Com’è
fuorviante il ragionamento logico razionale se è applicato alle cose di Dio. Mi
viene da dire che è come cercare di usare una zappa per scrivere o un guanto da
pugilato per lavare i piatti.
Gli oggetti
che lo stesso uomo ha inventato per rendersi la vita più semplice o per
proteggersi e quindi farne cose buone, divengono dannose, assurde e ridicole se
usate fuori dal loro proprio contesto.
Usare il
ragionamento logico per interpretare Dio è erroneo e in certi casi dannoso,
perché porta a conclusioni talmente sbagliate che potremmo farci un’idea fuori
luogo del Padre. Questo avviene perché tentiamo di servirci di un attrezzo
terreno, perciò inappropriato per studiare le cose del Cielo.
Si potrebbe concludere
che ciò significhi omettere il “bene dell’intelletto” per contemplare Dio.
Facendo la parte degli stolti, ma non è affatto così.
E’ che il
ragionamento logico-matematico, pur essendo grandioso e di enorme utilità ha un
suo limite ben preciso e rigido. Possiamo arrampicarci fino alle derivate e
agli integrali e andare oltre in peripezie mentali acrobatiche sempre più
cervellotiche e complicate ma 1+1 farà sempre due e le dimensioni sull’asse
cartesiano, come anche nel nostro spazio terreno, saranno sempre tre: altezza,
larghezza e profondità. Non metteremo mai in discussione queste realtà.
Eppure Dio
conosce la quarta dimensione, quella che per la logica è impensabile e
indefinibile. La mente si rifiuta persino di fermarsi a pensarci. Mentre lo spirito
e il cuore (assai più celesti della mente) percepiscono che ciò è vero. Pur non
sapendo dare una spiegazione.
Quello poi
che si percepisce per fede, non è assolutamente meno vero di un integrale tanto
studiato e sviscerato nei suoi perché. Anzi, è più vero, duraturo e utile alla
mia esistenza quotidiana di un’espressione algebrica.
Tralasciando
che la capacità di svolgere un’integrale non mi farà guadagnare il Cielo,
mentre la capacità di perdonare anche quando non è più umanamente giusto o
“logico” farlo, quella sì: mi porterà in Cielo. Solamente che riguardo a questa
seconda opzione non sarò in grado di scrivere un trattato, non ne discuterò una
tesi né tantomeno lo dimostrerò alla lavagna, perché ciò che ho compreso, l’ho
compreso con lo spirito e la ragione non me ne darà ragione!
Da questo
discorso non ho omesso la mia mente, né le mie conoscenze umane, anzi me ne
sono avvalsa come potevo perché sono cose buone. Stare con Dio non significa
diventare ebeti.
Significa
semplicemente far passare avanti lo spirito, cedergli il passo sulla soglia
della porta e mettere la ragione e la cultura al suo servizio e non viceversa.
Prima il Cielo, poi la terra a sgabello dei piedi di Dio. Uno sgabello utile e
comodo, ma sempre sgabello e non trono.
E’ come
guardare le cose che ci accadono sulla terra come stessimo seduti su di una
nuvola già accanto a Gesù: guardare la terra dal Cielo e non il Cielo dalla
terra. Sono prospettive diverse con visuali differenti.
Da Lassù
capiremo per esempio che anche il male che ci capita è un gradino in ascesa
sulla scala che dalla terra corre verso il Cielo. Da Lassù capiremo che esiste
la quarta dimensione, ma non chiedetemi “come”.
Profondo...e brava Paola.
RispondiEliminaAnt
Grazie Antonio! Contenta che ti sia piaciuto! A presto amico!!
RispondiEliminaPaola
Excelente planteamiento, como medir algo que viene de Dios....Es inmensurable. ;)
RispondiEliminaMui feliz por su comentario! Dios seja con vos siempre! (desculpe mi espanol mui feo!)
RispondiEliminaFeliz Pascoa
Gracias a usted Sra. Paola,,,,la invito a mi blog www. consultoresramp.cu.cc Saludos desde Venezuela ;), Chaoooo
Elimina