Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

venerdì 31 luglio 2015

ANDARE OLTRE

Quando sento le persone parlare delle loro situazioni difficili, mi commuovo e mi immedesimo, e quando poi concludono dicendo: "andiamo avanti", mi sento addirittura ancora più avvilita. Lo devo aver detto anche io chissà quante volte, quasi per rito, ma questa frase non mi è mai suonata bene; la mia anima alza le sopracciglia e sbarra gli occhi, se mi passate l'immagine.
E' una frase conclusiva che dovrebbe strapparci sollievo e ammirazione per la persona che la pronuncia. Invece io avverto un peso ancora maggiore, perchè mi immagino quella persona carica come un mulo di pesantezze accumulate nel corso della sua esistenza, che tenta camminare con una enorme palla di ferro al piede e che arranca disperata. Non mi dà senso di sollievo nè fisico nè spirituale.
Allora non bisogna andare avanti? Certo che sì.. è anche un consiglio evangelico: “Chi si guarda indietro non è adatto al Regno dei cieli”-dice Gesù. Quindi procediamo..ma in un modo un pò più agevole.
Ho capito ultimamente che bisogna buttar via qualcosa di quello che ci fà soffrire. Per esempio tutte quelle situazioni che non dipendono da noi e delle quali soffriamo e che ci tentano a sederci per terra a piangere. Gli abbandoni in genere, come le morti di persone che credevamo poter aver accanto per sempre; oppure il non sentirsi voluti da qualcuno per cui siamo costretti a malincuore a rinunciarci; queste sono situazioni tristissime che però non possono fermarmi dal vivere il mio domani. Devo prendere quel dolore, metterlo in una stanza del mio cuore, al riparo e poi dire a me stessa: "E' andata così, ora, anche se il mondo intero pensasse che non sto soffrendo perchè non mi strappo i capelli ma invece me li pettino bene e mi profumo, devo andare a vedere cosa posso fare di bello domani, come cambierà la mia vita in meglio". Fare questo lavoro è "andare oltre"...non avanti e basta. Fare il coraggioso lavoro di mettere da parte certe sofferenze e pensare che d'ora in poi la vita sarà diversa e che "diversa" non significa per forza brutta. Si chiude un capitolo bellissimo? bene, se ne aprirà uno ancora più bello perchè io credo che Mio Padre mi voglia felice. Lo credo davvero.
Come madre io desidero ardentemente il sorriso dei miei figli e nella mia imperfezione di essere umano, ogni giorno architetto la loro felicità. E’ ovvio che il Padre Celeste lo farà con me, più di chiunque altro.
Andare oltre non è trascinarsi, è mettersi in piedi, allungare il collo per vedere meglio cosa c'è più in là.
Chi si trascina fà fatica e guarda in basso, girandosi ogni tanto a guardare il passato che gli impedisce di muovere i passi in avanti. Chi si tira sù, fà uno sforzo all'inizio ma poi riesce a guardare davanti a sè e scoprire che c'è un cammino diverso ma molto interessante e si anima a camminare...oltre.
Oltre il proprio dolore, oltre le proprie delusioni scottanti, oltre la morte, per vedere avanti ancora quanta vita c'è.
Crediamo o non crediamo che la morte sia solo un passaggio per l'eternità? chiediamocelo sinceramente. Se lo crediamo, sappiamo che i nostri cari non hanno più bisogno di noi, siamo noi ad aver bisogno di loro, ma non si può fare niente per ora: diamo loro appuntamento a fra qualche anno e andiamo oltre con pace e serenità a vedere quanto amore possiamo dare e ricevere e quanta vita ci sarà per noi.
Sù la testa...andiamo...oltre!!




