta e a forma di spirale senza uscita. E’ la Speranza che rende la nostra vita meravigliosa e divina anche quando le cose non vanno bene. Cavarsela nella vita, non è riuscire a scampare tutti i mali, ma nonostante questi…sapere ancora sorridere e amare. Cioè…vivere. Allora fratelli speriamo che tutti ce la caviamo! Ve lo auguro di tutto cuore con sincerità!
"Facciamo correre in giro anche la mentalità divina!"

 Paola Buccheri

....COME TE STESSO

Provate a seguire 3 regolette semplicissime e scoprirete come potete essere sempre di buon umore! Fate in modo che nel corso della giornata troviate Una cosa bella da fare per voi stessi, Una per gli altri e Una per Dio. Per esempio: Trovate 5 minuti per mettervi lo smalto; Accompagnate in auto la vecchina che passa per strada con le buste della spesa; Rivolgete una preghiera fatta col cuore a Dio per la pace nel mondo.

Non scordate mai che per amare gli altri bisogna amare anche se stessi come farebbe un padre. Se si seguono queste 3 regolette, si finisce col capire che sono la stessa cosa: tutto è amare Dio, il prossimo e se stessi. Inoltre ci guadagnerete in un ottimo umore!

IL POTERE DEL SORRISO

Nell'etichetta "Luce Applicata" metterò tutti quei consigli semplici per mettere in pratica quotidianamente la Luce, la Speranza e vivere concretamente l'amore.
Il primo che vi do è questo: per passare agli incroci o immettersi in una corsia molto trafficata, provate a sorridere vistosamente a tutti coloro che passano. Col sorriso molti si ricordano di essere capaci di gentilezze e riprendendo una dimensione umana (che l'auto toglie un pò) vi cederanno il passo. Ecco come essere luminosi e....evitare di innervosirsi in auto! 

