Ora di catechesi. Ho davanti una ragazza di circa trenta
anni e le sto parlando dei 10 Comandamenti. Mentre mi sforzo di spiegare nel
modo più chiaro e solare che “Non dare falsa testimonianza” non è una negazione
della mia libertà di parola bensì la scoperta di non essere più schiavo delle
mie bugie e perciò di vivere libero e felice…ecco vedo accendersi una nuova
luce sul suo volto. Non aveva mai fatto quell’espressione, non aveva mai
sorriso in quel modo, mai avuto tanta dolcezza nello sguardo.
E’ arrivato!! Lo Spirito Santo è giunto fino al cuore e lì
ha acceso un fuoco inestinguibile che persino io vedo bruciare dentro di lei e
che sta alimentando il fuoco che arde in me.
Mi commuovo. Quasi si spezza la voce mentre mi accingo a
spiegare il prossimo comandamento…ma proseguo più felice.
La sera stessa, già a letto nel buio della mia stanza,
pronta a riposare, mi tiene sveglia un battito inusuale del mio cuore: rivedo
il viso della ragazza e lo sfavillio dei suoi occhi; poi ripenso a momenti
simili con gli altri ragazzi che seguo e mi sovvengono tutti gli istanti in cui
qualcosa è cambiato e il loro sguardo era simile a un bambino che ascolta il
padre dire: “E’ arrivata l’ora di giocare insieme tu ed io”; come avessero
scoperto che le loro speranze stavano per realizzarsi.
“Com’è buono Dio!”-sussurro al buio.
Abbiamo la capacità di accendere l’ardore per il Signore e
di goderne il calore, eppure siamo piccoli e imperfetti come dei ritagli di
stoffa irregolari che da soli non servono a molto, ma uniti agli altri formano
un allegro patch-work a comporre una copertina calda per qualcuno che ancora
non conosco. Don Bosco diceva che “ il Signore ci ha messo al mondo per gli
altri” e siccome ci ha creati per la gioia, è evidente che vivere per gli altri
significa essere davvero felici. Questo è il senso della vita in fondo.
Ho capito che si può amarsi tutti pur essendo tutti diversi
fra noi: è vero; ma solo attraverso Dio, grazie al collante dello Spirito Santo
che è il fuoco dell’amore divino, vivo in ognuno di noi: occorre solo scoprirlo
e aiutare il prossimo a fare altrettanto. E l’amore divino non guarda la
simpatia o meno dell’altro: quelle sono cose che si consumano e finiscono.
Fino a qualche mese fa non conoscevo nessuno dei ragazzi che
sto preparando per la Cresima, oggi, pur non sapendo quasi nulla delle loro
vite, li sento come dei parenti che non mi avevano ancora presentato. Mi sembra
di conoscerli da tanto e trovo ovvio amarli.
Non c’è nulla di “naturale” in tutto questo, è tutto
squisitamente “soprannaturale” e causa di immensa gioia.
Quel rovo ardente che Mosè incontra nel deserto, non si è
mai spento. Quando credi di essere solo, nell’arsura e di respirare solo la
sabbia soffiata in faccia dall’indifferenza delle persone che attraversano
correndo di fretta la tua via, ecco che se ti fermi a parlare con Dio, capisci
che sei tu il primo a dover uscire dalla tua tristezza e parlare di Dio al
fratello. Così vi scalderete entrambi a un tepore che non consuma, non si estingue
e che contagia gli altri. Scopri la tua gioia in fondo allo sguardo dell’altro
che è figlio di Dio come te e sempre sarà…per quello lo ami e ti ama. Per questo
non finirà.
Questa gioia si può sperimentare già in questo mondo, ma non
è proveniente da questo mondo perché è inattaccabile: è il Regno di Dio che è
già in mezzo a noi.
Vi prego fermatevi a guardarlo: è bellissimo, “gustate com’è
buono Dio”!
….Restiamo collegati
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