Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

venerdì 29 maggio 2015

TORTA WALTER MITTY

Questa è una torta che ricorda la famosa Torta Clementina del film "La vita segreta di Walter Mitty". Mi sembrava invitante, perciò ho provato a rifarla per fare contenti i miei figli.

INGREDIENTI

3 Uova
2 hg zucchero
1 hg burro
1 yogurt
2 hg farina
1 cucchiaio frumina o fecola di patate
1 cucchiaio farina di riso
1/3 bicchiere olio di semi
scorza grattata di 1 arancia
1 bustina di lievito per dolci
1 arancia grande

PROCEDIMENTO

Si sbattono i tuorli delle uova con lo zucchero e si aggiunge piano piano il burro fuso. Poi unire uno per volta sempre sbattendo bene, lo yogurt, la frumina, la farina di riso, l'olio, il lievito e la scorza d'arancia. Infine unire la farina 2 cucchiai per volta sempre sbattendo bene.
Prendere gli albumi tenuti da parte e montarli a neve, quindi incorporarli al composto mescolando da sotto in su con un cucchiaio delicatamente.
Ora foderare di carta da forno una teglia media e mettere sul fondo 3 cucchiai di zucchero ben sparsi e adagiare sopra delle fettine di arancia tagliata abbastanza fine.
A questo punto versarvi sopra l'impasto e infornare a 180 gradi per 50 minuti.
Lasciare raffreddare un pò la torta e poi rovesciarla su un piatto e levare delicatamente la carta da forno.
E' profumatissima e di gran figura!!

Ecco la torta Walter Mitty!!

domenica 24 maggio 2015

LA "MAMA" DI VIVALDI

Gli ultimi anni di vita della mia mamma sono stati un bel pò travagliati perchè il mio papà si era ammalato di Alzhaimer. 
Si stancava e angosciava tanto.
Così, quando l'andavo a trovare tentavo di sollevarla in ogni modo e insieme cercavamo delle possibili soluzioni ai vari problemi che nascevano copiosi da quella situazione. Ogni giorno uno nuovo!
Alle volte non potevo far altro che trovare il lato comico della situazione per farla ridere un pò. Sapevo di riuscirci perchè la mia mamma aveva un ottimo senso dell'umorismo e non so perchè le mie battute e trovate la facevano ridere di gusto.
Così presi l'abitudine, entrando in casa di farle sempre una domanda sciocca per tastare la situazione e gli umori. Le chiedevo: "Oggi sei la mama di Beethoven o la mama di Vivaldi?"...mi spiego: La Nona sinfonia di Beethoven è un pezzo che io ritengo abbastanza triste...mentre Vivaldi mi sembra un compositore con toni molto più allegri. Sebbene non esista la Nona sinfonia di Vivaldi...il senso era chiedere scherzando se in quel momento era triste o allegra.
Spesso rispondeva "di Beethoven"...ma quando andavo via era già di Vivaldi.
Era un modo scherzoso di relazionarsi con situazioni spesso tragiche.
La cosa più bella che ricordo, oltre alle sue risate a riguardo, fu il giorno della sua morte...nel quale entrando a casa la trovai alquanto prostata nel suo letto arrangiato sul divano del salone; ma il suo sguardo era limpido. Vidi tutte persone intorno a lei con visi preoccupati e scuri...allora le feci la mia solita domanda scherzosa..per darle una qualche sensazione di normalità e lei...con un sorriso dolce e la voce flebile...mi rispose: "di Vivaldi...oggi sono proprio la mama di Vivaldi!" 
Non mi aspettavo quella risposta e allora le chiesi perchè e lei mi disse che aveva sognato una persona a lei molto cara che le diceva che sarebbe andato tutto bene...perciò non era più preoccupata.
Sono felice che l'ultima risposta di mia madre sia stata: "Sono felice oggi!"
Grazie Dio...

La Mama di Vivaldi

mercoledì 13 maggio 2015

CIAO, TI RICORDI DI ME?

“Ciao, ti ricordi di me?”
“Certo che mi ricordo…”

Non posso ascoltare questa voce,
non sono in grado di fermarmi
presso queste parole.
Ho imparato nel tempo
a vedere fiumi di spiegazioni
sui puntini di sospensione,
o attraverso punti esclamativi.
Sapevo leggere le frasi
Col tuo tono di voce
Per scoprirne il senso profondo.

E ora questo vuoto continuo
Questa pagina bianca
Che porta il tuo nome
Non la so interpretare
Non ne scorgo il messaggio
E non la posso guardare.

