“Slegatelo e
lasciatelo andare”…queste le parole di Gesù quando risorge l’amico Lazzaro che
esce dal sepolcro completamente bendato, come era uso in quei tempi.
Che senso di
libertà e di gioia in queste parole. Appena slegato l’amico dalla morte, Gesù
aggiunge immediatamente la richiesta che sia sciolto dai lacci che gli
impediscono di muoversi liberamente. Che vada dove vuole: a ringraziare Gesù? Ad
abbracciare le sorelle? A correre fuori, così risanato e rivedere il sole
brillare in cielo? Non ha importanza per Gesù: vuole che sia libero. Liberato
dal buio della morte, non desidera altro che torni a vivere, gioire e fare
della sua nuova vita quello che desidera.
Poche parole
le Sue, alle quali nessuno da troppo peso dopo un evento clamoroso come il ritorno
dalla morte. Eppure danno una pennellata importante al carattere di Dio…sulla
qualità dell’amore che Egli nutre per noi.
Un amore
coraggioso il suo. Un amore che decide di entrare nella tristezza della morte
per tirarci fuori e vederci correre leggeri nel giorno che verrà, senza aver la
certezza che torneremo da Lui ad abbracciarlo.
Quanti non
tornano a ringraziare? Quanti di noi si alzano la mattina credendo di essere
stati capaci da soli di aprire gli occhi? E quindi affrontano la giornata
concentrati solo su quante cose non vanno bene e come Dio in fondo sia tiranno
con loro?
Eppure Gesù resta
sulla soglia del sepolcro e ci osserva vivere in libertà il nostro giorno,
pronto a fare un sorriso ogni qual volta ci degniamo di voltarci verso di Lui.
Non ha senso
costringerci a stare vicino a Lui. L’amore “per forza”, ognuno di noi lo ha
sperimentato, non funziona mai. Deve essere spontaneo, gratuito.
Troppo
immenso l’amore per restare chiuso in un barattolo di marmellata, per quanto
dolce sia.
Deve essere
slegato e volare libero dove vuole. E’ necessario correre il rischio tangibile
e reale di perderlo completamente. Chi ama vuole vedere l’oggetto del proprio
amore con la sua dignità, capace di sbagliare e correggersi, di migliorare se
stesso scoprendo quante potenzialità ha. Chi ama non desidera possedere, ma
emozionarsi nel vedere l’altro tornare senza alcuna costrizione.
L’amato
dovrebbe accorgersi da solo che Dio lo ama così tanto che stare accanto a Lui è
un vantaggio, una libertà smisurata. Libero di non finire in alcuna trappola o
prigione. Libero di donare se stesso e sentirsi arricchito invece che
depauperato di qualcosa. Libero dal dover incarcerare qualcuno per averne l’attenzione,
perché Dio mi ha insegnato e dimostrato
il contrario.
Più si vive
di questa libertà, più si ha un desiderio incolmabile di restare con Dio e
servirlo, accontentarlo in ogni modo. Di vivere una nuova vita che non rischia
di finire con l’ultimo mio battito del cuore, né di essere fermata da qualche
benda legata troppo stretta.
Vivere da
risorti, ora, in questo posto dove mi trovo. Libero di risorgere dal mio buio,
mentre ancora abito questa terra. Libero dalla paura di dare “troppo”, come
insinua il mondo.
“Risurrezione
significa molto semplicemente che il corpo cessa di esistere come limite e che
ciò che è comunione, rimane” (Benedetto XVI)….quindi in realtà quel “dare
troppo” che si vocifera, è tutto ciò che rimarrà di me: la mia risurrezione già
in atto.
Bello notare
come la logica di Dio è a testa in giù rispetto alla nostra. Per noi dare è
impoverirsi…per Lui è arricchire. Per noi servire è esser schiavi…con Lui è
essere liberi. Donarsi è perdersi…in Lui è ritrovarsi.
Per Cristo,
con Cristo, in Cristo…morire è risorgere.
Allora
sleghiamoci e andiamo liberi e felici per le nostra Vita Eterna.
Buona
Pasqua.
Ben detto e meglio scritto!
RispondiEliminaComplimenti!
Serenità.
Ben detto e meglio scritto!
RispondiEliminaComplimenti!
Serenità.
Grazie di cuore signor Domenico. Dio sia con lei
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