Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

mercoledì 27 febbraio 2013

VADO A PREPARARVI UN POSTO

Che problema trovare casa al giorno d'oggi! Non ce ne sono proprio. Se c'è qualcosa, il prezzo al metro quadro è talmente alto da suscitare il ragionevole dubbio che sotto al pavimento ci sia un giacimento di petrolio.
Eppure da qualche parte bisognerà pure abitare; così si cede a mutui che, con un pò di fortuna i tuoi nipoti finiranno di pagare in vecchiaia.
In fine, dopo tanti sacrifici e acrobazie finanziarie, otteniamo un posto dove andare a vivere o...sopravvivere, con quel che ci rimane nelle tasche.
Seduti sulla nostra poltrona, nel bel mezzo del nostro salone, della nostra preziosissima casa...manca ancora qualcosa. Avvertiamo un vago senso di disagio, un inspiegabile sentimento di insoddisfazione. Abbiamo un posto nostro, come mai ci sembra di no? Tutto pare in ordine, ma c'è qualcosa nell'anima che non lo è. Come se quella non fosse una dimora in grado di custodirmi davvero.
E ci diciamo: "No, non è possibile; ora sono come un atleta che dopo un lungo percorso e tanto sudore, ha raggiunto la mèta. Dovrei sentirmi pieno di gioia. Lo andrò a dire a tutti e così mi sentirò felice".
In realtà abbiamo bisogno degli altri e allora raccontiamo del nostro acquisto, della nostra vittoria ai fratelli. Ma tutti scappano e corrono: hanno mille cose da fare, non ascoltano..vorrebbero, ma non possono.
Qualcosa continua a non tornare.
In fondo, in fondo l'anima và sempre cercando casa, ma non la trova.
Ognuno di noi spera di scoprire che ha trovato un piccolo spazio nel cuore degli altri. E quando lo trova: che gioia grande!
Se non riescono nemmeno ad ascoltarmi, che posto ho nel loro cuore? Cosa posso fare per comprarne uno?..non si può acquistare, non ci sono mutui da fare neanche secolari. Questa è una dimora che risponde alle leggi celesti, così diverse da quelle terrene: può solo essere donata. Devi trovare chi te la regala per amore.
Cerchi, quindi, di essere amabile, di compiacere l'altro, affannandoti a essere ciò che l'altro cerca in te e vai elemosinando qualche spicciolo d'amore pur senza accorgertene. In tale ricerca capisci che per guadagnarti un posto nel cuore del prossimo, devi prima farne uno per loro nel tuo. Ma se è facile farlo per chi ti tratta bene, non lo è per chi non è gentile. E ti ritrovi a chiudere fuori "casa" chi ti ha ferito, senza che questa soluzione però, ti arrechi sollievo o gioia alcuna, ma invece tanta amarezza e una crescente solitudine.
Poi capita a te d'esser chiuso fuori, proprio da quelle persone con le quali volevi tanto stare: non c'è spazio per te.
Prima che te ne avveda, la vita dell'anima diviene un vagare di qua e di là in cerca di quella "casa" stabile che non ti costringa a chiudere e aprire porte su porte.
Cominci  a sospettare che non andrai mai davvero bene a nessuno, perchè ci sarà sempre qualcosa d'imperfetto in te.
Stai quasi per rassegnarti ad avere soltanto una sudatissima abitazione terrena, quando...arriva un Uomo che dice cose strane.
Ti dice di amare i tuoi nemici, di perdonare, di pregare per chi ti ferisce e per mostrartelo muore per te che sei imperfetto!
Per dirti che posto occupi nel Suo cuore. Quest'Uomo, Gesù, finalmente pronunzia le parole che hai tanto desiderato: "Vado a prepararti un posto, perché voglio che tu stia dove sono io". Ecco la nostra casa! Con Lui, nel Suo immenso cuore.
Tutto si addolcisce al calore di un amore che sembra non turbarsi per le mie debolezze. Perdonandomi dall'alto della croce m'ha sciolto il cuore nei suoi luoghi gelidi, lì dove avevo chiuso le porte ai miei presunti carnefici. Ha creato un posto nel mio cuore anche per chi non mi sa amare, per chi non ha saputo capire, o darmi una "casa"dove riposare il mio dolore.
Ora che so di essere il Suo amore, mi sono fatta "casa" luminosa per chi cerca un briciolo  d'amore e non ha meriti particolari per guadagnarselo.
Ecco il posto che ci prepara Gesù: la possibilità d'amare divinamente, gratuitamente per far gustare il tepore della casa del Padre ai lontani e agli afflitti. Accogliere anche i meno simpatici può essere una morte momentanea, ma prima che finisca il terzo giorno, mi porterà nella Casa di Dio, insieme a Gesù per iniziare una Vita Nuova stabile e eterna. 
Lì la mia gioia sarà piena.
Buona permanenza, fratelli, nella casa del Padre.



