Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

lunedì 30 dicembre 2013

UN TESORO IN VASI DI CRETA


Quando mi metto alla presenza di Dio dopo aver fatto le letture sacre, lì, nel silenzio, mentre le sue parole scorrono nell’anima e s’illuminano di una sapienza nuova, mi sento come tornata a casa; in uno stato di silenzioso e indescrivibile piacere spirituale che diventa quasi fisico perché mi fa battere forte il cuore.
Tutto suona familiare. Nelle conferme di Dio alle mie riflessioni, scorgo il suo incoraggiamento. Oggi stesso, infatti, pensavo a come le nostre colpe passate ci facciano sentire male al punto di non saper reagire nel modo giusto con gli altri e con chi ferisce. E si univa a questo la constatazione di come per alcuni sia difficile portare la parola di Dio agli altri: perché è un difficile equilibrio del sapere quando e come parlare per ottimizzare quel che si sa di Dio. Anche in quel caso veniva a galla evidente la nostra umanità con le sue debolezze che ci frenano. Il pensiero (pur in buona fede) di dover vincere e avere ragione, quando poi la gente ti tratta come se non ne avessi affatto e potessi solo rassegnarti a riconoscere che la tua è una causa persa per il mondo.
Mi fermo in preghiera e mi capita la lettura di San Paolo che dice: “Abbiamo un tesoro in vasi di creta”, e tutto si fa più chiaro.
Una cosa preziosa come la fede e la parola di Dio, riposta in una cosa fragile come la nostra umanità che piange, si scoraggia, si sente schiacciata dalle proprie colpe passate, da tutti i sensi di colpa che il diavolo ci rimanda indietro a bumerang. Eppure Dio sa dove ha riposto la sua parola: in vasi di creta come noi…”affinché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi”. Nella nostra debolezza si manifesta la gloria di Dio.
E’ come se ci portassimo sempre dietro la morte di Gesù in quest’umanità labile per poi godere della Vita di Gesù nelle parole ispirate che ci escono dalla bocca. Così il sudore e il pianto fanno da moneta per essere buoni discepoli.
Portare la parola di Dio è un lavoro difficile e l’unica cosa che tocca davvero solo noi è non lasciare che vinca l’umanità tentata in ogni modo dal demonio a demordere e rinunciare. A colui che suggerisce malignamente questo, occorre rispondere come San Paolo: “Sono tribolato ma non schiacciato, sconvolto ma non disperato, perseguitato ma non abbandonato perché in me agisce Dio e non potrò perdere neanche quando a tutti sembrerà che ho perso. Come quando credevi di aver ucciso Gesù che è invece resuscitato a una vita che non puoi più uccidere”.

Così la conferma che mi viene dal Cielo è che effettivamente siamo vasi fragili come la creta e ogni movimento rischia di farci andare in pezzi; l’incoraggiamento è che la potenza di cui necessito viene da Dio e non da me e che persino la mia fragilità è di sostegno al brillare di Dio: ne è cooperatrice. Un po’ come quando per far risaltare meglio un colore, accanto, se ne mette uno più scuro: io faccio il contrasto per dar luce al mio Gesù.


sabato 28 dicembre 2013

SPORT ALTERNATIVO

Ecco..questo sì che è un tipo di calcio che mi sento di guardare. Almeno mette di buon umore e non istiga alla lite. La trovo una splendida idea per divertirsi in modo sano. Voi no? 


giovedì 26 dicembre 2013

LE RICCHEZZE DI UN POVERO DI SPIRITO


Meno si ha, più poveri si è, e più acquistano valore le cose che si hanno. Se per esempio si è soli e senza amore, ricevere una carezza è un bene prezioso più di ogni altro. Di ciò siamo grati alla persona che ce la fa e a dio ma credo, nonostante tutto che non abbiamo un’idea chiara di tutto il bene che Lui ci riversa nelle mani.
Mi spiego: se siamo molto ricchi di qualche bene (materiale o spirituale) siamo anche molto ciechi e molto ingrati e quando Dio ci concede una “cosa” di valore 10, a noi sembra che valga 1. Se siamo un po’ meno ricchi di quel bene e ci viene donata la stessa “cosa” da Dio, essendo divenuti meno ciechi e più misericordiosi, riconosciamo un valore 5. Questo perché la povertà, come una carta vetrata, ci ha pulito da un po’ del nostro egoismo attraverso la sofferenza, portando via un po’ di sporcizia dalla nostra anima. Se diventiamo ancora più poveri di quel bene, il valore della “cosa” donata dal Padre, aumenta e si avvicina al suo valore reale. Ma sono convinta che comunque noi vedremo sempre un 9 e mai il 10 che vale.
Potrò però capire che il valore di quella carezza non è un valore relativo, bensì assoluto. Cioè: non ha un certo valore solo per me, ma per tutti. Insomma sarà come l’oro e non come una moneta. L’oro, infatti, al grammo vale la stessa cifra per tutto il mondo e il suo valore è sempre in crescita perché sempre più raro. Le monete, invece, sono tante e il loro valore è diverso a seconda del tipo di moneta e a seconda del paragone che si fa con le altre monete. E in genere si svalutano.