VENITE DIETRO DI ME

Venite dietro di me: Gesù invita, non si sa bene a fare che, non penso che gli apostoli fossero certi del significato della chiamata, ma lo seguono. Chi si segue nella vita?così, senza fare domande, senza esitare? Si seguono le persone care, un amico, un fratello, un’innamorato, perché quel che seguiamo in fondo è la prospettiva di essere amati, il piacere di stare con chi ci apprezza e ci vuole bene. Che importa in fondo dove andiamo se la persona amata sta con noi? Ma non è solo questo. Dicendo “ venite DIETRO di me”, Gesù intende dire che Lui và avanti, che và per primo, che camminando indicherà il luogo dove mettere i piedi. Ci guida, aprendo la strada lui per primo. Non ci invita a fare cose che lui non ha già fatto. Quando Lui mi chiama a fare delle grandi cose, come conquistare il cuore degli uomini a Dio, non mi abbandona alle mie difficoltà, ma si mette davanti a me e fa strada. Quando qualcuno mi dice che devo andare in un posto nuovo che io non conosco e non so come raggiungere, comincio ad agitarmi e mi sento smarrita. Ma se quel qualcuno mi dice: non ti preoccupare, segui me, io vado avanti con l’auto…allora tutte le mie tensioni calano e provo tanta gratitudine per quella persona premurosa. Gesù è così con noi: và avanti, si volta a vedere se lo stiamo seguendo, accosta a destra e aspetta che lo raggiungiamo se non ci vede arrivare. Che devo fare io? Io devo camminare(VIVERE), tenerlo d’occhio in continuazione(PREGARE NEL SILENZIO), sentire che dice(LEGGERE LA SUA PAROLA), seguire i suoi consigli(METTERE IN PRATICA LE BUONE ISPIRAZIONI), fare il pieno di benzina: devo avere sempre scorte di energia vitale che posso solo attingere dall’EUCARESTIA e dallo SPIRITO SANTO che il Padre mi invia basti che io lo chieda. E poi devo avere la volontà di guidare dietro a lui…perché se non ce l’ho,Gesù mi può dare tutti gli aiuti possibili, ma non mi muoverò, non farò le grandi cose che lui mi ha chiesto di fare. Perché Gesù è buono, non è prepotente e non può né vuole impormi nulla. Ogni volta che accetto di fare quel che sento dire da Lui nel Vangelo, Gesù è accanto a me che mi guida nei passi, nei gesti, nelle parole e miracolosamente le persone vedono i passi, i gesti e le parole di Gesù in me. Divento un canale della bontà divina! Il tempo è breve per fare queste cose meravigliose!è breve perché durerà solo tutta la mia vita che potrebbe essere lunga altri 50 anni o solo 2..chi lo sa? E che importanza ha in fondo? E’ vita vera solo gli istanti che abbiamo amato, che abbiamo asciugato un pianto e ridato il sorriso, che abbiamo dato ai fratelli la certezza di una vita eterna accanto a Dio, il tempo che abbiamo rubato agli innumerevoli impegni per giocare con i figli, o per ascoltare uno sconosciuto che nessuno ascolta più. Solo questa è la vita che verrà ricordata dal Padre quando ci incontrerà. Se avremo ancora 70 anni davanti, ma neanche uno di questi attimi d’amore, sarà come se non avessimo vissuto un anno. Per il Padre un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno. La vita è adesso. E’ ORA che devo seguire Gesù. E’ alla persona che mi è seduta accanto a messa che devo guardare con amore e non far sentire un’estranea perché è come me e sta cercando ristoro dal mondo. E’ alla persona in fila al supermercato che devo regalare un sorriso. Quando Gesù dice “Convertitevi e credete al vangelo..venite dietro di me e vi farò diventare pescatori di uomini” sta dicendo questo: Cambia rotta alla tua vita, non angosciarti a credere che la vita è questo corri corri che patisci ogni giorno,comincia a credere che la vita è quella che ti indico io e vivila, vieni dove vado io e le persone verranno dietro di te perché troveranno me che sono il primo della fila, in questa camminata verso il Padre” Gesù è un rivoluzionario: mi lancia proposte azzardate come quella di amare in un mondo dove molti pensano più a difendersi per non soccombere,più che ad amare!Ma giustamente, dice, “se non inizi tu, chi lo farà? Fallo! Io lo faccio da sempre ed ho conquistato l’amore di molti. Amate per primi, come me.E vincerete la morte!!”E’ una proposta grandiosa ma quanto è bella!ESSERE PORTATORI D’AMORE!! E si segue solo chi si ama, chi sappiamo che ci ama e perciò è affidabile.Perciò tutti possiamo diventare pescatori di uomini, perché non conta quel che diremo, ma se ameremo le persone.Se ci interessiamo sinceramente al prossimo, il prossimo ci ascolta, ci segue e….trova Gesù. Non deve trovare noi come persone, deve trovare Lui. Dobbiamo essere come le mollichine di pane che Hansel e Gretel buttavano sul terreno per ritrovare la strada di casa. E la gioia di far arrivare qualcuno a Dio non è paragonabile alla fatica per portarcelo. Preghiamo che il Signore ci aiuti ad ascoltarlo sempre, a riconoscerlo nella persona accanto, a rifornirci sempre dell’Eucarestia nostro carburante soprannaturale e che ci consenta di rimanere umili come delle mollichine di pane sul terreno.

