C’è una soglia fra la vita e la morte, che è meno di un
passo, appena oltre il muro, nel gradino sottostante. Mentre cammini, mentre
ancora stai salendo le scale, mentre stai
chiacchierando o canti una canzone che danno alla radio dell’auto. Un
passo silenzioso che ti trasferisce dalla vita alla morte, così improvviso da
non poterlo sospettare, prevedere o sentire.
Un attimo prima hai tutti i giorni davanti e ti permetti di
scegliere fra mille progetti. Un attimo dopo…il tempo è finito, si è ristretto
in un lampo e fai i conti col “finito” tu che ti reputavi “infinito”.
Basta una diagnosi incerta, un sospetto di malattia e ti
ritrovi in una cella con mura troppo vicine e giorni troppo corti.
Allora ti volti a guardare, fermo sulle scale, attonito, il
gradino appena salito e quasi non te ne vuoi allontanare. Eppure era un momento
qualsiasi della tua recente ex-vita…quella piena di “faccio questo” e “faccio
quest’altro”. Ti accorgi che eri felice con tutti i tuoi guai, perché eri
incoscientemente infinito.
Fermo, senza poter né scendere né salire per non mandare
avanti quella vita “finita”…come su un piedistallo…un podio poco ambito, guardi
tutti gli altri che pensano ancora di avere tanto tempo. Alcuni sparano giudizi
e false sentenze sul non farsi ingannare, sul non essere troppo buoni, sul
trattare male chi ti tratta male, sul voltare le spalle a chi se lo merita.
Altri si lamentano del tempo, del lavoro, di questo e quest’altro. Un po’ come
tutti, ingenuamente scontenti.
Alcune lamentele sono vere, sono gravi, sono sintomo di
reali sofferenze dell’essere umano e le comprendi e condividi. Ma altre sono
improvvisamente scese nel tuo cuore a nulla e quasi nulla, in una sorta di nuovo
potere, acquisito dal tuo aver passato la soglia e le labbra si muovono da sole
pronunciando una frase: “Amatevi, sempre, perché solo questo resterà!”. Non
resterà quanto sei stato furbo con l’altro, non resteranno le rispostacce, non
resteranno le tue spalle voltate a chi secondo te se lo meritava. O meglio
resteranno sì: nel tuo cuore come una spada a dirti “Perché l’hai fatto?”. Ciò
che resterà a consolarti saranno i sorrisi immeritati, i perdoni dati, il tempo
trascorso per terra a disincastare un pezzo di Lego che serve a tuo figlio
mentre tu avevi altro da fare. Rimarrà quel giorno che hai mollato tutto per
passeggiare al primo sole di primavera con tua figlia; o l’abbraccio a quella
persona che ne aveva bisogno ma non osava chiedere. Queste cose balzeranno di
fronte a te come lampi di luce in un momento buio a ricordarti che in effetti
sei davvero un essere “infinito ed eterno” perché figlio di Dio, perché l’amore,
come Dio muore solo per risorgere.
Ecco che allora, dopo la soglia, puoi di nuovo respirare,
vedere i prati assolati davanti a te spaziare fino all’orizzonte. Puoi
camminare ora…fare l’altro gradino perché la croce è solo una porta aperta
verso una resurrezione che potrebbe avvenire dopo la morte corporale o anche
prima di questa…non importa. L’importante è che sia là davanti a brillare con
vesti bianche. E ricordiamoci che risorge l’amore…quello che abbiamo amato.
Perciò rimpinziamoci i giorni di occasioni per amare..i meritevoli e gli
immeritevoli e lasciamo stare discorsi vuoti e qualunquistici . Noi non siamo “chiunque”…noi
siamo figli di Dio..fratelli di un Uomo che è entrato nella soglia della morte
per sconfiggerla..e lo ha fatto per Amore.
Utilizziamo bene la nostra vita: risorgiamo in ogni istante,
con un sorso d’amore tre volte al giorno prima e dopo i pasti.
Saremo… Coscientemente Infiniti.
Paola Buccheri
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