Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

martedì 29 ottobre 2013

PADRE GIOVANNI


“Padre Giovanni se ne va”…questa la frase che riecheggia in Parrocchia da un po’ di tempo. E’ normale, lo sapevamo che i frati agostiniani hanno il cosiddetto “capitolo” ogni quattro anni e che ciò prima o poi sarebbe successo.
Hanno, cioè, la salutare e cristiana abitudine di ruotare: cambiare ruolo e luogo dove fare il loro apostolato.
Dico salutare perché tale abitudine aiuta anche noi semplici fedeli, pecorelle del gregge, a conoscere i tanti volti di Cristo, o meglio ancora, il volto di Cristo nelle sue molteplici sfaccettature, ognuna delle quali ci servirà per comporre una sorta di puzzle e scoprire piano, piano la vastità del suo amore. Salutare anche perché, ci abitua a non attaccarci solamente a “una” persona, ma allargare le vie dell’affetto fraterno anche ad altri Suoi rappresentanti.
Credo fermamente che ogni Suo ministro ci porti una parte del suo volto, una briciola del suo immenso e indefinibile amore. Ognuno di loro ci regala, assieme alle proprie caratteristiche umane, un frammento di Gesù stesso.
Se mi fermo a pensare a Padre Giovanni, d’immediato mi viene da dire che mi rimane fondamentalmente il suo amore alla vita e la sua umiltà.
Mi è capitato più volte di trovare nei ministri di Dio un ammirevole distacco dalla vita terrena che aiuta senz’altro le anime a rivolgersi verso la vita del Cielo. E ciò è bene, ovvio, ma forse io personalmente ho trovato aiuto nel suo atteggiamento di amore “anche” alla vita di tutti i giorni: si rischia a volte di dimenticare che è uno dei doni più preziosi che il Padre celeste ci ha fatto.
La vita terrena deve essere vissuta con gioia perché è il mezzo che abbiamo per ringraziare Dio d’averla e per portare amore a tutti quelli che incontriamo. E’ un bene non esserci attaccati come se fosse la nostra sola meta, ma è importante ricordarci continuamente di quanto Lui ci stia donando utilizzando al meglio ogni ora.
Forse questa però, non è la cosa più grande che Padre Giovanni mi lascia.
Avendo collaborato con lui varie volte durante il corso pre-matrimoniale, ho avuto modo di rendermi conto della sua grande umiltà. Più di una volta ero io a tenere un’intera conferenza sulla fede, sulla preghiera e persino sull’Eucarestia (e questo è già segno della sua umiltà) e lui, seduto accanto a me, ascoltava in silenzio col sorriso quasi beato, senza interrompermi. Le prime volte mi voltavo a osservare le sue espressioni, anche per assicurarmi che non stessi dicendo sciocchezze, e lui invece sembrava soddisfatto e al termine mi ringraziava! Dico queste cose non perché pensiate che mi voglia lodare, ma perché possiate scoprire quanta umiltà, c’è in Padre Giovanni.
Come se non bastasse, quando era lui a parlare con gli sposi ed io ascoltavo, alla fine, quando tutti stavano andando via, mi chiedeva sinceramente: “Com’è andata? Credi che sia stato interessante? O no?”.
Onestamente, quale sacerdote avrebbe fatto così? Forse si sarebbe consultato con un superiore, o magari non avrebbe trovato il coraggio di dirlo ad altri. Padre Giovanni è così. E questo suo atteggiamento mi ha dato tanta gioia e tanta pace: solo Dio può infondere una così sincera umiltà.
Come dicevo, ogni ministro di Dio ci lascia un segno del Suo amore, qualunque sia il suo carattere, la sua umanità, i suoi difetti o pregi personali, e sono felice perché presto ne scopriremo altri nei suoi successori: in Padre Agostino, Padre Edward e Felix.
Intanto la nostra parte umana, com’è normale e lecito che sia, si sente venir meno qualcosa. Di lui, di Padre Giovanni, alla fine ci mancherà anche il sorriso o il modo quasi sbrigativo di parlare quando andava di fretta.
Se lui ha lasciato un segno in noi, mi auguro che anche noi possiamo aver lasciato qualcosa in lui. Così, in fondo, andare altrove non sarà per lui un brusco distacco, ma un soave allontanarsi carico di ricordi utili e confortanti.
Buon proseguimento di cammino Padre Giovanni!
Con affetto,
Paola Buccheri