 Paola Buccheri

mercoledì 21 marzo 2012

IL TG DELLE BUONE NOTIZIE

Venerdi sera: la settimana volge al termine. Sarà che accuso la stanchezza dei giorni trascorsi, fatto sta che, tornando da catechismo registro in me un’inquietante sensazione di inutilità.
Ho passato l’ultima ora di questo pomeriggio a far scenette con i ragazzi, quiz e giochi per trovare un modo accattivante di presentare loro Gesù e il suo insegnamento. In effetti, mancava solo che improvvisassi uno stacchetto sul tavolo stile “velina”( idea scartata per ovvi motivi di decenza e dignità!) e per il resto ho provato davvero tutto.  L’unico risultato è stato una confusione simile al caos primordiale, con cellulari usati come pallina da hockey sul “tavolo”, corse inaspettate di due o tre persone attorno al medesimo, nonché un fulmineo pezzo dodecafonico al pianoforte che si trova nella mia aula. Ho provato anche ad emettere un paio di grida che hanno raggiunto frequenze baritonali, lasciandomi alquanto stupita, nel tentativo di richiamare all’ordine, ma haimè, dopo un primo momento d’attenzione di questi miei pargoli, dovuta alla curiosità di vedere se la loro catechista si era tramutata in uomo, tutto è ricominciato come sopra.
In questo sconcertante stato di devastazione delle mie corde vocali e dell’entusiasmo col quale arrivo ogni venerdi’ a catechismo, mi sono ritrovata in auto, in silenzio ( per forza!) a meditare.
Giungo a casa e i miei figli mi raccontano di un chiasso allucinante vissuto a scuola. La grande mi dice, con uno sguardo interrogativo, che non è riuscita a sentire i compiti per casa che la professoressa ha dettato in aula, prima di andarsene e chiedendole il perché, ricevo una risposta molto umoristica che vi ripeto: “ Sai, mamma, è che quando lei da i compiti per casa, è finita l’ora e c’è ancora più chiasso e io fisso bene le labbra della prof, ma la sento a tratti tipo < Studiate a pag……ntasei…e poi…..ul quaderno di ……..izi….a pag centove…….. Per domani>” Povera figlia! E’ comico ma è anche tragico. Cos’è tutto questo rumore? Perché sentiamo il bisogno di essere immersi nel rumore? In un monte di parole inutili dette anche a voce alta come per non sentire ….il silenzio?
Nel Vangelo si legge spesso che nella pace si trovano le risposte. Noi siamo figli del Cielo. Sicuramente figli della luce e dell’amore e perciò della gioia.Non del caos.
Dio è ordine. Un ordine intelligente, rassicurante, che dona pace al cuore. Terreno buono per meditare, studiare, comprendere meglio tutto ciò che ci viene insegnato, a scuola e anche nella vita di tutti i giorni.
Forse io non posso cambiare il mondo, ma per i miei figli posso e devo lottare. Noi possiamo fare qualcosa se ci uniamo e ci stringiamo più forte a Gesù che è il nostro sostegno e la fonte di tutte le nostre forze.
Mi permetto di pensare che i ragazzi forse strillano tanto perché vogliono far sentire la loro voce, vogliono esistere, soprattutto agli occhi di chi li ama. Mostriamo loro che non occorre urlare perché un sussurro è sufficiente per un genitore affinché si accorga di loro. Guardiamoli, amiamoli, costruiamo un silenzio nuovo intorno a loro. Lasciamo perdere qualche risposta d’istinto e aspettiamo di sentirli parlare, lasciandogli il tempo di dire tutto quel che volevano dire. Prima di essere figli nostri sono figli di Dio. Abituiamoli a vivere nella pace e porteranno più pace anche fuori di casa.
Non è un silenzio vuoto quello che dobbiamo portar loro, ma il silenzio di una persona innamorata che si sente beata solo ad osservare l’amato ( il figlio) e che beve tutto ciò che dice, come fosse l’unica acqua che lo disseta. Guardiamoli, facciamo più silenzio, ma rispondiamo loro se è necessario.Corregiamoli. Facciamo arrivare le risposte da questo silenzio meditato. Perché nel silenzio dell’ascolto c’è Dio che ci soccorre nella nostra imperfetta umanità e ci da le parole giuste.
Ogni figlio sa tornare a casa dal padre, e noi, come Figli di Dio, sappiamo tornare a casa da Dio Padre. Preghiamolo di rimanere con noi per istruirci nel mestiere di genitore come solo Lui sa fare, Lui che è Genitore da sempre. ChiediamoGli di regalarci la sua Pace, non quella del mondo, la Sua: quella che anche adesso Lui mi darà se la chiedo con sincerità. E allora nascerà un po’ di pace in casa, nella scuola, in paese….nel mondo.
E’ un progetto grandioso, lo so, ma di che ci preoccupiamo? Abbiamo Dio per Padre e nessuno ci potrà schiacciare. Inoltre a noi è chiesto di iniziare dalla nostra famiglia.
Questo si può provare a fare, non credete?
Facciamolo tutti insieme così come sappiamo e non lasciamoci scoraggiare o incupire neanche dal telegiornale : raccolta di pessime notizie e nulla più, dove ci vogliono far passare per un’ottima notizia che le tartarughe giganti sono state monitorate ad una ad una e ora sappiamo in ogni momento dove sono.
Sono contenta per loro, ma è tutto qui ciò che di buono c’è nella mia vita? Eh, no!
La buona notizia è che io ho in mano il potere di cambiare in meglio la mia vita e quella degli altri perché io ho Dio dalla mia parte!
Allora coraggio: scriviamolo noi il TG delle buone notizie e…spegniamo le cattive notizie.
Almeno un po’!
L'ho dipinto io copiando un quadro famoso