Nella testa mi tornano
Come a torturarmi e sfinirmi
Le nostre prime parole
La sensazione che al mondo
C’era una luce più chiara
Solo perché esistevi e parlavi con me.
La certezza che niente
Poteva convincerti
a lasciarmi la mano.

Ora ho alzato le mie
Ho sospeso il respiro
Con un morso alla gola.
Ho una pagina piena
Di sospensioni, esclamazioni
E punti interrogativi…
Senza neanche una parola…

Ma sono e sarò sempre qui
Nel silenzio che hai creato
Che certo non spezza
Quello che c’è stato
Perché ho impresse nell’anima
Le parole che tu con un tasto
…hai cancellato.


“Ciao..ti ricordi di me?”


lunedì 11 maggio 2015

QUANTE GRAZIE!


Quando Gesù condanna alcune città perché non si sono convertite nonostante i miracoli avvenuti lì per mano sua, penso a me stessa. Ho avuto tanti miracoli da Dio. Chi non ha avuto grazie e miracoli? Solo chi non vuole guardare!
Sono nata: è un miracolo. Ho avuto due figli: due miracoli. Uno dei miei figli mi è stato salvato: altro miracolo. Vivo con la mia incomprensibile e forte anemia da anni eppure mi sento bene: un altro miracolo che si perpetua e rinnova ogni giorno. Stamane ho aperto gli occhi: miracolo persistente che si ripete ogni giorno da più di quarant’anni. Come non contare poi le preghiere esaudite? Piccole e grandi richieste; per me, per altri: grazie su grazie. E un’infinità di silenziosi interventi provenienti da Dio che mi aiutano a essere un’anima in grado di seguirlo: altri miracoli.
Com’è possibile non convertirsi? Io mi devo convertire, tutti i giorni, così come tutti i giorni apro gli occhi e ci vedo.
Noi tutti siamo come delle città per le quali Gesù è passato operando miracoli di ogni genere! Come non credergli e non decidersi a seguirlo riponendo finalmente fiducia in Lui? Siamo depositari delle sue grazie, non è perciò più possibile angustiarci per la vita che abbiamo davanti. Dobbiamo affrontarla con coraggio e serenità.
Non farò più del mio corpo un carcere: non ne resterò attaccata. Voglio invecchiare tranquillamente lasciando che il tempo porti via giovinezza, freschezza e anche la salute. Mi curerò invece che il mio cuore e il mio spirito non imbruttiscano come colei che vedo quando mi specchio. Ciò sarà possibile solo se resterò tutta la mia vita con Gesù e mi ricorderò di quante grazie e miracoli mi concede continuamente.




PROGRESSISTI SPIRITUALI

                                     
Otri vecchi col vino nuovo…e gli otri si rompono e il vino si perde. Entrambi perduti. Gesù rinnova sempre e ci riempie di vino nuovo e più buono, ma noi siamo contenitori vecchi, usati, logorati da una mentalità vecchia e la Sua parola nuova, fresca e giovane si perde: esce da tutte le crepe dell’anima e se ne va.
Mi devo fare otre nuovo per accogliere il vino nuovo. Non è solo Gesù che mi deve portare la “novità”: sono anch’io che mi devo far pronta ad accoglierla, facendomi nuova, senza cercare di adattare il nuovo che Lui mi dice alle mie vecchie idee.
Nel Vangelo questo brano è messo a proposito della non necessità per i suoi discepoli di digiunare. Si rivolge ai farisei, vecchia leva di sacerdoti estremamente attaccati a leggi umane molto antiche comunque costruite sulla Legge di Dio.
L’atteggiamento farisaico è di grande rigidità e la novità arrecata da Gesù riguardo al digiuno non è vista di buon occhio da loro. Come loro, anche noi siamo spesso attaccati a simboli e segni nella vita religiosa, tanto da perdere di vista la freschezza della parola di Gesù che Lui ci propone sempre nuova e più bella di prima.
Il danno che ne deriva è che perdiamo il vino di Dio: non capiamo niente di nuovo. Fino a perderci anche noi nella routine dei nostri pensieri avvertendo solo vuoto: siamo quattro cocci buttati per terra! Forse quando ci si sente a pezzi, è questo che accade, che abbiamo lasciato colar via la parola di Dio da noi.
Per farmi otre nuovo basta che io lo voglia. Devo dire a Gesù: “Voglio capire, voglio ricordare ciò che mi dici, voglio vivere ciò che ho capito, voglio essere più che apparire.”
Nel mondo dello spirito non ci sono musei perché Dio fa sempre nuove tutte le cose ed io mi devo lasciar rinnovare da Lui. Non ci si volta a guardare i cocci, perché quel mondo ha una mentalità diversa da quella terrena. La storia del cammino della propria anima verso Dio, deve essere solo un tracciato, dove ogni passo è più in alto dell’altro e quelli dietro solo dei momenti in cui sapevo “meno”. Non posso tornare a essere qualcosa “di meno”se Gesù sta versando in me qualcosa “di più”.
Era giusto e utile essere un otre così come lo ero tempo fa, ora il contenitore deve cambiare e ingrandirsi per accogliere questo qualcosa di più. E’ un continuo evolversi in meglio andando a perfezionare anche le cose buone che già sapevo, in cose migliori.
In realtà questo evolversi dell’otre non è perché Dio cambia (Lui è sempre uguale a se stesso), ma perché nel tempo si diventa più “capaci” di Dio e se non mi amplio, è solo perché sto comoda dove sto in quel mio mondo dove c’erano delle regole ben precise e non mi va di sconvolgere la mia esistenza per accogliere il “di più” di Dio.
Il vero cristiano dovrebbe essere un “Progressista Spirituale”. Invece alle volte sembriamo proprio delle mummie che non sanno raccontare con parole nuove e sempre “più” belle quanto Gesù ci ama.

