Perché in
genere mi attirano di più i personaggi considerati “cattivi” in una favola? Me
lo sono chiesto spesso. Eppure la cattiveria non mi attira per niente, non ho
alcuna simpatia per coloro che, ignorando i sentimenti altrui, se ne vanno in
giro calpestando il prossimo in ogni modo possibile.
E perché mai
i considerati “buoni”, gli eletti dal narratore come anime candide e
irreprensibili, non mi destano un particolare interesse? Eppure sono
assolutamente dalla parte di chi ama il bene.
Non so se a
voi capita. Ci ho meditato un po’ alla luce della preghiera, per non dover
subito concludere che sono un essere perverso e segretamente perfido!
Secondo me
il cattivo, se siamo onesti con noi stessi, ce lo sentiamo più vicino, più
somigliante. Nelle favole si esagera a dismisura perché è come se questi fosse
un concentrato di tutti i difetti umani possibili e immaginabili, senza speranza
per essi di far entrare uno spiraglio di Luce nelle loro anime. Sono “cattivi”
per eccellenza. Hanno preso su di loro tutto il buio possibile che circolava
nella favola e se lo sono arrogato per consentire alle anime buone di essere
splendenti come astri.
Sono il nero
in un quadro che si pone per dar contrasto a una gerbera bianca.
Ecco già
emergere un primo motivo per cui un cattivo attira la nostra attenzione: la
pietà. Perché mai a un essere sbagliato non si concede la possibilità di avere
un po’ di luce per redimersi?
Il cuore di
chi crede in un Padre Buono e misericordioso grida vendetta! Si desidera
incoscientemente o forse anche coscientemente che per un’anima in errore o
fortemente in errore ci sia la possibilità di trovare la pace nel bene.
Abbandonando quel continuo tribolamento che c’è nell’arrovellarsi tra vendette
e azioni scorrette.
Nella
realtà, grazie a Dio, tutti, anche quelli di noi più distrutti e spiritualmente
in errore…abbiamo una mano vicina tesa che è quella del Padre. In attesa di
sentire la nostra che si appoggia a Lui...così potrà strattonarci fuori dal
buio.
Il cattivo
nelle favole, inoltre, è sempre “trattato da cattivo”. Ecco un motivo per cui i
cosiddetti “buoni” ci risultano meno attraenti: Sei un buono e neanche tu porti
luce là dove serve?
Purtroppo
trovo che questa sia una delle note dolenti di chi crede in Dio: l’essere figli di Abramo,
come dice Gesù, non fa di noi dei Santi. Automaticamente invece, capita di
pensare o forse solo di mettere da parte nell’inconscio l’idea che “siamo dalla
parte giusta: dei buoni”. Ciò, ci da un erroneo senso di raggiungimento del
fine, mentre in realtà non siamo che all’inizio di un cammino, con davanti a
noi innumerevoli avversità e attentati al nostro candore.
In fondo
basterebbe fare come dice Cristo: “Fate come me che sono mite e umile di cuore”.
Sono convinta che questo sia il grande segreto della santità. In genere Gesù ha
poche parole da dirci, ma preziose e pesanti come lingotti di oro massiccio.
Umili…non
che si umiliano, è diverso. Poveri di spirito. Persone che hanno uno stretto
contatto con la loro anima e ne conoscono gli angoli più scuri e tutte le
potenzialità sia ad essere buoni che ad essere cattivi e ne tengono conto.
Tenere conto della propria capacità di fare del male, non è essere cattivi e sapere
del bene che potremmo fare, non è essere buoni…è essere intelligenti e umili.
Significa valutarci con onestà e decidere di usare il tutto come un’arma a
proprio favore per tenersi con le braccia strette attorno al Legno di Gesù. Dei
tralci su quella Vite.
Guardando il
quadro generale, il cattivo che sa di essere cattivo, ma sa che non c’è un “autore”
di un libro, ma esiste un “Padre Misericordioso”, è un’anima a terra che però
guarda al Cielo e sa che il percorso è lungo, ma con la Luce di Dio può salire.
Il buono che
crede di essere buono, non cammina e non aiuta a camminare, se non porta al
prossimo la Luce del bene, porta solo altra disperazione e angoscia creata dal
proprio atteggiamento, a chi già si sente nel buio e non trova un pensiero
felice. Alle volte chi ha scelto il bene si dimentica che non si tratta di far
sfoggio delle proprie buone azioni, ma accendere una luce dentro a chi crede
che la luce non esista più.
Non dico che
non esistano buoni o che i cattivi siano in gamba. Dico che se devo scegliermi
un ruolo, un po’ per gioco e un po’ no, voglio essere la Regina Cattiva, consapevole
però che non esiste un autore a dettar legge sul mio cammino, ma un Padre Buono
che mi tende la mano e mi chiede di andare da Lui. Perché voglio avere uno
straccio di probabilità per essere soltanto ….una regina nel Suo cuore.
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