C'è oro e.................

In pratica, pian piano ci si rende conto che ciò che più ti manca (per es. l’Amore) ha un valore assoluto per tutti ed è un valore che cresce continuamente. Perciò darò le mie carezze ai fratelli con una consapevolezza e generosità maggiore perché ho capito quanto faccia soffrire il non averla.
Nella povertà si diventa capaci di grandi generosità e perciò ricchi d’amore da dare. Nella mia povertà, trovo la mia vera ricchezza, quella che nessuno mi può portare via perché sgorga dal mio dolore. Esce dal mio cuore e dalla bontà di Dio che fa nascere fiori dalle pietre. E’un grande miracolo.
Ecco in cosa consiste la beatitudine dei poveri di spirito! Ecco perché Gesù ama la povertà: perché tolto tutto ciò che pensavi d’avere, trovi molto di più, trovi un tesoro inestinguibile e inestimabile. Di essi, infatti, è il Regno dei Cieli: tutto un regno in regalo. Un regno celeste che contiene tesori celesti, tesori appartenenti al Re: a Dio. Tesori quali la bontà, l’amore, la misericordia, la pazienza, l’ascolto, la comprensione.
Ma non basta ancora, perché Gesù afferma “di essi è il regno dei Cieli”… “è”, non “sarà”, lo è già perché tali tesori scendono nel cuore di questi poveri che scambiano così la loro povertà con la ricchezza del Padre: lo Spirito Santo.
Questa è la beatitudine. Essa è ciò per cui siamo stati creati e della quale ci siamo privati da noi stessi. Più sappiamo obbedirgli, più la recuperiamo.
La strada della beatitudine è una strada che non riconosciamo facilmente perché pensiamo che essere beati sia una cosa soave alla quale si accede per una via, tutta liscia. In realtà è una strada scomoda che non prendiamo perché tratti in inganno dai nostri pensieri. Basterebbe invece pensare a quando riusciamo a riposare bene la notte: cioè dopo una lunga giornata di lavoro e sudore. Ecco che poggiare la testa sul cuscino è un momento di beatitudine e di vero riposo. Si riposa dalla stanchezza del giorno.

Così credo che la beatitudine sia la naturale conclusione di una strada scomoda e faticosa, dove la più grande battaglia è contro se stessi e la propria difficoltà a fidarsi delle parole di Gesù.

...oro......chi brilla di più?

lunedì 23 dicembre 2013

IL POTERE DI UN CANTO

"Astro del Ciel" è la versione italiana del canto tedesco "Stille Nacht"; ed è il canto di Natale più conosciuto al mondo, tradotto in 300 lingue diverse.
Durante la seconda guerra mondiale accadde che i soldati tedeschi, gli inglesi, i francesi e gli italiani si stessero sparando da molti giorni, nascosti fra le varie trincee. Ma la notte del 24 di Dicembre, non si udì alcuno sparo, si udì invece qualche soldato tedesco cantare sommessamente Stille Nacht. Allora gli inglesi, dall'altra parte iniziarono a canare lo stesso canto nella loro lingua e così fecero tutti gli altri.
Cantando uscirono dai loro nascondigli, si camminarono incontro e si fecero tutti gli auguri di Natale.
Che bello pensare che l'idea di cantare la ninna nanna a un Dio Bambino che nasce, possa far deporre le armi e andare ad abbracciare il nemico.
Allora cantiamola più spesso, chissà che il cuore non ci si ammorbidisca tanto da ospitare pensieri di perdono verso tutti. Forse basta molto poco per creare la Pace!