martedì 26 febbraio 2013

TRENI NELL'ORA DI PUNTA

"Attenzione! Attenzione! Il treno per Roma subirà un lieve ritardo!"
Ecco l'annuncio dei megafoni alla stazione del mio paese...ormai tutte le mattine da un pò di tempo a questa parte.
La gente sbuffa, oppure continua a leggere il suo giornale indifferente. Ma il bello viene quando il treno arriva. Già quasi tutti i posti a sedere sono occupati e per mio carattere ho rinunciato da molti anni all'idea di accaparrarmene uno.
Così non la pensano le donne e gli uomini di mezza età-ma ci scappa anche qualche giovincello rampante-che prendono il treno con me.
Sarà la vecchiaia che avanza mi chiedo, mentre li vedo, all'avvicinarsi del treno, che scattano in pool position con grande classe e qualche spintone...e come per magia si trovano davanti alle porte al posto mio. Roba che se ci provassi io finirei, come del resto accade sempre, esattamente davanti al punto in cui il vagone non ha porte, oppure davanti allo spazio tra i due vagoni.
Gli uomini a questo punto, raggiungono le vette della cavalleria e travolgendo chi cerca di scendere, rotolano verso il primo sedile vuoto, rubandolo alla vecchietta di turno piena di buste e di acciacchi- roba vista nei film di Re Artù o della Principessa Sissi-
Ovviamente, se vi capita di vedere una donna incinta, allora è a lei che ruberanno il posto.
E mentre loro sono già seduti e leggono il giornale a pagina 8, io tento di sgusciare tra le persone invelenite che ancora non sono riuscite a scendere...e occhieggio il mio posticino preferito: quello addosso alla porta di fronte...quella che se si apre per sbaglio succede una strage, per capirsi. Il vagone non è poi così pieno..è del tutto vivibile. Peccato che siamo solo alla seconda fermata..
Alla terza salgono le scolaresche. Ho detto un rosario nel frattempo, pregando che non mi capitino studenti particolarmente chiassosi e sguaiati...ma niente, è destino: la metà dei passeggeri che sale qui ha inevitabilmente sui 14 anni, l'età alla quale ogni tipo di violenza fisica e psicologica è giustificata. Sui ragazzi, si intende. Ma non voglio apparire troppo intransigente.
E' il contesto che stimola pensieri feroci..perché l'altra metà dei passeggeri che sale ha una caratteristica ancora più notevole: và al raduno settimanale degli idrofobi, ovvero "gente che non ama l'acqua corrente, specie se utilizzata per scopi igienici". Sono persone da compatire, indubbiamente, sia per i loro gravi problemi psicologici ed economici, sia soprattutto, per i loro gravissimi problemi olfattivi (non è possibile che sopravvivano una giornata intera senza morire di puzza!). Tuttavia ogni compatimento umano scompare in un lampo quando- in un treno ormai affollato e che continua a riempirsi- costoro si trovano a soli 5 centimetri da te.
Chiunque sul vagone-a parte Madre Teresa, Giovanni PaoloII e gli amici che vanno al raduno di cui sopra- pensa:" No! No! No! e ancora nooooooooooooooo. Queste persone non dovrebbero esistere". Sì è vero, è un pensiero orrendo, orrifico, spregevole, del tutto disdicevole, ma è anche fuori controllo. La mente, infatti, sotto gli effetti della puzza estrema, è entrata in loop e solo coloro che sono più avanti nella via della santità riescono a concentrarsi su detersivi, saponi, vasche di acqua bollente (sterilizzante), lavatrici...gli altri sussurrano a ripetizione "che schifo", a volte in coro, a volte solo muovendo le labbra, fino a che i partecipanti al raduno scendono tutti lasciando il vagone in una confusione totale, con la gente che picchia sui vetri per chiedere la liberazione dalla puzza.
A quel punto il treno si svuota e per terra rimane qualche ferito che rantola, o per la puzza o per la folla che lo ha calpestato per scendere. E' ora di buttarsi nella metro.
Buttarsi è proprio il termine giusto, se si vuole proprio salire. E' l'ora di punta, ma il termine andrebbe un pò rivisto.
E' l'ora bestiale, è l'ora di Aushwitz, è l'ora della deportazione, è l'ora del contatto fisico estremo con vari sconosciuti, è l'ora di ascoltare gli mp3 direttamente dall'ipode del vicino, che ormai è dentro al tuo orecchio, mentre la borsa di quello di fronte entra a far parte del tuo stomaco e la pelliccia della donna accanto ha avvolto tutto il tuo viso, ormai scomparso nella massa di pendolari.
Questo se ti butti subito.
Se aspetti...bhè, ci dispiace, non entrerai mai più.
C'è anche qualche fantasioso trasformista che entra quando ormai l'unico posto vuoto è dentro alla plafoniera del soffitto...e allora vedi la metro che apre e chiude le porte varie volte di seguito finchè il trasformista non ha infilato tutte le braccia all'interno del vagone. In realtà per vedere la scena bisogna essere fuori...tra coloro che non arriveranno mai dove devono andare, e che ormai rassegnati guardano-anche con un certo sollievo-la gente incastrata dentro al vagone...scuotendo anche un pò la testa.
E  questa non è che la prima fermata..nelle seguenti si ripete la scena del trenino, ma con un ricambio maggiore e più intenso di passeggeri (qualcuno se ne và con la tua sciarpa, e a te resta la sua borsa e dei brandelli di cappotto).
Ma per i più fortunati lo strazio è quasi finito: sanno di dover tener duro ancora per poco.
Gli altri invece- e li riconosci perché hanno la tua stessa smorfia della bocca e i tuoi occhi angosciati-dovranno anche salire sull'autobus. Dell'autobus non voglio parlare, per motivi personali. Sento che non ce la farei.
Dico solo che il mio posto riservato è quello contrassegnato da una linea rossa, sulla quale "non bisogna sostare per non bloccare l'apertura delle porte". Càpito sempre lì, per qualche motivo di espiazione personale. E poi c'è sempre qualche amico del raduno che viene con me tutto il viaggio..anche per questo mi sono fatta l'idea di avere molti peccati.
Ma l'autobus è anche il posto dei misteri: la gente scende tutta alla stessa fermata- per cui io che sto sulla porta vengo espulsa automaticamente all'apertura- e...quando sto per risalire improvvisamente non c'è più posto. Dove stavano infilati quelli che sono scesi??? è un mistero che non sono ancora riuscita a risolvere. Ma ormai sono arrivata sul posto di lavoro...e non ci devo più pensare, almeno fino a stasera.
(scritto dalla mia amica Vittoria)



