Le “prove della fede” hanno una connotazione negativa, ma in
realtà non sono altro che delle puliture della nostra fede. Come se la fede
donataci da Dio fosse una pepita d’oro tutta ricoperta di altre rocce e
impurità: i nostri pensieri, i giudizi, il carattere, i difetti, le nostre
convinzioni errate su cos’è il bene per noi.
La prova è un fuoco divino acceso sotto la pepita, che ne
scioglie parte dei detriti.
Pensavi che aver fede in Dio fosse che tutto doveva andar
bene sempre, invece ti accorgi che può anche andar male. Ma se rimani
aggrappato con tutte le tue forze alla fede durante la prova seguitando a
pensare che Dio ti ama, cominci ad accorgerti degli aiuti che ti arrivano per
sorreggerti e crescere. Comprendi che non sei solo e che niente accade senza
senso, solo per farti male.
Col tempo, tramite le prove e la preghiera costante, la
pepita si pulisce e raffina sempre più.
Divieni più scaltro e non ti terrorizzi a ogni minimo evento
contrario. Ora sai attizzare l’orecchio in fretta e sei più attento con lo
spirito, riuscendo a formulare un pensiero: “Se questo mi accade, deve essere
per un bene che io ancora non vedo e non conosco.”
Affini la sensibilità e scopri forme di bene che tu non
avresti mai definito tali in passato.
Quando mamma non risaliva dall’operazione e la tensione era
ormai salita alle stelle nell’attesa lunghissima, dopo aver tanto pregato, ho
cominciato a pensare: “Qualcosa non mi torna. E’ tanto che sono qui e non può
essere che sia solo per farmi preoccupare; forse non ho ancora capito il motivo
della mia presenza in questo luogo e perché ho tanto tempo a disposizione. So
che non è per agitarmi. Deve essere per un bene maggiore.”
Questa, forse, è stata la preghiera più gradita a Dio perché
è stata esaudita immediatamente: una signora sofferente nel letto di fronte a
quello di mamma, mi ha chiamato implorando un po’ di compagnia. Era sola al
mondo e non ne poteva più di stare al buio con i dolori che si ritrovava. Mi
sono seduta accanto a lei, ho ascoltato la storia della sua vita, le ho parlato
del valore della sua sofferenza, le ho parlato di Gesù, l’ho bagnata con
l’acqua di Lourdes e le ho strappato un sorriso. L’ho accarezzata perché sapevo
che nessuno lo faceva da tanto tempo. E il mio cuore ha trovato riposo.
Allora ho compreso: “Ecco perché sono qui! Ecco cosa si deve
fare nella vita! Cosa è davvero utile!”
Io avevo avuto l’onore di essere chiamata a farlo!
Quando l’affanno della vecchietta s’è cominciato a quietare
è arrivata mamma dalla sala operatoria, non prima!
Quindi ero lì per quel gesto: a Dio serviva una mano per
fare una carezza.
E ciò era contemporaneamente il bene della signora sola e il
mio bene. Questi sono i capolavori di Dio che a uno sguardo distratto
potrebbero sembrare semplici prove di fede.
La pepita si è un po’ pulita da allora e ora so con certezza
che qualunque cosa accada di spiacevole non è perché lassù c’è un Dio sadico
che si diverte a infliggerci terribili sofferenze, ma perché c’è un Dio buono
che preferisce morire di dolore Lui stesso che punirci e che ci vuole invece
far scoprire quanta bellezza c’è nella vita se sai guardare attentamente.
Quanto amore si può dare e ricevere se solo ci spostiamo
dalle nostre fossili idee di “bene” e prendiamo dal cuore la nostra preziosa
pepita di…fede!
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