Cantare è pregare due volte: i frutti della preghiera sono l'amore e la pace.


sabato 21 dicembre 2013

IL CORPO E’ UN VESTITO

                                      (“i padroni del sabato”)                                

Il sabato è stato fatto per l’uomo e non viceversa.Come dire che la vita è stata fatta per l’uomo e non il contrario. Come un vestito molto prezioso, studiato e cucito per una persona in particolare: taglia, modello e colore adatto a lei. Tutto per renderla bella e gradevole. Quale pazzo si metterebbe a cucire un vestito per poi creare in vitro una persona adatta a metterselo?
Così è la vita che Dio ha creato per noi: bella, con luoghi adatti per la nostra sopravvivenza, ottimi cibi, tutto per noi! Sta a noi trattarla per quello che è: un dono prezioso da custodire e di cui avere un gran rispetto. Senza scordare però, che tutto ciò che appartiene alla vita è solo il “vestito” della mia esistenza. Il mio spirito è la cagione della mia vita; ed è per questo che è da considerare il più importante.
Dovrò quindi curare maggiormente quel che rappresenta la VITA VERA: lo spirito. Altrimenti il mio passaggio su questa terra sarà uno squallido collezionare cose inanimate. Prima vengono le persone, poi tutto il resto.
Dato che sono il Padrone del Sabato ( cioè il Padrone della mia vita su questa terra),devo condurre questa mia vita nel modo migliore.Ne sono Padrona nel senso che sono capace di farne bene o male, ma non sono Padrona della mia morte: non so quanto tempo avrò a disposizione per condurre bene questa vita.
Semplicemente Dio desidera che ogni giorno viva al meglio, ricordandomi che il mio corpo e le cose che vi gravitano attorno,sono solo il “vestito” della vera vita e che non saranno loro a ricondurmi al Padre, ma sarò IO col mio spirito che condurrò loro lungo il cammino della vita fino alla porta della morte dove li scrollerò di dosso. A quel punto rimarrà lo spirito che, se abbastanza leggero salirà in cielo, se troppo pesante sprofonderà in basso.
Sarà leggero se ogni giorno l’avrò usato, cogliendo in ogni istante l’occasione datami da Dio di amare. L’Amore è sempre la via.
Alle volte, quando ho molte commissioni da svolgere e riesco a tenere il passo, la gente dice che sono “in gamba”. Ma se facendole ho tralasciato di ascoltare l’amico che aveva bisogno di uno sfogo, agli occhi di Dio non sarò ritenuta una persona in gamba. Sarà come aver dipinto di bianco una parete molto sporca: gli uomini diranno che è pulita, Dio dirà che è sporca. In questo modo io non sarò in gamba, ma lo sembrerò soltanto agli occhi degli esseri umani, il giudizio dei quali non mi dovrebbe interessare perché non cambierà il giudizio che Dio avrà di me.

I padroni del sabato, che anelano ad alleggerire lo spirito, si occupano di ESSERE e quindi di AMARE, piuttosto che di SEMBRARE e quindi di DISAMARE.


Frase 35

"Il volto di Dio splende sugli uomini, ma non per incenerirli. Bensì per confortarli come il sole conforta coi suoi raggi. L'amore raggia da Dio"


BETLEMME

"Venite fedeli, l'angelo ci invita,
Venite, venite a Betlemme"...

Così inizia un famoso canto di Natale. 
Sapete cosa vuol dire Betlemme? significa "casa del pane". E  sapete come si chiama il presepe in spagnolo? Belèm, che è Betlemme in spagnolo, sì, evidentemente il Presepe viene chiamato come la piccola città che ha avuto l'onore di vedere i natali di Gesù.
Sembrerebbe insomma, che l'angelo ci inviti ad andare alla casa del pane, la casa dove troveremo un cibo che ci sazierà.
Infatti Gesù, forse per caso, forse per un altro motivo, viene posto da Maria in una mangiatoia, cioè li dove mangiano gli animali.
Che buono il pane!! E che bello Gesù!!
Sta li per me, per te, per tutti, li apparecchiato per noi perchè vuole saziare ogni nostra fame d'amore.
Gesù è il Pane e io....posso offrirgli il mio pane, posso portare un pezzo di pane a un barbone, posso portare una coperta a chi ha freddo, posso fare una carezza a chi piange. Basta che io vada alla casa del Pane e mi riempia di bontà per portarla al prossimo.