INVECCHIANDO

Vorrei, invecchiando,
diventare tanto dolce.
Vorrei che il tempo fosse
per quest'anima mia
come un vento assiduo
che lentamente porti via
ogni mia spigolatura.
Vorrei, invecchiando,
seguire serenamente
il sentiero che le rughe
già disegnano sul viso
e scoprire soddisfatta
che la ruga più marcata
resta quella del sorriso
di una persona ..beata.
Vorrei, invecchiando,
avere mani molto usate
rovinate dal lavoro,
eppur morbide sul palmo
per poter accarezzare,
benedire ed impastare
e posarle a conforto
sui miei figli e nipotini.
Vorrei, invecchiando,
aver occhi di chi ascolta
che se allora non vedranno
come vedono proprio ora,
avran visto tante cose
da poter farne a meno
e imparar a veder ...oltre.
Vorrei, invecchiando,
aver voce che riscalda
con pochissime parole
non inutili e noiose,
ma petali di vero amore.
Vorrei, invecchiando,
aumentare la mia gioia
con il tempo che trascorre
al pensiero che si accorcia
questa attesa di vederTi.
Vorrei, invecchiando,
nonostante le mie rughe
e il candore dei capelli,
diventare Puro Amore
come Te...mio Signore


lunedì 25 febbraio 2013

TRASFIGURARE LA VITA


-"Dio è grandezza ma anche tenerezza"
-"La Trasfigurazione è Dio che ti sfonda i sensi e ti consente di vedere con gli occhi di dentro e finalmente vivere la vita"
-"Ogni domenica saliamo sul monte per essere toccati dalla presenza di Dio,allora entrare a Messa e uscire nello stesso modo...non è possibile"
-"La speranza comincia quando si accetta di morire ai propri difetti, per vivere una vita vera!La speranza inizia li dove si lascia posto a Dio"
-"Restare svegli è faticoso,perché ci sono momenti che non ce la fai più,ma l'alba arriverà!"


