Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

lunedì 26 gennaio 2015

CHIAMATI AD AMARE

Ieri ero a Messa e ho avuto un'esperienza meravigliosa che voglio trasmettervi.
C'era un sacerdote simpaticissimo con un volto radioso, di quelle persone che hanno il sorriso in faccia anche quando sono serie.
Ci ha raccontato la storia di Giona (del primo testamento) che vi vado a riferire come lui ce l'ha raccontata, sperando vi riempia, come ha riempito me di speranza e vita.
Giona era considerato un giusto, una persona corretta. Viveva vicino a una città chiamata Ninive dove abitavano persone malvagie che perseguitavano il popolo ebreo. Allora Dio chiamò Giona e gli chiese di andare a Ninive a dire al popolo di convertirsi altrimenti Lui li avrebbe puniti.
Giona è un giusto, ma ha il suo caratterino, ha la mentalità che si potrebbe ritrovare facilmente nei nostri modi di fare, e pensa che gli abitanti di Ninive sono così cattivi che non meritano neanche la possibilità che Dio gli sta dando. Così disobbedisce a Dio e si imbarca per andare lontano il più possibile. Ma mentre sta sulla nave scoppia una tempesta e si ritrovano tutti in pericolo.
Allora Giona comincia a pensare che sia colpa sua e lo dice anche agli altri che stanno con lui sull'imbarcazione. A questo punto i suoi compagni di viaggio, non si impietosiscono per Giona e, ritenendolo responsabile del pericolo, lo prendono e lo gettano in mare. Giona viene così ripagato con la stessa moneta: la mancanza di compassione.
In mezzo ai flutti agitati Giona si convince sempre di più di aver fatto male a disobbedire a Dio. Mentre pensa che affogherà presto, viene inghiottito da una balena. Dentro lo stomaco di questa finalmente Giona si pente del suo comportamento e attende la fine: di essere digerito dall'animale. Ma la balena lo sputa sulla riva. 
A questo punto Giona, torna a casa e corre a parlare con gli abitanti di Ninive pensando: "tanto non faranno niente, non si convertiranno e avranno il giusto castigo da Dio".
Ma dopo aver ammonito gli abitanti di Ninive, questi credono alle parole di Giona e si convertono.
Allora Giona si sente indignato per il fatto che Dio non li punisca e se ne fugge lontano nel deserto per non dover più parlare con loro. Ma nel deserto comincia a soffrire la sete e il caldo e implora Dio di aiutarlo. Così cresce accanto a lui un alberello che gli fà un pò di ombra e lui ci si addormenta vicino. Ma durante la notte l'alberello si secca e Giona reclama presso Dio accusandolo di non avere compassione per lui e nemmeno per il suo alberello.
A questo punto Dio gli parla: "Tu hai compassione per te stesso e fuggi di qua e di là e riesci anche a provare compassione per un arbusto; e non vuoi che io abbia compassione per chi voglio?"
Dio ci fà capire che siamo chiamati ad amare tutti...non nello stesso modo, ma nel modo che ognuno di noi può essere amato. Forse il giusto è più facile da amare; ma per chi sbaglia potremmo almeno provare ad avere compassione e cercare di avvertirlo dell'errore e dargli un'altra possibilità.
Siamo tutti tanto diversi, e stando su internet e sui social questa cosa si fà molto evidente. Eppure, se si trova un "canale" giusto di comunicazione, si può riuscire ad amare le persone...ognuna in un modo diverso, non perchè si vuole fare delle differenze, ma perchè siamo tutti differenti anche se ugualmente amabili agli occhi di Dio.
E se Dio ci ama nelle nostre diversità, perchè mai non potremmo noi sforzarci di farlo con gli altri? 
Giona mi fà tanto ridere perchè in fondo rispecchia un pò la nostra mentalità da "giusti" allo stato terra-terra...ma Dio ci vuole giusti-celesti...dei giusti che guardano le situazione da dove sta seduto Dio e non da dove siamo seduti noi: per terra.
Quella "giustizia"...ripaga...non solo poi..quando saremo tutti morti..no no...ripaga immediatamente noi stessi. Ma questo ognuno di noi lo deve provare sulla pelle per capire che...ne vale la pena!!


Giona sputato dalla balena

sabato 17 gennaio 2015

AU CLAIR DE LA LUNE

Questa è la ninna nanna che cantavo ai miei figli quando avevano pochi mesi. E' una canzoncina antichissima francese che mi ha insegnato mia mamma, che da ragazza, in collegio, aveva studiato il francese. 
Mi dà tanta serenità e i miei figli si calmavano subito sentendomi cantare.
Eccola qui:



Mamma diceva che io ero Pierrot!!

