“Padre Giovanni se ne va”…questa la frase che riecheggia in
Parrocchia da un po’ di tempo. E’ normale, lo sapevamo che i frati agostiniani
hanno il cosiddetto “capitolo” ogni quattro anni e che ciò prima o poi sarebbe
successo.
Hanno, cioè, la salutare e cristiana abitudine di ruotare:
cambiare ruolo e luogo dove fare il loro apostolato.
Dico salutare perché tale abitudine aiuta anche noi semplici
fedeli, pecorelle del gregge, a conoscere i tanti volti di Cristo, o meglio
ancora, il volto di Cristo nelle sue molteplici sfaccettature, ognuna delle
quali ci servirà per comporre una sorta di puzzle e scoprire piano, piano la
vastità del suo amore. Salutare anche perché, ci abitua a non attaccarci
solamente a “una” persona, ma allargare le vie dell’affetto fraterno anche ad
altri Suoi rappresentanti.
Credo fermamente che ogni Suo ministro ci porti una parte
del suo volto, una briciola del suo immenso e indefinibile amore. Ognuno di loro
ci regala, assieme alle proprie caratteristiche umane, un frammento di Gesù
stesso.
Se mi fermo a pensare a Padre Giovanni, d’immediato mi viene
da dire che mi rimane fondamentalmente il suo amore alla vita e la sua umiltà.
Mi è capitato più volte di trovare nei ministri di Dio un
ammirevole distacco dalla vita terrena che aiuta senz’altro le anime a
rivolgersi verso la vita del Cielo. E ciò è bene, ovvio, ma forse io
personalmente ho trovato aiuto nel suo atteggiamento di amore “anche” alla vita
di tutti i giorni: si rischia a volte di dimenticare che è uno dei doni più
preziosi che il Padre celeste ci ha fatto.
La vita terrena deve essere vissuta con gioia perché è il
mezzo che abbiamo per ringraziare Dio d’averla e per portare amore a tutti quelli
che incontriamo. E’ un bene non esserci attaccati come se fosse la nostra sola
meta, ma è importante ricordarci continuamente di quanto Lui ci stia donando
utilizzando al meglio ogni ora.
Forse questa però, non è la cosa più grande che Padre
Giovanni mi lascia.
Avendo collaborato con lui varie volte durante il corso pre-matrimoniale,
ho avuto modo di rendermi conto della sua grande umiltà. Più di una volta ero
io a tenere un’intera conferenza sulla fede, sulla preghiera e persino
sull’Eucarestia (e questo è già segno della sua umiltà) e lui, seduto accanto a
me, ascoltava in silenzio col sorriso quasi beato, senza interrompermi. Le
prime volte mi voltavo a osservare le sue espressioni, anche per assicurarmi
che non stessi dicendo sciocchezze, e lui invece sembrava soddisfatto e al
termine mi ringraziava! Dico queste cose non perché pensiate che mi voglia
lodare, ma perché possiate scoprire quanta umiltà, c’è in Padre Giovanni.
Come se non bastasse, quando era lui a parlare con gli sposi
ed io ascoltavo, alla fine, quando tutti stavano andando via, mi chiedeva
sinceramente: “Com’è andata? Credi che sia stato interessante? O no?”.
Onestamente, quale sacerdote avrebbe fatto così? Forse si
sarebbe consultato con un superiore, o magari non avrebbe trovato il coraggio
di dirlo ad altri. Padre Giovanni è così. E questo suo atteggiamento mi ha dato
tanta gioia e tanta pace: solo Dio può infondere una così sincera umiltà.
Come dicevo, ogni ministro di Dio ci lascia un segno del Suo
amore, qualunque sia il suo carattere, la sua umanità, i suoi difetti o pregi
personali, e sono felice perché presto ne scopriremo altri nei suoi successori:
in Padre Agostino, Padre Edward e Felix.
Intanto la nostra parte umana, com’è normale e lecito che
sia, si sente venir meno qualcosa. Di lui, di Padre Giovanni, alla fine ci mancherà
anche il sorriso o il modo quasi sbrigativo di parlare quando andava di fretta.
Se lui ha lasciato un segno in noi, mi auguro che anche noi
possiamo aver lasciato qualcosa in lui. Così, in fondo, andare altrove non sarà
per lui un brusco distacco, ma un soave allontanarsi carico di ricordi utili e
confortanti.
Buon proseguimento di cammino Padre Giovanni!
Con affetto,
Paola Buccheri