venerdì 22 febbraio 2013

CARO PAPA



Sono al computer e mi passa davanti un titolo: “Benedetto XVI si è dimesso”. No…non ho letto bene, fammi tornare indietro. Sì: c’è proprio scritto così. Ma dài: su internet se ne leggono tante! Afferro il mouse e scorro velocemente i vari titoli cercando con foga una smentita. Nulla.
Mi squilla il telefono: è mia madre che mi domanda, con voce sofferente, se è vero. Non ho ancora avuto il tempo di realizzare l’accaduto e squilla nuovamente il telefono: è mio suocero con la stessa notizia.
Torno al computer e mi fisso sulla foto del Papa nell’articolo delle dimissioni: povero Papa, ora ne diranno di tutti i colori! Ecco il mio primo pensiero.
Mentre l’osservo la mente corre indietro di anni, quando il Cardinale Ratzinger, Vescovo di Ostia Antica, venne a Sant’Aurea per amministrare la Cresima al mio gruppo di catechismo. Al termine della cerimonia è uso far la foto di gruppo, ma io, nota allergica alle macchine fotografiche, mi allontanai piano, quando una voce interiore mi fermò al centro della Chiesa dicendomi: “E magari sei scappata dalla foto col futuro Papa!” Lo guardai: un sorriso mite, il volto di una persona semplice. Eppure Benedetto XVI, quando parlava traboccava di cultura e sapienza. Una sapienza piena, vissuta. Si percepiva chiaramente che ciò che consigliava coincideva con ciò che lui stesso metteva in pratica. Ecco perché anche i concetti  teologici più complicati, detti da lui risultavano assolutamente comprensibili e addirittura vivibili. Proveniva tutto dalla sua esperienza personale!
Da questo veniva la sua autorevolezza nel parlare. Sapeva essere severo e misericordioso, come solo Dio può suggerire di fare.
Ancora uno sguardo al suo sorriso buono e la mente mi conduce al giorno dei funerali di Giovanni Paolo II, quando il vento sfogliava quel Vangelo posto sulla bara e scompigliava le vesti ed i capelli candidi del Cardinale Ratzinger, come a volerlo spingere verso la sua nuova missione.
Davanti al televisore, ascoltavo le sue parole di incredibile amore e consolazione e dalla bocca mi usciva spontanea una frase: “Ecco il nuovo Papa!” . Tanto che il giorno delle sue elezioni ho avuto un sussulto di vera gioia nell’udire il suo nome. Gioia perché lo Spirito mi dava una conferma; gioia per la sensazione di saldezza e bontà che quel “piccolo” uomo mi trasmetteva.
Era colui che serviva in quel doloroso momento. Colui che ci ha raccolto da terra e ci ha rinsaldato le ginocchia. Seguitando a parlarci d’amore nel suo simpatico accento tedesco.
Colui che ha accettato un impegno gravoso a un’età già avanzata, solo per obbedienza a Dio e amore verso tutti noi: pecorelle smarrite nelle lacrime per la perdita di Beato Giovanni Paolo II!
Ha saputo asciugare il nostro pianto facendosi velocemente nuovo punto di riferimento. Ha usato la mano salda di un padre che vuole guidare i figli a tenersi sulle proprie gambe.
E ora? Ora è tutto un vociferare: che c’è qualcosa di losco sotto, che qualcuno lo ha consigliato di andarsene, che è sceso dalla croce, che non è paragonabile all’altro Papa…e cosa ancora?
Siamo tutti addolorati, ma perché voler vedere male dove non abbiamo visto che bene?
L’amo e mi dispiace non vedere più il suo tenero sorriso o ascoltare quelle parole capaci di rimettere in carreggiata i miei pensieri.
Ma ho la certezza, caro Papa, che, le sue azioni sono state guidate dallo Spirito Santo. La seguito a vedere come l’umile Pastore che porta le pecore dove stanno meglio anche se questo la mette in una condizione di notevole difficoltà.
Non so immaginare quale “croce” sta portando nell’ascoltare questa varietà di critiche che fanno solo pensare a tanta ingratitudine.
Lei ha indetto l’Anno della Fede, riportandoci in primo piano il concetto che quando si ama una persona, sia essa Divina o umana, ci si fida di lei e si è portati a credere fermamente che quel che fa per noi è dettato dal desiderio di vederci felici e amati.
Alla luce, poi, delle sue dimissioni, vedendo non scalfito il mio affetto e stima per Lei, capisco meglio che la fede crede, anche quando non vede e cresce anche senza conferme.
Per tale motivo, neanche per un istante ho sospettato che Dio abbandonasse la sua Chiesa solo perché Lei si dimetteva o che Lei se ne andasse per qualche oscuro motivo inesistente.
La fede mi ha suggerito: “Ecco un’altra sorprendente azione dello Spirito Santo che porterà buoni frutti alla Chiesa, ma che tarderemo a interpretare bene. Ecco un altro Grande Uomo che ha la sapienza di farsi docile al suggerimento dello Spirito Santo fino al punto di mettere in gioco la sua figura”
Resto così a riflettere su una grazia che già intravedo affacciarsi dalla sua dolorosa decisione: per la prima volta nella storia della Chiesa avremo un Santo Papa che pregherà ardentemente per l’elezione del nuovo Papa!
Grazie, Santità, per il suo mite coraggio!
Le vogliamo bene
Paola Buccheri

Lo Spirito Santo è un vento che non sai da dove viene, nè dove và

lunedì 18 febbraio 2013

MANTEIGADOS RIVISITATI

INGREDIENTI:
100 gr strutto
200gr farina
2 cucchiai zucchero di canna
1 cucchiaio zucchero
1 cucchiaino miele
1 cucchiaino cannella in polvere
1/2 bicchiere marsala
70 gr mandorle
10 gr pinoli
1/2 cucchiaino di bicarbonato

PROCEDIMENTO:
Si scioglie sul fuoco lo strutto col miele e si versa in una ciotola dove abbiamo messo la farina, gli zuccheri e il bicarbonato. Mescolare. Aggiungere mandorle e pinoli tritati, la cannella e il marsala che aumenteremo un pò se l'impasto risultasse troppo duro.
Si formano delle palline che si appoggiano su una teglia e si cuoceranno in forno a 180 gradi per 25 o 30 minuti.
Non essendoci uova risultano friabili eppure non si sgretolano e sono molto gustosi!!


domenica 17 febbraio 2013

DIO LASCIA PIANGERE



Si può piangere per qualcosa che si perde. Dio non reclama: abbassa la voce e si fa presente accanto a noi. Quando muore qualcuno o realizzi che non puoi più amarlo, Lui ci lascia piangere. Lascia che soffriamo il dolore che abbiamo in modo discreto e nobile perché Lui resta vicino a noi e non rimprovera per quel pianto.
Alle volte si ha bisogno di piangere del proprio dolore.
Il dolore è come una pianta che a fasi alterne nella vita, butta i fiori, come se lo scopo suo fosse appunto fiorire. Essa prende acqua tutti i giorni dalla terra con le sue radici impiantate dentro e quando tutto è compiuto, nasce il fiore.
Quando questo accade, la pianta sembra essere un’altra, sembra aver raggiunto la sua completezza, il suo fine nella vita.
Il dolore costante che non trova lenimento, che non può essere scordato o cancellato, è come una pianta nel cuore che succhia segretamente ogni giorno del dolore dall’anima, lì dove è impiantato. Poi un giorno fiorisce e le lacrime scendono, anche se non vuoi. Perché è così che funziona.
Gesù non reclama: chi protesterebbe per un fiore che sboccia? Ma resta lì vicino a guardare, in attesa che il cuore, in Sua presenza, smetta presto di sanguinare.
Se si soffre senza rabbia e senza odio, il dolore fa spuntare fiori sull’anima che non disturbano Dio.
Dio rispetta il dolore umano. Questo pensiero mi dà pace e già il soffrire sembra essere meno gravoso.
Poter piangere in pace è una grazia. Sapere che Dio non mi detesta perché piango mi è di grande aiuto.