« Al chiaro di luna
Il mio amico Pierrot
Prestami la penna
Per scrivere una parola
La mia candela è morta
Non ho più fuoco
Aprimi la tua porta
Per amor di Dio.

Al chiaro di luna
Pierrot rispose:
Non ho penne,
Sono a letto.
Vai dalla vicina,
Credo che ci sia,
Poiché nella sua cucina
Si usa l'accendino.
Al chiaro di luna,
L'amabile Lubin;
Bussa a casa della bruna,
Lei rispode all'improvviso:
Chi bussa così?
Disse a sua volta:
Aprite la vostra porta,
Per il Dio d'amore
.

Al chiaro di luna,
Si vede poco.
Si è cercata la penna,
Si è cercato del fuoco.
Cercando in quella maniera,
Non so cosa abbiamo trovato;
Ma so che la porta
Si chiuse dietro di loro. »



venerdì 16 gennaio 2015

FERITE

-Come fu per Gesù, ti uccidono anche le persone che hai beneficato, ciò non ci deve meravigliare. Non è l’arma che uccide ma la mano che la tiene, perché amica. Questo crea in noi delle stimmate nascoste che solo chi ci ama davvero riesce a vedere, anche se noi non ne parliamo. E se ci ama, riesce a lasciarle nel silenzio, lenendole con l’amore che non critica né te né coloro che ti hanno ferito.


LA RETTA

“Rendete diritta la via del Signore”. Che vuol dire? Come se il Signore percorresse già i miei sentieri, nelle vie della mia anima e seguisse i percorsi dei miei pensieri, rendendosi conto che sono troppo complicati e storti. Questo perché Lui è già qui con me, pronto ad attraversare quei sentieri per renderli più agibili. Sta lì per guidarmi.
Mi segue fedelmente anche quando sbaglio strada: lascia la Sua via per venirmi a riprendere come fa un pastore con la pecorella capricciosa che se ne va per i fatti suoi. La insegue per riportarla il più presto possibile sul sentiero giusto.
“Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu sei con me”, dice, infatti, il salmo. Ma mentre ti cammina accanto per la via errata che hai preso, ti ricorda di raddrizzare la tua via. Si sa, che il tragitto più breve fra due punti è la retta che li unisce, anche se, per arrivare da un punto all’altro potrei scegliere cento altri tragitti, facendo, però, molti chilometri in più pieni di curve e peripezie.
Gesù, invece, ci vuole portare al sicuro a casa Sua per la strada più diretta, e il tragitto più semplice dalla nostra nascita, fino al Cielo, è quello dritto, senza buche e montagne: quella che troviamo andando umilmente dietro a Lui.
Il peccato è la causa delle nostre deviazioni, come portassimo un’auto con la convergenza sbagliata, l’olio sporco, le ruote bucate, i freni che non funzionano e poca benzina!
Ecco perché San Giovanni Battista ordina di farci una “revisione” col suo lavaggio, in attesa di Gesù che sa arrivarci fin nel profondo e cambiarci alla radice.
Le vie si raddrizzano davvero immergendosi in Gesù, come Maria, lasciandosi togliere il peccato così tanto da camminare speditamente e senza deviazioni inutili verso casa nostra: il Paradiso.

Non importa quante difficoltà s’incontrano nella vita: se siamo immersi in Dio, siamo pieni di grazia, perciò del Suo favore e per questo avremo il vento in poppa…il Vento salubre dello Spirito Santo che ci dà la forza e la potenza di correre verso Dio per la via più diritta e più giusta che c’è!