Eppure il vino nuovo ci viene elargito dal Cielo in abbondanza!


venerdì 8 maggio 2015

TERRA NERA

Oggi è uno strano giorno. Ho la consapevolezza del mio essere sbagliata. E' un dolore che brucia e consuma tutto.
Ora sono terra nera, dove tutto è arso e rovinato, dove tutto è andato in polvere. Vedo cenere dappertutto mentre con l'anima passeggio in mezzo a questo sfacelo e mi intossico i polmoni. Non si può tirare respiri profondi, ma solo respirare cautamente e camminare adagio per non sollevare più dolore. Quasi non è possibile procedere.
Mi guardo a destra e a sinistra, qua e là cercando cose che non siano andate distrutte, le raccolgo e scuoto piano via la cenere. Rimetto a posto quel poco che è rimasto di me. Non è un'azione risolutiva, ma da qualche parte devo pur cominciare.
Eccomi qui che faccio lavatrici, metto in ordine armadi, lavo pavimenti, piego magliette asciutte, cucino un dolce facile da fare. Poi mi siedo un attimo e fiumi di lacrime scorrono via dai miei occhi improvvise come cascate tenute a lungo sotto controllo da dighe crepate. Nessuno vede, nessuno sente, nessuno sa. Una pausa allo sforzo...poi mi rialzo, sistemo il trucco ravvio i capelli. Eccomi in piedi.
Nella devastazione il sentimento di fondo è il fallimento...ma me lo tengo stretto stretto. Come un'ancora pesantissima che incauta ho gettato sui miei piedi: fà male, ma mi tiene ferma dove devo stare.
E' giusto che io contempli il fallimento, per capire come superarlo. Da sola. Come sempre. Umanamente sola, ma con un Dio che resta nonostante tutto  e mi consente di versare lacrime su questa terra nera.
Eppure ora non è il momento di andare da Lui a farmi rincuorare: non ho voglia di sentirmi consolata, è fuori gioco. Mi intralcerebbe nel processo di restauro. Devo restare sulla mia terra nera e bagnarla col mio dolore...per renderla di nuovo fertile. Non è il momento di chiamare dio in causa: rappresenterebbe una consolazione inopportuna e anacronistica.
Mi viene in mente la frase di Gesù a Maria Maddalena, quando appena risorto dialoga un pò con lei e appena questa le si avvicina, Lui la ferma dicendo: "Non mi toccare, perchè non sono ancora tornato al Padre". La verità? fino ad oggi non ho mai ben capito cosa volesse dire davvero Gesù. Eppure ora mi sento proprio così e da giorni ripeto in me questa strana frase.
Mi verrebbe da dire: "Non vi avvicinate, perchè non sono ancora tornata al Padre...non mi toccate".
Mi ritrovo in una fase in cui non mi sento nè di qua, nè di là:  non voglio le consolazioni degli uomini, nè riesco ad ascoltare quelle di Dio. Sono "intoccabile".
Devo vagare spersa e confusa, addolorata e fallita nella mia vita in fumo e annaffiare questa cenere nera col mio pianto...ma nel profondo del cuore so che presto vedrò una fogliolina verde in mezzo a tutto questo. Perchè Dio è più grande del mio cuore....