Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

martedì 24 marzo 2015

SON LIBERA ORA

Sono libera ora,
posso stare con te.

Nessuno sa Padre,
quanto sia bello passare
tutto il tempo con Te.
Ti propongono “cose”
Ti vogliono diversa
Ti mostrano false bellezze,
effimere gioie e piaceri,
confondendoti la vista
con sfavillii  di solide pietre
nient’altro che pietre.

Ma io son felice di niente,
o del tutto che dai e
che la gente si ostina
a giudicare inconsistente.
Son felice di sapere
Che cammini al mio fianco
Che ti volti a sorridermi
Se mi incanto
Sul colore di un fiore
O sul disegno che le nuvole
Tracciano liete nel cielo.
Gioisco del silenzio,
ci scorgo dentro il mio canto
perché Tu sei con me.

Non son brava a spiegarlo,
non posso farmi capire,
ma Tu Padre sai cosa sento
quando ti dico radiosa:
“Son libera ora,
posso stare con Te!”




lunedì 23 marzo 2015

COSCIENTEMENTE INFINITI


C’è una soglia fra la vita e la morte, che è meno di un passo, appena oltre il muro, nel gradino sottostante. Mentre cammini, mentre ancora stai salendo le scale, mentre stai  chiacchierando o canti una canzone che danno alla radio dell’auto. Un passo silenzioso che ti trasferisce dalla vita alla morte, così improvviso da non poterlo sospettare, prevedere o sentire.
Un attimo prima hai tutti i giorni davanti e ti permetti di scegliere fra mille progetti. Un attimo dopo…il tempo è finito, si è ristretto in un lampo e fai i conti col “finito” tu che ti reputavi “infinito”.
Basta una diagnosi incerta, un sospetto di malattia e ti ritrovi in una cella con mura troppo vicine e giorni troppo corti.
Allora ti volti a guardare, fermo sulle scale, attonito, il gradino appena salito e quasi non te ne vuoi allontanare. Eppure era un momento qualsiasi della tua recente ex-vita…quella piena di “faccio questo” e “faccio quest’altro”. Ti accorgi che eri felice con tutti i tuoi guai, perché eri incoscientemente infinito.
Fermo, senza poter né scendere né salire per non mandare avanti quella vita “finita”…come su un piedistallo…un podio poco ambito, guardi tutti gli altri che pensano ancora di avere tanto tempo. Alcuni sparano giudizi e false sentenze sul non farsi ingannare, sul non essere troppo buoni, sul trattare male chi ti tratta male, sul voltare le spalle a chi se lo merita. Altri si lamentano del tempo, del lavoro, di questo e quest’altro. Un po’ come tutti, ingenuamente scontenti.
Alcune lamentele sono vere, sono gravi, sono sintomo di reali sofferenze dell’essere umano e le comprendi e condividi. Ma altre sono improvvisamente scese nel tuo cuore a nulla e quasi nulla, in una sorta di nuovo potere, acquisito dal tuo aver passato la soglia e le labbra si muovono da sole pronunciando una frase: “Amatevi, sempre, perché solo questo resterà!”. Non resterà quanto sei stato furbo con l’altro, non resteranno le rispostacce, non resteranno le tue spalle voltate a chi secondo te se lo meritava. O meglio resteranno sì: nel tuo cuore come una spada a dirti “Perché l’hai fatto?”. Ciò che resterà a consolarti saranno i sorrisi immeritati, i perdoni dati, il tempo trascorso per terra a disincastare un pezzo di Lego che serve a tuo figlio mentre tu avevi altro da fare. Rimarrà quel giorno che hai mollato tutto per passeggiare al primo sole di primavera con tua figlia; o l’abbraccio a quella persona che ne aveva bisogno ma non osava chiedere. Queste cose balzeranno di fronte a te come lampi di luce in un momento buio a ricordarti che in effetti sei davvero un essere “infinito ed eterno” perché figlio di Dio, perché l’amore, come Dio muore solo per risorgere.
Ecco che allora, dopo la soglia, puoi di nuovo respirare, vedere i prati assolati davanti a te spaziare fino all’orizzonte. Puoi camminare ora…fare l’altro gradino perché la croce è solo una porta aperta verso una resurrezione che potrebbe avvenire dopo la morte corporale o anche prima di questa…non importa. L’importante è che sia là davanti a brillare con vesti bianche. E ricordiamoci che risorge l’amore…quello che abbiamo amato. Perciò rimpinziamoci i giorni di occasioni per amare..i meritevoli e gli immeritevoli e lasciamo stare discorsi vuoti e qualunquistici . Noi non siamo “chiunque”…noi siamo figli di Dio..fratelli di un Uomo che è entrato nella soglia della morte per sconfiggerla..e lo ha fatto per Amore.
Utilizziamo bene la nostra vita: risorgiamo in ogni istante, con un sorso d’amore tre volte al giorno prima e dopo i pasti.
Saremo… Coscientemente Infiniti.
Paola Buccheri