BENVENUTI

Salve! Ho creato questo blog per parlare di speranza in un mondo che sembra averla persa. Se vi va, sono qua. La foto che ho messo a conclusione del mio articolo precedente è quella di un mio dipinto. Non sono una pittrice, ma ogni tanto mi piace dipingere cose che riflettano certi stati d'animo che si generano in me quando sono piena di speranza e amore. Tutto ciò che sappiamo fare, anche se non lo facciamo benissimo, secondo me, va messo a disposizione del prossimo se ciò aiuta a dare una luce.
Quel che ho, anche se è poco, mi piace regalarlo. "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date", dice Gesù, e così faccio.

VASI VIVENTI


Com’è strana la nostra vita! Sembrerebbe quasi un insieme di cose abitudinarie da svolgere, quando invece, ogni momento è un tesoro nascosto tutto da scoprire. Proprio come Gesù che a molti ancora sembra un uomo qualunque e invece è Dio che cammina fra noi, anche oggi, fra la gente che incontriamo.
Proprio come l’acqua di un fiume che scorre quieta e col suo soave scroscio continuo sta già cambiando la forma alle rocce del suo letto, smussandone gli angoli, rendendo i sassi levigati.
Se ci s’immerge una mano, è come sentire la carezza del Padre e allora vorresti prenderla, fermare l’istante, raccoglierne un po’ per berla. L’acqua…elemento essenziale per la vita del corpo. Così inafferrabile, così sfuggente. Eppure l’uomo ha un intelletto e si è costruito delle coppe, dei vasi, dei bicchieri, tutto il necessario per prendere un po’ di questo bene inestimabile e berlo!
Come si sarà sentito l’inventore del bicchiere? Quasi un dio! Riuscire a prendere ciò che per me è vita e fermarlo in un contenitore perché sia mio per un po’!
Che mistero la vita! L’acqua è vita, come l’amore. Tutte le cose più importanti alla nostra esistenza sembrerebbero le più inafferrabili, invisibili, eteree, come l’aria.
Eppure, sono le più concrete, quelle delle quali non possiamo fare a meno; quelle che mandano avanti la nostra strana vita. Ma l’uomo ha l’intelletto e anche uno spirito e può capire come “catturare” l’amore! Bisogna farsi “vasi”: concavi, aperti in cima. Bisogna farsi vuoti, umili, bisognosi di contenere la vita, molto più che contenitori di “cose”. E’ necessario essere aperti di mente, aperti di cuore e avere braccia disponibili per farsi raccogliere da Dio. Dei vasi comodi che Dio possa riempire di tutto l’amore che ci serve.
Ma i vasi devono servire anche per portare questa preziosa sostanza vitale ai fratelli, si versano negli altri vasi che piangono perché sono aridi, secchi, senza un goccio di amore.
Mentre si svuotano nel cuore del fratello, ecco che il Padre li rimbocca fino all’orlo, in misura traboccante e abbondante…tanto da dover subito riversarsi in ogni dove!
Questo è il miracolo dell’Amore. Si moltiplica per divisione, a dispetto della matematica, come i pani e i pesci. Ogni giorno, ogni minuto.
Siamo dei vasi di creta che contengono un tesoro inestimabile. Fermiamoci a pensare alla bontà di Dio che versa questo tesoro in noi e non si cura del fatto che siamo fragili come la creta! Perché? Chi lo sa! Perché ci ama, perché l’amore è gratuito, corre dei rischi anche di essere versato in terra, come il sangue di Gesù.
L’amore vuole solo darsi. Se nostro Padre è così generoso, anche noi dovremmo cercare di esserlo con i fratelli e versarci a dismisura nel cuore del prossimo non badando alla sua fragilità, ai suoi errori, perché è proprio l’amore che guarisce e salva.
Allora la vita, per quanto monotona e strana ci possa sembrare, diventerà un continuo scorrere di Vita Vera, anche qui…ora…e per sempre. Che la nostra Quaresima sia un gioioso fare a gara per riempire il cuore del fratello di speranza e amore, da bravi vasi!

Paola Buccheri


Un mio dipinto