DALLA PERDITA DI TEMPO NASCE LA BELLEZZA

                 
“Il tempo è prezioso”- “Non perdere tempo!”..quante se ne sentono sul tempo. Che tempo perdo poi se il mio tempo è di Dio e non potrei aggiungerci un’ora?
Dio ha perso tempo a crearmi, a creare i fiori, le piante, i gatti, i colori, eppure noi potevamo stare senza: perché mai avrà perso tempo a creare certe cose?
Anch’io perdo tempo a decorare una torta, a guardare i cartoni animati con i miei figli o perdo tempo al telefono per parlare con chi è solo. Avrei tante cose da fare, ma perdo tempo. Eppure mi sembra di notare che da queste perdite di tempo nasce la bellezza!Dio, per esempio, ha perso tempo a vestire un giglio di campo e profumarlo e anche se io vivo lo stesso senza i gigli dei campi, non mi sento di dire che il mondo era meglio senza!
Lui ha speso del tempo per mettere della bellezza nel mio mondo, quando già io stessa non gli servivo affatto e l’ha fatto per lo stesso motivo per cui una mamma cucina la più bella torta di compleanno per il figlio: per vederne il sorriso. Per una bellezza che diviene amore, puro amore gratuito.
L’amore è la bellezza della vita! Quando cioè ho sempre tempo per amare perché non m’importa null’altro che rendere felice chi ho accanto.
Se Dio non avesse perso tempo per me, non sarei qui, non avrei fiori in balcone, non avrei la possibilità di decidere se il cielo è azzurro o indaco, non avrei il sorriso, non gioirei per una bella melodia. Potevo vivere senza tutto questo ma sarei stata molto più triste. Dio è gioia, bellezza ed ha voluto figli da amare e coprire di attenzioni e perde ancora tutto il suo tempo per questo.
Perché allora io non posso perdere tempo per gli altri? E’ tempo guadagnato che torna in gioia, freschezza di spirito, speranza e voglia di vivere: è ciò che rende piena di sostanza la mia esistenza. Sono l’amore del Padre: sarò amore per gli altri. Perderò del tempo per dare bellezza alla vita del mio prossimo.

Una bellezza che si riflette su chi la produce come quando un amico ti sorride e tu rispondi sorridendo!

Ho detto a mia figlia: "pensa a una cosa bella" e lei mi ha risposto: "la musica!!"..ecco un'altra bellezza della vita

giovedì 12 dicembre 2013

Frase 34

"E' la morte nella carne che libera l'anima dalla scorza e la fà fruttificare nelle aiuole di Dio"


martedì 10 dicembre 2013

FAME INSAZIABILE


“L’uomo ha bisogno di condividere il pane”.
Dio ci ha messo dentro una fame insaziabile della sua Parola. Sono giorni che medito su questi argomenti e ora, alla luce della contemplazione, tutto si mescola e miracolosamente i pezzi occupano il loro posto collimando in un perfetto discorso conclusivo.
Non posso togliermi la fame di Dio e d’amore, perché è Lui stesso che me l’ha messi dentro affinché io non smetta mai di cercarlo e anelare a Lui.
Inoltre l’amore ha per sua caratteristica la mobilità, cioè non può starsene in un cuore senza voler uscire, migrare verso un altro cuore. L’amore non sta zitto senza far niente; esso comporta l’azione d’amare, altrimenti perde senso. Non è un oggetto inanimato, ma un Chi.
Questo fenomeno del “movimento” si può vedere anche nel bisogno di condividere il pane: c’è una differenza fra il mangiare insieme e il consumare un pasto in solitudine. Anche fosse un identico pasto, mancherebbe comunque un ingrediente: l’amore.
Il pasto consumato da soli ci alimenta ugualmente, ma in compagnia mi nutro anche di cibo “umano”. Mi spiego: noi siamo fatti di corpo e anima strettamente uniti in un solo essere vivente e se mi cibo da solo, persino il corpo sente di non essere soddisfatto. Manca il cibo per l’anima a rendere nutriente il mio pasto. Per sentirmi ben nutrito devo avere per pranzo cibo e amore.
Questa è una necessità spirituale che non si può sopprimere e tanto meno combattere.
Allo stesso modo, se porto dentro me l’amore che mi dona Dio, ho necessità di condividerlo: darlo e riceverlo in un salutare intercambio vitale. Se per qualche motivo non mi riesce di condividere, vivrò in una sorta di dolore continuo, di digiuno forzato.
A un figlio di Dio, non basta dare, deve ricevere ogni tanto, non c’è niente da fare. Lo sappiamo, però, che in questa vita spesso capitano situazioni di digiuno; per questo Gesù rianima con “Beati gli affamati perché saranno saziati”. Un giorno, da Lui. Sì: anche questa fame insaziabile è una beatitudine.