martedì 21 luglio 2015

ROCCE

Sapete amici, credo che questa vita sia davvero colma di insicurezze, delusioni  e sofferenze di ogni genere. A vederla così come ci si presenta ogni giorno sembra molto traballante; e la nostra felicità soggetta a troppe incognite vaganti nell'espressione algebrica di una giornata.
In realtà è così se davvero si fà dipendere tutta la felicità da queste incognite che stanno al di fuori di noi e della nostra capacità di interagire con esse; e non può essere così: non è umano.
Mi spiego meglio. Se io mi alzo contento la mattina e poi lascio che gli eventi imprevisti che accadono mi privino della mia gioia, allora io sono solo un tiro a segno che nel corso della giornata, della settimana o del mese, si riempirà di buchi fatti da queste freccette impreviste. Alla fine della mia esistenza io sarò un cola-brodo devastato senza alcuna stabilità interiore.
Non può andare avanti così.
Una giornata può essere migliore o peggiore di un'altra, ma non posso restare alla mercè degli eventi. La mia gioia, la mia pace deve vivere stabilmente dentro di me. Potrà essere turbata, potrà essere momentaneamente oscurata, ma non potrà essermi tolta di netto.
E' come quando, assetati di amore, ci si crogiola nel dolore di non essere amati. A che serve? e perchè io devo vivere senza amore solo perchè non sono venuti a bussare alla mia porta per amarmi? Ognuno di noi ha l'amore dentro di sè, tantissimo, da dare al prossimo...e allora se vogliamo una vita piena d'amore pur non ricevendolo, possiamo darlo agli altri. Allora diventeremo delle persone "amabili" che col tempo, appunto, troveranno tanti "datori" di amore.
Lo stesso con la pace e con la gioia.
La pace è la consapevolezza di voler vivere sempre nel bene, di voler migliorare come esseri umani, di fare del proprio meglio...e allora saremo in pace con noi stessi e con gli altri e profumeremo il nostro ambiente di pace..tanto da attirarla intorno a noi.
La gioia è la consapevolezza di essere amati da un Dio che, non sta li a punirti, ma che tifa per ogni tuo atto buono; la gioia è sapere che amerò e avrò un sorriso anche se la mia vita sarà piena di imprevisti dolorosi. Apro una parentesi a riguardo: avete mai notato che quando vi capita una cosa spiacevole o drammatica, le persone attorno si comportano come se tu dovessi ora dimostrare "quanto soffri" con pianti e strepiti? questa è un fattore che mi appesantisce tanto. Dover dimostrare che soffro. In genere io godo di una grande pace, di fede e di pensieri positivi, per cui pur soffrendo, non ho le reazioni che gli altri si aspetterebbero e ciò li sconvolge. Ultimamente ho capito che questa è una componente aggravante sui problemi: l'opinione altrui da dover soddisfare. No, basta.
Se Dio mi concede la calma necessaria per avere comunque un viso sereno, è una grazia, è la dimostrazione che la gioia non è morta e non fà nulla se il resto del mondo non mi comprende. Non sprecherò energie nell'interpretare il ruolo della donna davvero sofferente come il mondo sa riconoscere. Il mio soffrire è nel cuore del Padre.
A me resta la gioia della certezza che ogni evento, anche il più drammatico, per quanto doloroso sia, porterà con se qualcosa di buono, di bello e che c'è un Padre che mi ama oggi più di ieri.
Questa si chiama stabilità. 
Dio fà di noi delle rocce, contro le quali si infrangono alle volte dei flutti molto violenti, che alla fine ci levigano e rendono più lucenti...ma che restano meravigliosamente salde.
Beati voi che piangete....perchè sarete consolati.....


mercoledì 8 luglio 2015

DOLCE DI MELE

INGREDIENTI:
5 mele a pezzettini
1 uovo
100 gr burro
50 gr olio di semi
4 cucchiai zucchero
10 cucchiai farina
cannella
poco latte
succo di 1/2 limone
1/2 bustina di lievito per dolci
poco zucchero di canna

