Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

giovedì 29 ottobre 2015

INATTACCABILMENTE FELICE

Noi abitanti irrequieti e instabili di questo mondo altrettanto instabile, siamo tutti alla ricerca della felicità. Abbiamo un'idea della gioia che dovremmo meritarci, che assomiglia più a occasioni di divertimento, svago e risate liberatrici del nostro essere profondo.
Ma sono attimi che purtroppo finiscono. Assolutamente soggetti alle leggi di questo fragile mondo: hanno un inizio ed una fine...e che per tale motivo ci lasciano in bocca un retrogusto di amaro, e nel cuore un senso di incompletezza.
Abbiamo proprio ragione: le gioie di questo mondo sfuggono come l'acqua che scorre.
Ma c'è un Dio che è capace di allargare a tal punto i nostri orizzonti e le nostre prospettive, da farci scoprire una gioia particolare anche dentro la tristezza, sfondandola e proseguendo oltre di questa.
La gioia come la intendiamo noi esseri umani, senza prendere in considerazione Dio, è un sentimento labile ed effimero; Dio ci propone altro: avere uno sguardo positivo nei confronti della vita, in ogni occasione, in modo da poter scorgere con questi occhi nuovi, la gioia soprannaturale anche dentro a una tristezza. 
Ogni tribolazione infatti, non è fine a se stessa, così per il gusto di veder soffrire una persona, ma è un qualcosa di utile alla propria vita e che tende misteriosamente a farci diventare persone forti, sempre felici. Non di una felicità da "discoteca" (tanto per intenderci) ma di una felicità che non può essere davvero intaccata nemmeno da una morte.
Tanto per fare l'esempio che Gesù stesso porta ai suoi apostoli, è come il dolore del parto: una mamma sa che deve essere ferma e coraggiosa, inventandosi anche la forza che non ha, per superare un dolore grande, e affronta così il parto perchè sa che nascerà un essere alla vita eterna. Questo rappresenta tutta la tribolazione delle nostre vite: un dolore che verte a trasformarci in uomini nuovi, mai più tristi, mai più disperati, magari provati e stanchi, ma profondamente felici in ogni occasione.
Alla luce di questa comprensione, mi chiedo come mai quando mi trovo davanti al Signore durante la consacrazione non abbia solo una parola da dirgli: "Grazie!"
Grazie dei giorni buoni, grazie dei giorni più difficili; grazie per esserci; grazie perchè in questo lungo cammino Tu sei con me e vuoi solo una cosa per me: che io sia inattacabilmente felice!


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