AMATE I VOSTRI NEMICI

                                 
Alle volte subisco grosse incomprensioni e vengo coperta d’ingratitudine da persone che momentaneamente assumono il ruolo dei miei nemici. L’altro giorno è successo e superati i primi minuti di dispiacere, ho cominciato a sentirmi profondamente felice. Non umanamente felice (non sono ancora pazza) ma spiritualmente. Perché ho capito che Dio lascia che questo mi accada per il mio più alto bene. Mi lascia senza gratificazione umana perché il mio tesoro rimanga in Cielo. Perché non m’insuperbisca e cresca sul suo cammino.
E’ come se Lui mi avesse detto: “ Perché cerchi la gloria? Vuoi essere lodato per aver fatto il tuo dovere forse? Non è così che accumulerai tesori in Cielo, non è così che ti santifichi! Se vuoi che Io ti cambi, allora lasciati lavorare. Gesù ha preso spesso pietre in faccia. Tu che ti aspetti?”
E’ un sorsetto del suo calice, questo scontento!
Con questa intima gioia di essere più simile a Gesù, ho sentito desiderio di pregare per quei cosidetti “nemici”, e allora ho compreso meglio il mistero dell’ingratitudine: sono i nostri nemici che ci santificano, perché generano situazioni tali che ci mortificano e ci aiutano a comprendere quanto siamo imperfetti. Mettono cioè in evidenza le nostre lacune spirituali, le nostre debolezze, i lineamenti dell’anima che non sono a immagine e somiglianza del nostro creatore.
I nemici hanno la doppia valenza di mantenerci umili, correggerci e far sì che il nostro tesoro resti in Cielo. E dove è il tesoro, li sarà anche il nostro cuore.
Personalmente vorrei che questo tesoro sia prezioso come quello di Maria: sia fatto di silenzi e perdono. Sia fatto di riflessioni su quanto “io” devo cambiare e non gli altri. Sia colmo di lode a Dio e umiltà. Allora il cuore sarà davvero bello.

Prego sì per i miei nemici, perché non si lascino prendere da discorsi inutili o poco gentili, ma posso anche amarli perché senza volerlo, mi sono stati di aiuto più di molti.

La capacità d'amare allarga i confini del cuore

domenica 13 ottobre 2013

Frase 33

" Colui che ha fatto può rifare"...più o meno è questa una frase di Sant'Agostino.
Intende dire che Dio che ha creato ogni cosa vivente e non vivente nel mondo, può rifarla! Perciò può rimettere ordine dove c'è un disordine della salute o della mente o altro.
A noi sta chiedere con fede.
Che la nostra preghiera sia quella dei 10 lebbrosi delle letture di oggi: "Gesù, abbi pietà di noi!"