PROCEDIMENTO:
Mescolare l'uovo con lo zucchero, aggiungere olio, burro, latte, un pò di cannella, il lievito e la farina 2 cucchiai per volta.
Sbucciare e fare a pezzetti piccoli le mele, mettendole in una ciotola a riposare per una mezz'oretta col succo di limone e abbondante cannella.
Ora foderare una teglia media con della carta da forno e sul fondo distribuire circa 3 cucchiaiate di mele a pezzetti, schiacciandole in modo da fare uno strato compatto. Cospargerle di zucchero di canna.
Quindi mettere le rimanenti mele nell'impasto fatto precedentemente mescolando molto bene e versare questo nuovo impasto sullo strato di mele, riempendo la teglia in modo uniforme.
A questo punto infornare a 180 gradi per circa un'ora.
Dopo far raffreddare completamente e capovolgere la torta su un piatto aiutandosi con la carta da forno e in fine levare quest'ultima con un pò di attenzione.
E' un dolce umido molto buono. Da mangiare con piattino e forchettina mentre si prende il caffè o il thè.

Ho fatto la foto il più in fretta possibile, ma ci erano già arrivati!!


sabato 4 luglio 2015

LETTERA A PAPA'

Ciao papà..
Sono tua figlia, mi senti? Sono accanto a te, come sempre. Vado e vengo ma se allunghi una mano, mi trovi.
Sono abituata a capirti anche quando ti escono parole sbagliate che ti ritrovavi in bocca e non volevi dire e con lo sguardo sperso mi fissavi per vedere se avevo colto lo stesso il messaggio. Sì sì, papà, capivo lo stesso…che mi volevi spiegare tante cose che ti giravano nella mente confusa. Cercavo con la fantasia, mettendomi nei tuoi panni, di recuperare quello che per te doveva essere stato tanto determinante da tornarti alla mente e con qualche parola tua e un gesto della mano o il tono della tua voce…riuscivo più o meno a risponderti in modo adeguato…quel tanto che bastava per farti smettere di preoccupare. Quando poi non c’era niente da fare e non riuscivo proprio a intuire cosa ti stava agitando, ti prendevo per mano e ti dicevo che comunque avrei risolto tutto io; allora tu mi stringevi la mano e ringraziandomi te la portavi alle labbra per baciarmela.
Ora non so trovarti. Non capisco i suoni che emetti…e l’occhio tuo sempre così vispo e brillante, mi guarda ma mi riconosce solo a momenti. Eppure oggi, che non sapevo come comunicare con te, ti ho accarezzato la mano e tu subito me l’hai presa e tenuta tutto il tempo, come avessi ritrovato un’ancora di salvezza, come se avessi potuto tenerti da una caduta nel vuoto….come in realtà non ho potuto. Quando mi hai preso la mano, mi hai guardata e accennando a un sorriso mi hai detto “Bella!”…mi hai raccontato tutto quello che volevo sapere.
Io ti conosco papà. Tu sei qua con noi, ma vorresti andare da mamma. Un tempo non avresti avuto dubbi e saresti corso dal tuo amore…ma ora hai la mano nella mia e non sai se andare o no.
Nonostante la malattia e la caduta..se ti dico che Francesca viene a trovarti..mi sorridi e fai cenno di sì. Non riesci a parlare e la maggior parte del tempo vaghi in un mondo tutto tuo dove è sempre più difficile accedervi. Eppure mi stringi la mano più forte, come non volessi lasciarmi, eppure il nome di mia sorella ti fa fare un sorriso nonostante la frattura della bocca.
Ti capisco papà. Siamo qua. Saremo qua fino a che tu vorrai…che ci importa del tempo? Dovremmo fare come fai tu che ancora aspetti mamma tornare dalla spesa o dal parrucchiere...mentre lei è fra gli angeli in Cielo. Aspettiamo insieme.
Il tempo non esiste se si ama…chi ama aspetta…aspetta di vedere tornare l’amato…aspetta insieme all’amato un giorno migliore. Non importa quanto…non importa come. Siamo qui insieme per amarci e tu, papà, in questa vecchiaia tormentata, hai capito questo e lo fai capire a me: restiamo per mano nell’amore aspettando altro amore.
Riposa ora papà. Sono qua. Ti voglio bene