martedì 13 gennaio 2015

VIAGGIO AL CENTRO DEL CUORE

Entro a casa di mio padre e lo trovo vestito un pò alternativo: mezzo in pigiama e mezzo con maglione per uscire. Papà è sempre un pò confuso ultimamente, ma quando entro mi sorride e allarga le braccia per accogliermi nel suo affetto immutato, nonostante la malattia (l'Alzhaimer).
Quindi mi siedo e iniziamo un discorso alquanto strano perchè le sue parole escono un pò a caso dalla sua bocca, ma io sono certa che lui vuole dire qualcosa di sensato, perciò ascoltando il tono e il verso della frase, riesco più o meno a capirlo e rispondergli quasi a tono. Quello che non afferro, lo risolvo tranquillizzandolo e assicurandolo che qualsiasi sia la sua preoccupazione...."ci penserò io, papà! ci sono qua io!"
Perchè io so che là dentro la sua mente un pò confusa c'è sempre papà e non ho mai pensato fosse stupido. Così, forte di questo pensiero, mi viene un'illuminazione: Ma non sarà che facendolo leggere un pò recupera una parte delle parole perse?Allora cerco fra i libri di mamma e trovo " L'isola misteriosa" di Jules Verne....quella che lei ci leggeva quando avevo solo 6 anni..ecco...c'è ancora il segnalibro lasciato li dove ci siamo fermate. Mi sento appoggiata da lei nel mio istinto. Ma è scritto piccolo. Ne cerco un altro. Eccolo;"Viaggio al centro della terra" sempre di Verne, ma è un'edizione più nuova e scritta grande.
Trovo gli occhiali di papà, gli apro il libro e glielo porgo. Lui mi guarda perplesso ma si mette a leggere. All'inizio sembra un bimbo delle elementari che ha imparato a leggere da poco, ma io sono fiduciosa. Piano piano legge in modo più scorrevole e addirittura si corregge da solo e cerca di dare un tono ai discorsi seguendo punteggiatura e punti esclamativi. Sono piena di gioia. Non sono sicura capisca tutto, ma stiamo migliorando velocemente.
Poi il più bello: legge una frase che fà ridere...si ferma e ride di gusto.....mi sembra un miracolo!

Oggi è una bella giornata, perchè ho trovato una cosa bella da far fare a papà insieme a me; perchè il sole che c'è mi sembra mamma che sorride da Lassù; perchè mi sento confermata nella mia idea che nessuno và mai trattato come un imbecille intanto perchè nessuno lo è davvero, neanche chi ha l'Alzhaimer e perchè esiste un'intelligenza legata al cuore. Una forma di ragionamento che riusciamo sempre ad usare, in qualsiasi condizione siamo, è che si attiva con l'amore. In presenza di chi amiamo e che ci guarda con amore, trattandoci con amore, siamo molto più intelligenti. 
Famosi psicologi hanno studiato questo fenomeno: la capacità di amare è un settore dell'intelligenza che ha una vita indipendente dal resto della nostra mente!
Quindi, con chiunque parliamo, non trattiamolo da stupido perchè immancabilmente ne faremo uno stupido triste!
Grazie Dio per il mio papà.






venerdì 9 gennaio 2015

FAVOLE?

Quando ero piccola, la sera già a letto col mio pigiamino, salutavo mamma e papà tenendoli stretti al collo per impedir loro di andare via subito e loro ridevano tanto.
Poi, per temporeggiare ancora un pò, chiedevo a mamma:"Mi racconti una favola?" e lei che non aveva voglia nè tempo, per non dire di no, mi diceva:
"C'era una volta un Re, seduto su un sofà, che disse al suo servo: raccontami una storia! e quello incominciò: c'era una volta un Re, seduto su un sofà..."
Allora io ridevo e dicevo: "Ma noooo...una vera dai!"...e lei se ne andava ridendo. Ma io mi accontentavo, perchè l'avevo un pò trattenuta...e ancora ricordo il piacere nel guardarle la bocca dal basso, mentre, con espressione furba, si accingeva a raccontare....non so se era proprio la favola che volevo o solo lei che stava li per me...



AVVISO

Amici, non lasciatevi scoraggiare dall'odio che vedete in giro. L'odio ha una caratteristica particolare: sa farsi  pubblicità, sa farsi notare. Perchè sa che, in questo modo, può colpirci in modo "stereo": da fuori e da dentro. Creando la massima risonanza.
Non esiste solo questo nel mondo.
esistono cuori colmi d'amore e pronti a difendere il prossimo, a sacrificarsi per un sorriso e a dare la vita per una che già muore di stenti.
E non parlo solo di Madre Teresa di Calcutta e di Papa Francesco o simili.
Non vi lasciate ingannare dalle apparenze: Il bene ha pochi agenti pubblicitari perchè passa tutto il suo tempo a lavorare e ad amare...sotto sotto, nel nascondimento, per restaurare le radici delle persone che già si sentono venir meno le forze nelle gambe.
Se c'è tanto odio nel mondo, allora dai, alziamoci le maniche e amiamo di più, difendiamo i più deboli, facciamoci forti perchè avremo come alleato potentissimo Dio che nessuno batterà e che non uccide mai, ma sostiene ogni nostro singolo respiro. Coraggio!