E...intanto ringraziamolo per ciò che ha fatto per noi

sabato 12 ottobre 2013

UN GANCIO NELL’ANIMA


Per un attimo ho visto questo: le persone possiedono corpo, mente e anima e ognuna di queste entità ha dei ganci che permettono loro di attaccarsi a determinate cose.
Mente e corpo, per esempio si attaccano alla mente e al corpo di altre persone: alla loro intelligenza, ideali, comportamenti, carattere, modo di essere, alla bellezza. Cose che attraggono in qualche modo le nostre due entità.
Ciò però, genera stress e ci appesantisce perché tutte le qualità alle quali ci attacchiamo, portano il peso del “E se poi cambia?”. E’ probabile che un giorno possa accadere e perciò noi ci troveremmo istintivamente a staccarci da certe cose e accuseremmo un certo squilibrio e sofferenza. Squilibrio tale che ci porterà ad agganciarci a qualche altra persona con una qualità simile a prima.
Allo stesso modo, anche l’esistenza corporale ci crea dolore, perché se siamo attaccati alla vita di un uomo, se questi muore e si sgancia inesorabilmente, ne saremo distrutti senza possibilità di ritrovare un equilibrio perché ogni essere umano è insostituibile e unico.
L’ascetica che ci insegna Gesù non è una mera rinuncia, né un semplice esortazione a non attaccarsi troppo alle persone o alle cose; è piuttosto una manovra intelligente per ottimizzare il dolore inevitabile in questa vita e renderlo anche molto più accettabile. Lui ci sprona dicendo: “Attaccati a un altro gancio!”
C’è, infatti, un terzo gancio nel nostro essere: quello dell’anima. Questo si può tenere anche per sempre agganciato alle persone perché non porta il peso del “E se poi cambia?”. L’anima ama le persone non perché sono belle, non perché mi riamano, non per la simpatia o se mi cercano, ma perché sono figli di Dio e ciò non cambia in nessun caso. Potrò per sempre amarla perché non cadrà mai la motivazione.
Dio mi sta portando lentamente a sganciare i pesi umani del corpo e della mente per agganciarmi saldamente al gancio delle anime che mi stanno vicino. L’anima è la loro parte divina e stare attaccati a quella stacca dal terreno e lega al celeste tanto da sollevare i piedi da terra e quasi volare.
“Il mio giogo è lieve..”, dice Gesù.
Sono libera di amare un’amica, anche se non mi cerca più, se non possiamo concretamente vederci, se è simpatica o no, persino se vive o muore; perché la sua anima c’è sempre.
Le persone che si agganciano alla nostra parte celeste sono gli abitanti del regno di Dio e si riconoscono già qui sulla terra da questo! Essi amano senza asfissiarti con gelosie terrene, senza metterti nelle loro prigioni piene di “se” e “però”. Amano, anche se invecchi, imbruttisci, ti sbagli a parlare.
Esse sono attaccate al gancio dell’anima e quando questa vita finirà, voleranno con noi dal Padre. In Cielo si va in compagnia!





domenica 6 ottobre 2013

CONTRO LE OFFENSIONI

Salve a tutti! Credo d'aver già detto che io sono una persona con la "gaffe facile", ricordate? Bhè ragazzi, anche oggi ne ho tirata fuori una niente male che non mi sento di descrivere. Però ho scoperto che ciò è un buon antidoto per gli stati di offensione.
Mi spiego: se uno si sente offeso da qualcun altro e improvvisamente si ricorda di una propria gaffe...ecco che l'offensione passa in secondo piano. Questo è dovuto all'attenzione psicologica che ora verte tutta a non farti fare smorfie al ricordo di certe brutte figure causate da te stessa.
La sto mettendo sullo scherzo, ma in realtà voglio dire qualcosa di più profondo e vero. Così ho ideato una specie di formula contro le offensioni o arrabbiature nei confronti del prossimo:
QUANDO TI SENTI OFFESO CON QUALCUNO, RICORDATI DI UNA TUA GAF!

E' un buon esercizio per mantenere vigile la propria umiltà e abbassare i toni della rabbia.

Chissà che Munch non pensasse a una sua gaffe!!


venerdì 4 ottobre 2013

UN TUBO CHE BALLA

Questo tubo pelacchioso che balla è proprio simpatico....guardatelo!!!!


IL CARDINE

"Chiunque è dalla Verità...ascolta la mia voce"-dice Gesù-
Chi cerca la Verità, chi è dalla parte della Verità, sente le risposte di Dio, sente la voce di Gesù perchè Lui è la Via, la Verità e la Vita.
Dunque dobbiamo stare tranquilli, perchè chiunque stia davvero cercando la verità, incontrerà Gesù.
Ecco perchè quando Pilato chiede a Gesù "Cos'è la verità?"segue un significativo silenzio.
Non è una cosa la verità! Ma una persona.
Noi spesso, facciamo lo sbaglio di cercare una definizione per Verità, ma non si può trovare una definizione calzante.
Sarebbe come costringerla in una realtà "finita", mentre invece essa è "infinita" in quanto Persona Divina assolutamente indefinibile e infinita.
Se ci si pensa, infatti, chiedere che cosa è la verità non è una cosa ragionevole anche se, per assurdo, questa verità non combaciasse con Dio.
Come si può fare una domanda simile? La Verità si presenta già come un qualcosa di esteso a tante situazioni, a infinite realtà. In nessun caso essa è definibile.
Essa è un cardine. Legando tutte le situazioni a tale cardine, la nostra vita gira nel senso giusto. Senza questo cardine tutte le azioni della nostra vita sono sparpagliate, senza senso e non costruiscono niente.
Saldamente legate a questo cardine, invece, acquistano forza una con l'altra e fanno girare piano piano, tutta la nostra esistenza verso Dio e la vita eterna.
Siccome poi, questa Verità risiede in Gesù, è evidente la sua stretta connessione con l'amore.
Se ami e cerchi di essere vero in ogni istante , sincero negli intenti con ogni sforzo, trovi l'aiuto di Dio, le sue risposte vere caso per caso, passo per passo e ti ritrovi nella verità: ancorato ad essa.
Amare gratuitamente fà restare nella Verità...è questo che intuisco...è questo che cerco e cercherò sempre di vivere.
Quando ci allontaniamo anche poco dalla verità, il nostro sforzo deve essere quello di ritornarci attaccati, perchè solo li si sente la voce di Gesù che guida e risponde.