domenica 22 marzo 2015

SCHEDARIO MENTALE

Attenzione ai pregiudizi fratelli! Mi capita spesso di parlare con persone che "credono" di conoscermi bene perchè nella loro mente mi hanno già incasellato in una categoria. Incasellare le persone sembrerebbe quasi un lavoro psicologicamente rassicurante, un modo per identificarle con chiarezza come se ognuno di noi fosse una scheda in uno schedario: facile da ritrovare, facile da decodificare perchè con elementi comuni a tutti coloro che rientrano in quella tipologia di scheda.
Per esempio io potrei essere catalogata sotto:"Credente, passiva, retrograda un pò farisea, facile allo scandalizzo". Oppure, in forma positiva, sotto "angelo, puro e santo che non fà mai neanche un pensiero sbagliato" (anche i pregiudizi in positivo arrecano molti disagi!)
Tale incasellamento (o pregiudizio) non è affatto una semplificazione per conoscere una persona e sapere più o meno cosa aspettarsi da questa. Sembrerebbe sbrigativo e logico, ma ci sono un paio di errori a monte in questo discorso apparentemente razionale.
Il primo grosso imprevisto è che non siamo cavie per un'esperimento sociologico, ma esseri viventi forniti di un'anima "unica" per ognuno e perciò portanti dentro un gioiello incantevole e mutevole di fattura divina e irripetibile.
Il secondo grosso intoppo in un procedimento arido di incasellamento di tali anime è che esso stesso rappresenta una porta chiusa davanti a tali anime; è cioè una chiusura sulla via della scoperta di quella persona. Mi spiego: se credo di sapere che "tipologia" di essere umano ho davanti, qualsiasi elemento utile per la sua conoscenza reale verrà intaccato da tale pregiudizio. Qualsiasi frase, qualsiasi gesto, qualsiasi sospiro non verrà interpretato nel modo corretto ma visto alla luce di quello che già pensiamo di quella persona.
Faccio un esempio: se ho incasellato quel poveretto che mi sta davanti fra le persone superbe e mentre io gli parlo dei miei problemi lui mi dice: "Capisco"....potrei credere che dica questo perchè pensa di capire tutto, mentre magari il tale ha detto "Capisco" con un tono di compassione e riflessione che significherebbe invece: "Mi dispiace...immagino come stai...ti sono vicino"...che non è affatto l'espressione di un superbo, ma di una persona buona che ti sta ascoltando seriamente.
Se il tale compassionevole si sente però rispondere: "Tu non capisci niente, non sai niente" (risposta pertinente nel caso di un superbo) ci rimarrà molto male e probabilmente la comunicazione fra noi due finirebbe li all'istante.
Ecco perchè il "pregiudizio" e l'incasellamento rappresentano solamente un ottimo modo per non comunicare, non conoscere una persona e ferire.
Lasciamo perdere allora il pregiudizio e lasciamo questa porta aperta per dare una possibilità all'altro di farsi conoscere e a noi stessi di conoscere e farci conoscere.
D'altra parte le cose vanno fatte con ordine: come possiamo sapere chi è una persona prima ancora che abbia detto qualcosa? Eventualmente dopo ci possiamo fare un'idea e comunque ci sarà ancora un mondo da scoprire di lei. Figuriamoci se possiamo capirci qualcosa senza neanche averle aperto la porta!!!
E caso non ci aveste ancora riflettuto...pensate per un momento a Dio che conosce ogni angolo del nostro cuore e del nostro carattere e che sentendosi dire ancora una volta:"Padre perdonami"..pur conoscendo i nostri limiti, ancora si alza per venirci ad abbracciare e darci coraggio ad andare avanti. Se ci dà fiducia Lui e non ci chiude la porta in faccia asserendo:"Tanto tu fai sempre gli stessi sbagli, ti conosco!", perchè dovremmo noi?
Il Padre,  meglio di noi sa che un'anima è ricca di imprevisti, capace di colpi di scena, di soluzioni fuori dal comune.
Non incaselliamo i Figli di Dio....è amare anche questo!


