Non so se capita anche a voi di accorgervi che alcune
persone manchino di una certa serenità interiore. La cosa mi fa molto
riflettere, non sto qui certo per criticare perché su questa terra è come se
stessimo tutti sulla stessa barca: serve la collaborazione di ogni passeggero affinchè
il viaggio vada a buon fine, e non che uno strattoni l’altro…si finirebbe tutti
in acqua!
Per questo alle volte, serve capire in che condizioni
stanno gli altri per eventualmente aiutarli almeno cercando di individuare
quale problema li affligge.
Dato per scontato che questa esistenza è difficile sotto
molteplici punti di vista, dato per certo che anche la mancanza di salute
spesso si affacci nelle nostre giornate e che le caratteristiche del carattere
di ogni persona possa essere anche di intralcio alla serenità….comunque resto
dell’idea che una cosa è il mondo esterno, un’altra il mondo interno. E se per
quanto riguarda il mondo esterno molte volte non siamo in grado di cambiarlo;
per quel che riguarda il mondo interno ho le prove tangibili, vissute su me
stessa che possiamo creare un angolo di paradiso anche vivessimo all’inferno.
Insomma siamo capaci di modificare efficacemente il nostro stato interiore.
E attenzione perché non sto parlando di raggiungere nessun
Nirvana che non mi interessa affatto e non rappresenta una garanzia per la pace
del cuore, né sto parlando di un mero “far vedere che”: le apparenze non le
prendo assolutamente in considerazione. La luce deve venire da dentro, non è
una mano di pittura bianca sul viso: concorderete con me che un conto è un viso
roseo per la buona salute, un conto è un trucco anche ben fatto su un viso
pallido per malattia: il fard colorato si scioglierà con un po’ di acqua e
lascerà vedere il pallore, mentre il rosa del buon sangue che scorre sotto le
guance non scomparirà dopo un pianto.
Proprio perché la vita su questa terra è piena di ostacoli,
a maggior ragione non è pensabile lasciarsi sbattere come un aquilone al vento
da ogni evento. Il nostro equilibrio psichico e quello dell’anima non possono
assolutamente dipendere da ciò che avviene durante la giornata, o perlomeno non
completamente. Diciamo che dovremmo assomigliare più a una bandiera salda sulla
sua asta piuttosto che a un aquilone perso nella tempesta e sfuggito di mano a un
bimbo. Quindi forse dovremmo chiederci cosa rappresenta per noi l’asta!
Il nostro cuore si potrà anche muovere e scuotere forte
per i colpi della vita, ma se è ferma attorno alla sua asta, non volerà via e
resterà li dove ci si aspetta di vederla quando vi si volge lo sguardo.
La mia asta è una grande certezza: che non sono sola perché
Dio mi ama.
Voi mi direte: e vabbè, magari quello lo so anche io. Ma mi
permetto di precisare che un conto è saperlo, un conto è viverlo con fede. E’
una sfumatura che fa una differenza enorme anche se non sembra.
Provo a dirlo in un altro modo. Molti di noi sono sinceramente consapevoli che
Dio esista e questo ci rassicura. Troppo pochi hanno compreso invece che Dio c’è
PER ME, non in generale per l’umanità, ma “per me”, chiunque io sia, conosce la
mia storia, le mie inquietudini, i miei pianti più segreti e in conseguenza
segue attentamente ME personalmente. Perciò credo che qualunque cosa mi succeda,
non solo Dio lo veda, ma si stia organizzando perché ogni cosa vada a posto e
che tutto serva per rendere la mia vita sempre più vivibile nella gioia e nella
pace. Credetemi è diverso. Se si vive con questa fede, si appende la propria
anima sensibile all’asta dell’amore di un Padre mille volte più attento di un
meraviglioso padre terreno.
Allora nasce in noi una quiete molto simile alla quiete
dell’Eden, quel giardino sognato per noi dal Creatore: un luogo colmo di
semplice bellezza dove la vera gioia proviene da un Dio che passeggia per mano
con noi poggiando i piedi così vicino ai nostri da scorgerne i suoi. In una
condizione di dolcissima intimità. Quell’intimità che Lui và cercando da tempo
immemore, da quando a Mosè disse “levati i calzari, perché questo è luogo sacro”…”Levati
i calzari”…sta col tuo piede nudo sulla mia terra, dove sto io. E sii te
stesso, non voglio neanche una suola di scarpa fra te e Me!...ecco cosa ci dice
Dio!
Dovremmo essere felici come quando da bambini correvamo
nella stanza dei genitori e tolte le scarpe saltavamo sul lettone matrimoniale
ridendo per niente. Ecco cosa vuole Dio.
Se questa è la mia asta, non mi turberò ad ogni piè sospinto!
Se sono quel bimbo senza scarpe che tocca il letto di Dio Padre, anche se mi
passeranno avanti in una fila al supermercato, non mi sentirò talmente ferita
da farlo pesare anche a chi non è colpevole del mio disguido, ma anzi avrò una
parola di pace a chi di pace non sembra averne.
Se sto al sicuro nella stanza del Padre, non mi sentirò
vittima delle circostanze neanche dovessi vedere davanti ai miei occhi malattia
e morte perché so bene che ciò appartiene alla vita e si trasformerà in un
sommo bene per me. Non sentirò la necessità di farmi commiserare come se quello
fosse un mio diritto, perché avrò dentro il sorriso rassicurante di Dio che
ripaga di più di un umano cordoglio.
Sarà una sciocchezza, ma posso testimoniare con fermezza
che la mia gioia interiore è cresciuta in modo direttamente proporzionale con l’aver
sperimentato la sofferenza. E’ vero: fa paura soffrire, e la tela della
bandiera sbatte su se stessa; ma il Padre lo sa più di me, e mi restituisce la
quiete in fretta ricordandomi che non gli passa neanche per la testa di lasciarmi
sola.
La vita spesso fa paura, ma diventa davvero uno sgomento
non trovare l’appoggio del fratello che viaggia con te in questa barca scossa
dai flutti. Il viso degli altri deve essere un raggio di luce riflessa dal
Padre e non un cunicolo scuro di buio e fumo.
Recuperare la propria quiete, il proprio Eden è sempre
possibile ed è auspicabile perché significa rendere il mondo un tantino
migliore.
La pace sia con voi!
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