Anche gli astri sembrano avere un..cardine


CHEESE-CAKE DI...SAN FRANCESCO

Volevo fare un dolcetto per mio figlio, visto che oggi è il suo onomastico, così, non avendo molto in casa, ho ideato un cheese-cake "poverello", in questo modo:
INGREDIENTI:

Polvere di biscotti e pezzetti di biscotti sbriciolati
Avanzi vari di cereali (riso soffiato, corn flakes di vario tipo)
Una noce di burro
Un goccio di latte
Ricotta
1 cucchiaio di cacao
2 cucchiai di zucchero

PROCEDIMENTO:
Si frullano gli avanzi di biscotti e cerali e si aggiunge un goccio di latte e il burro sciolto. Amalgamare bene, poi prendere delle ciotoline e mettervi sul fondo qualche cucchiaino di questo composto, pigiandolo bene e compattandolo. Mettere le ciotoline in frigo per 15 minuti.
Nel frattempo impastate con un cucchiaio, in un piatto, la ricotta, lo zucchero e il cacao: farli diventare una crema morbida e omogenea.
Prendere le ciotoline dal frigo e posare su ognuna un cucchiaio abbondante di questa crema. Livellare bene col dorso del cucchiaio e rimettere in frigo fino a che non sarà ora di gustare il dolcetto!!
Auguri Francesco!







giovedì 3 ottobre 2013

Frase 32

"Nella lotta fra Tenebre e Luce, le tenebre sono sempre vinte, perchè assolute non sono mai. 
Un poco di luce emana sempre, anche nella notte più priva di astri"




martedì 1 ottobre 2013

I PERCORSI DELLE LACRIME

Il percorso della vita, ti porta a perdere le persone che ami, gli amici, i parenti, anche solo quei conoscenti che con i loro sorrisi nell'incontrarti, ti rendevano la giornata al sapore d'amore.
Un giorno te ne accorgi, o forse semplicemente ti cede qualcosa nel cuore, nell'anima e senti spezzarsi un organo che non sai dove sia, non ne trovi l'esatta ubicazione, ma fà male e sai che c'è.
E mentre ancora pensi e rifletti su dove ti dolga di più, ecco un fiume di lacrime arrivare all'improvviso non si sa bene come. Percepisci le goccie di questa pioggia interiore, scendere sul viso e trovarsi sentieri nuovi, una dopo l'altra.
Il viso si riga in modo sempre più ampio e capisci che le lacrime si stanno occupando di lavarti il cuore e liberarti l'anima dall'oppressione.
Mentre rifletto sul percorso del mio pianto, batto gli occhi un momento e la vista si fà più chiara.
Le lacrime hanno ragione! Devo fare come loro: devo allargare i percorsi, inventarmi sentieri nuovi nel cuore. Non lasciare che le contrazioni del mio dolore mi chiudano alla vita la fuori, ma camminare, come una lacrima sul viso, portando acqua del cuore, il mio amore, li dove ancora non sono passata. Annaffiare i miei giorni con quell'amore rimasto che ancora vuole uscire e uscire senza sosta.
Le lacrime insegnano: dobbiamo andare dritti o a zig- zag per vie nuove, verso altri fratelli e amarli..fino a che tutta la terra attorno a me non sia bagnata dal mio amore ristoratore.
Allora và bene piangere, ma solo per schiarirsi la vista e seguitare con coraggio ad amare.