mercoledì 13 febbraio 2013

PORTA LARGA E STRETTA

Nel capitolo 7 di Matteo, Gesù parla delle due vie che un essere umano può intraprendere: il bene o il male.
Nei versetti le descrive come due porte, una larga e una stretta. 
In genere il male è più accattivante e invitante come soluzione. 
Esempio:Devo fare un compito di matematica ma non ci capisco quasi niente; per esserne all'altezza dovrei fare tantissimo esercizio e non mi và; inoltre il mio compagno di banco è una cima in materia e mi farà copiare. Mi sembra una strada più facile da imboccare e agisco così. Prendo un buon voto. Sembra tutto risolto. La professoressa è meravigliata di quanto sono bravo, così mi interroga alla lavagna.....ahi ahi! Il mio problema mi si ripresenta ingigantito perché ora di matematica ne so ancora meno: mi sono rilassato e rimasto indietro più di prima. 
Inoltre ora mi sento schiavo di qualcuno che mi suggerisca  o passi i compiti. Non sono più padrone del mio operato: ho perso una parte della mia libertà.
Praticamente la porta LARGA (il male) si addentra per una via che si fà sempre più stretta e termina in un Vicolo Cieco e purtroppo mi ritrovo da solo perché non ho voluto aderire alla buona volontà e quindi a Dio (che però non mi abbandona ma attende che mi volti indietro).
Invece la porta STRETTA (il bene) ,che mi sembra davvero la soluzione scomoda, porta a una via che si và slargando strada facendo fino a portarmi alla libertà del Cielo.Senza trascurare il particolare che intraprendo tale via in compagnia di Dio che mi sostiene in ogni modo vista la mia adesione a Lui!
Riprendendo,infatti, l'esempio: Capisco che sono troppo debole in matematica e colgo l'occasione dell'avvicinarsi del compito in classe e mi faccio tutti gli esercizi del libro sacrificando un bel pò di tempo allo svago e riposo. Riesco a fare un compito da sufficienza, che non attira l'attenzione di nessuno se non la mia. Comincio ad acquistare padronanza della materia e mi mantengo esercitato. Così sono in grado di fare una buona interrogazione che mi capita più in là nel tempo, quando sono ancora più preparato. Sono libero di risolvermi i test di matematica da solo e mi sento sereno e soddisfatto di me. Ora ho più fiducia nelle mie capacità, è aumentata la mia auto-stima e sono sollevato e felice. Ringrazio Dio d'avermi tenuto forte sulla via giusta.
In realtà a chi scrive (io) piace molto la matematica e mi rendo conto che sulle due Vie che indica Gesù in questo stralcio del Vangelo, si potrebbe costruire una regola matematica del tipo: "L'uscio di un evento umano, è , nelle sue misure fisiche, inversamente proporzionale alla sua riuscita finale"..che è molto cervellotico come tutti i matematici.
In parole povere: "Quando devi scegliere, rifletti, e sappi che spesso la soluzione ottimale è quella che sembra la più difficile e scomoda!"
Comunque Gesù parla sempre per il nostro bene: Sa che prendendo la porta larga ci andiamo a incastrare in situazioni senza uscita, ecco perché ci vuole far prendere quella stretta: perché sa quanto andremo a star bene! Non si tratta MAI di far soffrire a vuoto!! Ricordiamocelo sempre.





PULCINO


Nel vedere il tuo sorriso,
figlio,
scorgo un Paradiso.
Tutto è bello
tutto è allegro.
Non c'è odio
nè offesa.
Il tuo cuore
è un campo aperto
senza limiti o recinti.
Sei un pulcino
che cerca affetto
e si nasconde 
sul mio petto.
Mentre lenta
accarezzo l'oro
che risplende 
sul tuo capo,
mi domando
quanto ancora
mi amerai
in questo modo.
Quanto ancora
ci vorrà
perché tu
scopra difetti
dove ora 
trovi un nido.
Ancora un poco,
non andare:
resta qui
sul mio cuore;
prolunghiamo
questo abbraccio
che tu possa ricordare!
(a mio figlio Francesco, scritta il 10/10/1999 quando aveva quasi 3 anni)

Francesco a 5 anni che tenta suonare il violino!