Liberi di essere noi


venerdì 13 marzo 2015

PEPITE DI FEDE


Le “prove della fede” hanno una connotazione negativa, ma in realtà non sono altro che delle puliture della nostra fede. Come se la fede donataci da Dio fosse una pepita d’oro tutta ricoperta di altre rocce e impurità: i nostri pensieri, i giudizi, il carattere, i difetti, le nostre convinzioni errate su cos’è il bene per noi.
La prova è un fuoco divino acceso sotto la pepita, che ne scioglie parte dei detriti.
Pensavi che aver fede in Dio fosse che tutto doveva andar bene sempre, invece ti accorgi che può anche andar male. Ma se rimani aggrappato con tutte le tue forze alla fede durante la prova seguitando a pensare che Dio ti ama, cominci ad accorgerti degli aiuti che ti arrivano per sorreggerti e crescere. Comprendi che non sei solo e che niente accade senza senso, solo per farti male.
Col tempo, tramite le prove e la preghiera costante, la pepita si pulisce e raffina sempre più.
Divieni più scaltro e non ti terrorizzi a ogni minimo evento contrario. Ora sai attizzare l’orecchio in fretta e sei più attento con lo spirito, riuscendo a formulare un pensiero: “Se questo mi accade, deve essere per un bene che io ancora non vedo e non conosco.”
Affini la sensibilità e scopri forme di bene che tu non avresti mai definito tali in passato.
Quando mamma non risaliva dall’operazione e la tensione era ormai salita alle stelle nell’attesa lunghissima, dopo aver tanto pregato, ho cominciato a pensare: “Qualcosa non mi torna. E’ tanto che sono qui e non può essere che sia solo per farmi preoccupare; forse non ho ancora capito il motivo della mia presenza in questo luogo e perché ho tanto tempo a disposizione. So che non è per agitarmi. Deve essere per un bene maggiore.”
Questa, forse, è stata la preghiera più gradita a Dio perché è stata esaudita immediatamente: una signora sofferente nel letto di fronte a quello di mamma, mi ha chiamato implorando un po’ di compagnia. Era sola al mondo e non ne poteva più di stare al buio con i dolori che si ritrovava. Mi sono seduta accanto a lei, ho ascoltato la storia della sua vita, le ho parlato del valore della sua sofferenza, le ho parlato di Gesù, l’ho bagnata con l’acqua di Lourdes e le ho strappato un sorriso. L’ho accarezzata perché sapevo che nessuno lo faceva da tanto tempo. E il mio cuore ha trovato riposo.
Allora ho compreso: “Ecco perché sono qui! Ecco cosa si deve fare nella vita! Cosa è davvero utile!”
Io avevo avuto l’onore di essere chiamata a farlo!
Quando l’affanno della vecchietta s’è cominciato a quietare è arrivata mamma dalla sala operatoria, non prima!
Quindi ero lì per quel gesto: a Dio serviva una mano per fare una carezza.
E ciò era contemporaneamente il bene della signora sola e il mio bene. Questi sono i capolavori di Dio che a uno sguardo distratto potrebbero sembrare semplici prove di fede.
La pepita si è un po’ pulita da allora e ora so con certezza che qualunque cosa accada di spiacevole non è perché lassù c’è un Dio sadico che si diverte a infliggerci terribili sofferenze, ma perché c’è un Dio buono che preferisce morire di dolore Lui stesso che punirci e che ci vuole invece far scoprire quanta bellezza c’è nella vita se sai guardare attentamente.

Quanto amore si può dare e ricevere se solo ci spostiamo dalle nostre fossili idee di “bene” e prendiamo dal cuore la nostra preziosa pepita di…fede!