sabato 3 gennaio 2015

L'OFFERTA: GIOIA CHE SALVA

C’è nell’Antico Testamento un brano che racconta di una certa Anna che era felicemente sposata, molto amata dal marito, ma che non aveva avuto figli. Sentendosi angosciata prega fortemente il Signore e gli promette di offrire suo figlio a Dio una volta nato. Ed è quello che accade.
Offrire un figlio tanto voluto? Ridarlo indietro? Così mi sono messa a riflettere mettendomi nei panni di questa donna.
Anna si sente afflitta, le manca qualcosa, le manca quella che lei reputa la parte più importante della sua vita: un figlio. E’ già coperta d’amore dal marito e lo contraccambia, eppure è insoddisfatta.
L’essere umano, infatti, per sentirsi davvero felice deve sentirsi amato e deve amare, ma c’è qualcosa di più: deve sentirsi in grado di generare l’amore lì dove non c’è. Quasi di crearlo dal nulla. Quindi si deve sentire immerso in un amore trinitario. Perché è a immagine e somiglianza di Dio!
Anna si sente incompleta ed essendo una donna di fede, comprende che tale completezza può dargliela solo Dio. Così chiede!
Anche noi dobbiamo rivolgerci sempre a Dio in un dialogo sincero e pregare col cuore e con forza, anche nell’eventualità che non ci sentiamo degni o che ci venga il dubbio che la nostra preghiera non sia corretta. Dialoghiamo con Lui ugualmente perché tramite le sue risposte ci chiarirà ogni cosa.
Anna chiede qui la cosa più lecita: un figlio. Nello stato di richiesta nasce già, in forma embrionale, la predisposizione all’offerta: “Voglio così tanto questa cosa che sono disposto a darti qualcosa in cambio!”..lo facciamo anche noi.
Il vero miracolo avviene quando Anna ha suo figlio Samuele e non solo per la sua nascita. Solo l’idea di poter creare la vita lì dove non c’era e di guardare un figlio in volto, gli apre il cuore e la mente: Tutto è grazia!!
Ogni evento, ogni persona della nostra vita, persino quelle nate dal nostro grembo, sono “Bontà di Dio per noi”. Sono sue e ce le concede perché vuole vederci felici e perché desidera che le amiamo così tanto da riportarle a Lui che è la Vita e la Gioia. Questo si deve fare con i figli!
Anche quando riusciamo a generare l’amore nel cuore delle persone, lì dove non c’era, lì dove era aridità e disperazione, ci si sente pienamente felici. Così tanto che non ci occorre più niente, se non offrire ancora.
Anna è una mamma che ora si sente completa, che sarà mamma ovunque suo figlio sarà, anche quando non le sarà accanto.
Ora che ha sperimentato cosa è amare un figlio, può fare l’offerta massima che un essere umano possa fare: Ridarlo. Rimetterlo nelle mani di Chi glielo ha donato.
In lei qualcosa si è risanato, si è compiuto. Ha intuito che la forma massima dell’amore, quella che sana e salva, è l’offerta. Anna ringrazia Dio con l’offerta.
L’offerta dell’amore di un figlio. Più di così non si può. Non è masochismo, ma la dimostrazione che Dio fa superare anche noi stessi, portandoci a donare con gioia.
Se tutto quello che ho è opera di Dio, se è per merito suo che ho conosciuto gli occhi profondi mio figlio, la risata di mia figlia e il brillare felice del loro sguardo nel vedermi arrivare, allora ecco, Signore, io te li riporto, li affido a Te; li ho messi al mondo grazie a Te, è giusto che siano tuoi.
Che significa questo? Significa che i nostri figli sono innanzi tutto Suoi e che, se stanno nelle nostre mani, è perché Lui si è fidato di noi per crescerli come Suoi. Ci ha offerto una vita da amare. Custodiamoli come Suoi, nella consapevolezza che devono tornare a Lui, molto prima che a noi. In questo stato di offerta continua, cresceremo innanzi tutto un figlio di Dio; avremmo sempre presente che è un regalo che transita nelle nostre braccia, che è innanzi tutto “il sogno di Dio Padre”.
Educati così, essi crescono in un modo diverso, più sano, avendo con loro un rapporto più sereno, meno possessivo. La nostra offerta sarà salvezza anche per il figlio.

In conclusione, questa grande offerta è in fondo un cammino che parte da un pianto terreno per giungere a una gioia soprannaturale. E’ un ribaltamento di mentalità cui ci porta Dio. Molti pensano che per essere felici si debbano possedere cose e persone; Dio insegna a vedere che per essere pienamente felici, bisogna offrire il massimo!