martedì 12 febbraio 2013

CONVERTITI AL BENE


                                        
Quando si trova scritto “convertitevi al Vangelo”, significa appunto: convertitevi. Cambiate strada. Cambiate modo di essere.Venite a sentire la Buona Notizia, a vedere il buono che c’è nelle persone. Cioè: non guardare o voler guardare sempre e solo al male.
Il male è una nostra tendenza, un’infezione nel sangue da tenere sempre sotto controllo, perciò non si deve fomentare negli altri, facendola notare. Facendo questo, tra l’altro, ci comportiamo da stupidi perché è come se dicessimo con schifo ad uno che già ha l’influenza: “Vedi? Tu hai la febbre!”…è la scoperta dell’acqua calda!Perchè noi tutti abbiamo questa febbre.
Se poi la nostra non è altro che una parola vuota senza azione d’aiuto,è come se a quell’uomo influenzato dicessimo: “Mi fai ribrezzo perché hai la febbre, perciò me ne vado.” Che senso ha? Se è davvero sofferente, non gli serve qualcuno che manifesti tutto il suo ribrezzo, ma gli sarà utile invece qualcuno che gli proponga un qualcosa per star meglio. Sta a noi fornire i mezzi per curarsi e guarire e dare dei lenitivi al male.Servirà un sorriso, dedizione, tempo, pazienza e un po’ di incoraggiamento: gli servirà una persona che guarda al bene, convertita al bene, e che gli porti il massimo Bene, quindi Gesù.
Qualcuno che con un medicinale in mano dica:” Ah, oggi mi sembri meno pallido!”Allora l’anima dell’ammalato smette di crogiolarsi nel male, abbandona i soliti pensieri negativi e prende in considerazione il bene, il sorriso, la possibilità di intraprendere il cammino della guarigione.
Quanto si può fare con tanto poco, con questo semplice voltare la propria anima verso il bene. Voltarsi verso il Vangelo. Allora cominci a mettere in conto che si può essere buoni se non addirittura santi con una manciata di buona volontà e quel mazzo di fiori d’amore che mi porta il fratello.
Convertirsi a vedere il buono negli altri, diventa a poco a poco un’abitudine sana.
So cosa si pensa…”E se poi gli altri mi prendono per ingenuo?E se divento troppo buono?” Ma cosa vuol dire “troppo buono”?ha forse l’aria di qualcosa che mi porterà all’inferno? Ammettiamo pure che io diventi un troppo buono, diciamo un “bord-line”in bilico sul precipizio del sembrare ingenuo e sciocco. Và bene. Ce lo vedete voi Dio nell’alto dei cieli che parlando di noi con un santo di passaggio, si mette a commentare: “Sai che ti dico? Quel figlio mio è troppo buono, ha amato troppo, e credo proprio che mi toccherà condannarlo!” Ce lo vedete?
Che colpa sarebbe essere troppo buoni? Dio non me ne farà una colpa ma piuttosto un merito. Dirà infatti:”Questi è stato talmente buono che ha commosso il mio cuore e voglio andare a preparargli un posto qua nei cieli.
Convertirsi infatti implica anche non girarsi più: guardare fisso verso la luce del bene e non occuparsi mai più di pensieri tenebrosi colmi di “e se poi” e “ma io..”
E’ un cammino in buona compagnia, col miglior amico e alleato possibile: Gesù. Ecco che allora i se e i ma non esistono più perché se ne occuperà Lui.


sabato 9 febbraio 2013

SCUSA!!

Vi è mai successo di rispondere male solo perché eravate nervosi, incrinando così il rapporto con una persona?
O di discutere con qualcuno per un motivo qualsiasi e di andare a casa "con la ragione" dalla vostra parte e il magone in agguato dietro di voi?
Oppure di accorgervi all'improvviso, anche dopo tanto tempo, che "quella volta" avevate torto marcio e ora non sapete come fare?
Credo che tutti abbiamo vissuto la sgradevole sensazione di esserci messi in un modo o nell'altro dalla parte del torto; o di pentirsi di un atteggiamento troppo presuntuoso o antipatico.
Quando è così, non è ancora tutto perso. Sapevate che si può porre rimedio davvero? Basta andare dalla persona in questione e chiedere "Scusa". Scusa per le parole dure, o per la ragione pretesa, o per i modi sgarbati.
La parola "Scusa" è per il cuore dell'altro un linimento su una ferita, che la chiude velocemente...e il sorriso di chi l'accetta è la medicina per noi. Si cancella tutto soprattutto davanti a Dio.
Inoltre è d'insegnamento a chi osserva da fuori anche involontariamente. In particolar modo per i nostri figli: che un genitore chieda scusa se riconosce d'aver sbagliato ha un valore educativo più grande di qualsiasi teoria detta e ridetta.
Nel mondo in cui viviamo sembra sia quasi una "debolezza", in realtà è una delle parole che ha maggior potenza!
Abbiamo il POTERE DI GUARIRE....usiamolo!!



venerdì 8 febbraio 2013

LA PIETRA RIBALTATA


-Quanto è importante imparare a distinguere la voce di Dio...voce che ci parla sempre riuscendo ad essere nello stesso tempo dolce e fermo.
-Accadrà sempre che qualcuno voglia soffocare l'amore vero...perché è scomodo
-La storia dell'Amore non finisce con una"pietra sopra", ma con una "pietra ribaltata  via dal sepolcro della morte"...la storia che Dio ci invita a vivere è una storia di speranza.