sabato 7 dicembre 2013

DA DENTRO IL PRESEPE


Eccoci qua, di nuovo a Natale, in quello stato di grazia che questo periodo ispira.
Stato di grazia? Sicuri?
Sento parlare due ragazzi per strada e fra le parolacce colgo qua e là qualche verbo in un improbabile italiano, ma il senso della frase è irripetibile, basti pensare che si medita una feroce vendetta verso una terza persona che sembra aver concentrate su di se le qualità peggiori di tutta l’umanità. Quanti anni avranno questi pargoli che usano aggettivi e avverbi come spade? Non più di 16.
Più tardi, in auto, a un incrocio mi fermo per cedere il passo a un tremolante vecchietto che deambula lento lento, ma l’auto dietro si getta quasi nel fosso per superarmi e il conducente urla augurandosi vivamente che io mi tolga, per così dire, di torno e dall’espressione non mi sembra propenso a gioire per il Natale vicino, né tanto meno ad augurarmi buone feste.
C’è forse un po’ di inquietudine in giro? Cosa capita al cuore degli uomini? Dov’è quello stato di grazia di cui si parlava? Mettiamoci alla ricerca.
Da piccola posizionavo i personaggi del Presepe guardandoli negli occhi per immedesimarmi e riuscivo quasi a immaginare i loro pensieri.
La contadinella con l’oca in mano stava già sognando di quando avrebbe deposto quell’esserino ai piedi di Maria facendola sorridere di gratitudine. Il fornaio camminava impettito e gongolante perché avrebbe sfamato la Sacra Famiglia col pane impastato da lui! La ragazza col secchio di latte, consapevole del suo prezioso carico, s’affrettava allegra al pensiero di vedere il Bambino.
E io li, che ascoltavo i loro pensieri mentre archittettavo ingenua il modo per esserci anch’io. “Come mi faccio piccola piccola per camminar sulla ghiaia con gli altri e venire a vederTi?”…questa la mia preghiera da sempre!
Restavo a guardare la scena, senza fiatare, inebriata dal profumo di cibo nell’aria e dalla voce di mia madre e mia nonna che si aggiravano indaffarate in cucina. Felice di poter almeno sognare. Ero in uno stato di grazia.
Quello stato in cui sentivamo tutti il bisogno di essere sereni, più gentili uno con l’altro, tendenzialmente allegri perché grati di ciò che avevamo. Del Natale è questo che ricordo: il desiderio di sentirmi come i pastori che vanno alla culla di Gesù, felice perché in qualche modo l’avrei visto anch’io. Proprio grazie a quello spirito natalizio che ti spinge a farti guidare dalla speranza e dalla bontà.
Davanti ai bambini piccoli bisogna sorridere, parlare piano, essere delicati nello sfiorarli e avere attenzioni di mamma.
In questo periodo Gesù vuole ricordarci come accostarci a Lui: come a un Piccolo indifeso. Sentendoci onorati di farci Suoi difensori, occupandoci di Lui non litigando fra noi per non turbare la sua serenità. Sforzandoci di scoprire cosa vorrebbe Lui.
Allora, fratelli, cerchiamo una cesta ideale dove porre il dono che il Piccolino vorrebbe da noi e, tutti insieme, senza rivalità, invidie o fastidi verso l’altro, rechiamoci in fila, in silenzio, verso di Lui.
Entreremo nel Presepe, calpestando la ghiaia, ci faremo guidare dalla Luce della nostra preghiera e dei nostri sogni e alla fine troveremo un Bambino che ci attendeva da tanto. Ci stupiremo perché non guarderà neanche le nostre ceste, forse solo piene di errori e dolori. Cercherà il nostro sguardo e ci prenderà un dito con tutta la manina per attirarci a Lui, per ricordarci che Lui c’è, e con un sorriso soddisfatto ci lascerà andare, perché sa già che ci salverà.
Buon Natale fratelli da…dentro il Presepe.

Paola Buccheri




 
...che io sia un gatto forse?...

lunedì 2 dicembre 2013

L'ATTESA DI UN BACIO

L'Avvento è l'attesa di un bacio...stiamo aspettando una Persona che ci ama e ci sveglia con un bacio....