Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

giovedì 26 giugno 2014

TI GUARDAVO

Ti guardavo,
ma tu non potevi più.
Eppure i tuoi occhi verdi
Erano ancora aperti,
a cercare  disperatamente qualcosa.
Che cercavi mamma?
Il mio viso?
Ero li, come sempre.
Ti ho chiamata,
ti ho toccata, accarezzata.
Ho cercato la tua mano,
aspettavo un battito
del tuo ciglio
o un movimento del tuo corpo.
Eri già irraggiungibile.
Non potevo più salvarti.
C’era solo il mio pianto
E i tuoi occhi verde acqua.
Così ho preso le mie lacrime
E le ho lasciate sul tuo volto
Unica e ultima mia presenza
Da portare via con te.
Ti guardavo,
ti guardo ancora,
in attesa che tu ti volti
mi sorrida e che mi salvi.




giovedì 19 giugno 2014

SCIE DI LUCE


Fino all’ultimo Gesù ha fatto di tutto per convertire e rassicurare tutti. Pur conoscendo la sua fine prossima, non ha mai perso il senso del Suo passaggio sulla terra.
Noi non sappiamo quando termineranno i nostri giorni sulla terra, eppure spesso agiamo come dei senza intelletto colti da fretta e facciamo tanta confusione. Perdiamo il senso della vita.
Ogni cosa che facciamo, dovremmo farla bene come se fosse l’unica cosa da fare, con la consapevolezza che Dio ci assiste e aiuta e con l’idea che quello potrebbe essere il nostro ultimo giorno, quindi l’ultima occasione di lasciare dietro di noi una scia di luce.
Sarà forse stancante, ma alzarsi tutti i giorni e rifare sempre le stesse cose con rinnovato amore, studiando nuovi modi per rendere più bella la giornata del prossimo, significa perseverare nel bene, significa “combattere la buona battaglia”e poter dire alla fine “tutto è compiuto” con immensa pace nel cuore. Vorrei morire così, mentre sto perseverando.
Oggi tutto sussurra questo concetto alle mie orecchie. Sembra tiri questo Venticello che porta voci diverse da diversissimi punti cardinali, che si rincorrono per formare un discorso che fa più o meno così: “Prima o poi la mia vita finirà, forse anche per stanchezza fisica nel perseverare, ma come altro potrei vivere? Ho bisogno di dare tutto ciò che mi passa lo Spirito Santo e tutto il mio amore per contorno. Non ha senso lasciare qualcosa o fare tutto alla rinfusa. Mi fa felice solo perseverare e fare tutto bene come se fosse l’ultimo atto d’amore che faccio per lasciare una scia luminosa che, anche dopo la mia morte, possa portare al Cielo”

Riuscire a chiudere gli occhi e respirare questo Vento che sussurra parole divine, è il mio vero riposo. Ascoltare Dio è tutto il riposo che ci serve.




domenica 8 giugno 2014

LA SOFFERENZA ILLUMINA


La sofferenza, se vissuta senza alcuna rabbia, è un’offerta a Dio, e visto che siamo lampade, è come se fosse l’olio che brucia dentro di noi e produce luce. La luce della lampada si effonde più o meno a seconda dello stato del vetro: più esso è pulito, più la lampada è efficace e luminosa.
Il vetro, che nel mio caso si presenta opaco, è il corpo con la sua parte terrena e i suoi bisogni umani. Meno spago si dà a questi ultimi e più inconsistente ed etereo si fa il vetro. Dove dare “meno spago” non significa certo lasciarsi morire di fame, ma lasciare che scendano le punte troppo alte delle passioni terrene: la golosità, l’egoismo, la sensualità.
Qualsiasi sofferenza diviene sempre luce: brucia lentamente la materia trasformandola in luce per coloro che ci passano accanto. Per l’esattezza la sofferenza non sarebbe proprio l’olio, ma la miccia che accende l’olio. In ogni modo va a corrodersi la mia umanità e fa trasparire luce che illumina il cammino degli altri.

Con un particolare interessante: la luce che proviene da me non fa luce al mio cammino forse perché la lampada ha il punto più buio proprio sotto di sé. Questo probabilmente spiega perché chi soffre, non vede chiaro sulla sua strada e non gli sembra di procedere sulla via della santità.


CASA DEL RIPOSO


Il dolore è come una casa in cui si va a riposare.
Cercare di evitarlo è come stare sempre in giro a correre a destra e a manca nel disperato tentativo di ridere e divertirsi. E’ spossante, stressante e alla lunga logora più che accettare quel dolore.
Quando alla fine si realizza che non c’è altro da fare che accettarlo, si avverte una sensazione di riposo di chi ha ritrovato la sua casa e può andarsi un po’ a sedere sul divano.
Nel silenzio del dolore si manifesta Dio a insegnare cos’è l’amore e quanto sia connesso col dolore.

In fine, in quest’accettazione pacifica, ci si ritrova con molte cose preziose in mano: la pace, un arricchimento interiore e il sollievo d’accorgersi quanto sia tollerabile quella sofferenza. Molto più tollerabile del Tunnel del Divertimento!!