giovedì 7 febbraio 2013

IL DOLORE PASSA,L'AMORE RESTA



Sembra che per molte persone non conti altro che la materia. Tutti dietro alla “carne”: il cibo, i vestiti, il senso, l’orgoglio, il potere. Persino l’attaccamento alla salute mi stona, perché è come se fosse dovere di Dio mantenerci in buona salute! Come se non ci dovesse mai sfiorare nulla, neanche un raffreddore. E quando eventualmente ti facessi del male da solo o per caso, fosse Dio a essere stato negligente nei tuoi confronti.
Quanto si sente dire: “Quando c’è la salute c’è tutto!” Gagliardo davvero! Allora concludo che se non ho la salute ho perso tutto insieme con essa..anche Dio? Lui è tutto, e grazie al cielo, non se ne va quando la salute ci abbandona. Se non se ne va quando pecchiamo gravemente, perché dovremmo perderlo se và via la salute del corpo? Si potrebbe anche morire di mille malattie associate fra loro, ma se si è buoni, non si è ancora perso né Dio né la Vita Eterna.
L’amore per esempio è vita e se manca, ti senti mancare anche tu. Eppure Dio rimane e se ti conservi buono, avrai l’Amore Eterno.
E’ Dio che non deve mancare, perché è Lui che è tutto.
Riesco a comprendere e addolorarmi per la paura della fame, del freddo, della malattia, del soffrire, ma non comprendo il perché addossarne la colpa a Dio e il perché agitarsi come se questa vita fosse la tappa finale del nostro esistere, quando è solo un passaggio.
Se ci si ferma a riflettere, niente ci è dovuto, ma tutto è regalato dal Cielo e se qualcosa mi manca, forse dovrei pensare che il Padre fa “il padre”e cioè mi sta aiutando servendosi anche degli eventi poco piacevoli, per condurmi a Lui. Quando qualcosa non va come noi, vorremmo, magari, anziché sfogare la rabbia verso di Lui, provare umilmente a chiedersi se abbiamo sbagliato. Porsi dei dubbi è atto di umiltà e d’intelligenza.
Se poi capitano delle disgrazie, potrebbe aiutarci ricordare che qui accadono certe cose perché questo non è il Paradiso, non è la Vita perfetta che tanto aneliamo. È una vita che passa, e porterà con sé i dolori avuti.
Quando da bambina mi facevo male e piangevo, la mia mamma mi diceva sempre: “Passa, poi passa!”. La promessa e la sicurezza datami dalla voce autorevole della mamma (unico re regnante nel cuore di un bambino), già mi alleviava il dolore. Passa: è solo per ora, non resta per sempre e tra un po’ starai meglio. Questo basta. All’uomo serve sapere che il dolore passa e che l’amore invece resterà per sempre. Questa è la vera felicità.
La si può assaporare già qui sulla terra perché è già molto sapere che il male che sperimento e che mi spaventa tanto..passa, e se saprò sopportarlo senza asti, incattivimenti e rabbia, avrò l’Amore per sempre e il male mai più.
L’unico sforzo umano sarà amare, sperare e sorridere con fede anche nel dolore. Tanto poco per meritare di abitare in eterno con Dio, gli angeli e tutti coloro che amo, in allegria e pace. Avendo per aiuto a questo sforzo Gesù, Maria, il Padre e lo Spirito Santo. Essi, infatti, vengono continuamente in soccorso a questi lagnosi quali siamo, dicendo: “Passa! Stai tranquillo. Sarò con te per sopportare, tenendoti la mano e dandoti la grazia necessaria per essere forte”. Anche il Vangelo è tutto un unico discorso che gira intorno alle persone per avvolgerle d’amore e verità e portarle al Padre.
Credo che alla fine, se avremo meritato la Vita Eterna, prima di entrare ci scorrerà davanti la nostra vita terrena che ci procurerà forse l’ultimo dolore, quello più intenso: la Vergogna di non averla saputa guadagnare con un comportamento più decoroso e più cristiano!
Ma, già lo so, arriverà Gesù e con una carezza ci smemorerà di quell’atroce pensiero dicendo solo: “Entra!”





mercoledì 6 febbraio 2013

Frase 16

"Se tuo fratello ti offende, non avvilirlo col riprenderlo pubblicamente, ma spingi il tuo amore a coprire la colpa del fratello agli occhi del mondo. Perché ne avrai gran merito agli occhi di Dio"



martedì 5 febbraio 2013

LA STELLA

(a mia sorella Francesca. Scritta il 31/12/1998)

Quanto ama questo Padre,
guarda me sorella cara:
Lui ti ha messo innanzi a me
affinchè la vita fosse più chiara.
Quanti pianti disperati
di una bimba troppo cupa
tramutasti in risa accese
mentre ancora le mie lacrime
scendevano così copiose!
Te beata, o sorella,
perché sei stata creata stella.
Luce è il tuo cuore,
pieno di dolcezza,
colmo di bontà che non muore;
è da ciò che viene la tua bellezza.
Non importa ciò che avvenga,
non lasciare, cara sorella
che la vita spenga
quel tuo sorriso chiaro:
sono sicura che Lassù 
Gesù risponde sempre "ti amo".

Quanto ama questo Padre,
guarda me sorella cara:
nelle tenebre più tremende
trovo ancora questa stella
che nel cuore gioiosa splende!
"Lode al Padre"-dico allora
perché ha avuto la bontà
di crearti "mia" sorella

Francesca



MOLTIPLICAZIONI E DIVISIONI

Nel capitolo 14 del Vangelo di Matteo si narra di Gesù che, subito dopo aver appreso la notizia della morte di suo cugino, si trova attorniato da una folla che vuole da Lui miracoli, ha richieste di ogni genere e si trova anche ad accusare un bel pò di appetito perchè stanno tutti in una zona deserta. Allora Gesù dice ai suoi discepoli di dar loro stessi da mangiare a quei poveretti, ma i discepoli lo guardano come fosse impazzito(erano circa 5000 uomini). Quindi esorta a portagli il cibo che c'è: 5 pani e 2 pesci! Li benedice, e il cibo basta per tutti,  e addirittura avanza! Tanto che Gesù fà ritirare gli avanzi e si ritrova con 12 ceste di pani avanzati.
Questa è la storia. Andiamo a vaderla bene facendo alcune osservazioni:
Gesù è in lutto: è appena morto suo cugino Giovanni Battista, eppure pensa prima a coloro che ha intorno e si preoccupa di guarirli (quindi che stiano bene) e che abbiano da mangiare.
La nostra bontà per l'altro che ha bisogno di noi, non deve decadere non appena abbiamo un dolore dentro.
Perchè Gesù non si ferma? Perché sa che Dio Padre si sta già occupando di Lui e perché occuparsi degli altri e far loro del bene è terapeutico: sana la nostra anima...torna su di noi il bene dato.
Gesù dice"Date loro voi stessi da mangiare": Lui vuole che ci attiviamo, non che restiamo ad aspettare la famosa Manna dal Cielo. Una volta attivati arriva anche questo splendido aiuto divino rappresentato concretamente nell'Eucarestia. Anche questa passa attraverso le mani imperfette dell'uomo, eppure resta Santa, non finisce mai e ci permette di non morire davvero. Significa anche proprio "dare noi stessi in cibo agli altri"..in forma d'amore, di tempo, di disponibilità...penserà Lui a moltiplicare questo tempo.
5 pani e 2 pesci: Veramente poco! eppure 5+2 fà 7 e questo numero significa la totalità delle cose...tutto il necessario insomma. E dobbiamo portarlo a Lui, che dividendolo con i fratelli lo moltiplicherà per quanti ce ne sono. 
Cioè? significa che quel poco che ho da dare al prossimo, offerto a Lui che lo benedice, pur condiviso, diviene sufficiente per tutti i presenti!
Luogo deserto: Dove stanno loro non è il deserto, ma semplicemente un luogo dove non puoi vivere, non puoi procurarti il cibo per andare avanti.
Alle volte la vita è questo deserto. C'è una canzone di Neffa "Nessuno" che racconta questo particolare stato d'animo "Qui non c'è nessuno che vuole sentirti gridare più forte, qui non c'è nessuno che vuole vederti volare nella notte...non è tempo di fuggire, è tempo di tornare a vivere...e ti troverai nell'istante in cui ogni sguardo sarà spento e gelido e ti sembrerà che davvero tu sbagli sognando; c'è una sola direzione per uscire da qui ed è arrendersi incondizionatamente all'amore e dire sì"
Tutto per dire che ciò che viviamo è spesso una zona deserta. In quello stato (anche di lutto), Gesù fà vedere come con poco dà cibo a molti! Occorre arrendersi incondizionatamente all'amore come Cristo.
Gli avanzi: Quello che alcuni non vogliono, Gesù lo recupera e lo userà quando vorrà Lui per darlo a chi avrà fame. Quindi nulla di ciò che condivido moltiplicandolo per gli altri, andrà perso.
Solo a pregare: Infine, dopo aver aiutato e sfamato tutti, si ritira in preghiera, forse per piangere sul cuore del Padre il parente morto e trovare ristoro e ricarica in Lui. O anche per decidere il da farsi l'indomani. Così dovremmo fare noi! Non trascurare che nella preghiera troviamo risposte, ristoro..per poi ripartire ed agire concretamente.





lunedì 4 febbraio 2013

DARE LA VITA: DARE ALLA LUCE



Amare è dare la vita. Dare la vita può anche significare partorire e per farlo occorre passare per un travaglio. Tutto questo si fa per amore, per far nascere il proprio figlio.
Durante il travaglio c’è un momento molto duro e difficile da affrontare nel quale ci si può ritrovare a pensare: “Forse morirò, ma devo riuscire a far nascere questo piccolino, costi quel che costi!” E anche se la morte non avviene fisicamente, nel corso del parto c’è un avvicendarsi di morti figurate della partoriente: rinuncia alla propria dignità, rinuncia a scappare di fronte alla paura, al dolore, alla vergogna. In verità è un susseguirsi di domande sempre più importanti che il Creatore ci pone: “Rinunci a te stessa per dare la vita a questo figlio che necessita del tuo aiuto per fare il primo respiro? Rinunci? Rinunci anche al tuo di respiro?”
I “Sì” della mamma sono gradini verso la vita del piccolo. Fino a che essa giunge a pensare: ora morirò, ma mio figlio vivrà. Quella è l’ultima tappa: la porta della vita si apre ed entra nell’esistenza un bambino, l’anima del quale non morirà mai più. La mamma resuscita dal dolore, stanca e felice.
E’ nato l’amore più grande: quello di una mamma per suo figlio. Perché ha dato la sua vita per lui. Un amore indiscutibile e saldo. Dio vuole che ci amiamo in questo modo: dando la vita gli uni per gli altri. Non c’è testimonianza più grande e più accattivante.
Certamente durante il parto anche il nascituro fa la sua parte di sforzo per venire al mondo, perciò noi possiamo dare la vita, ma anche il prossimo deve sforzarsi. Gesù, infatti, ha dato la vita per noi e ora serve il nostro sforzo per seguitare il suo operato e permettere ad altri di venire alla Luce. Ecco perché devo parlare di Lui e amare gli altri.
Poco importa se darò la vita inutilmente perché qualcuno non mi accoglierà. A parte una lecita lieve tristezza, non mi deve interessare o determinare se seguitare a darla oppure no, perché è successo anche a Gesù e non mi devo meravigliare.
Il mio compito resta quello della mamma: dare alla Luce, con tutto l’impegno che posso.