La povertà è la nostra vera ricchezza.
Sembra una stupidaggine, sembra che io mi sia messa a
parlare come un filosofo che sposta le parole come quando si gioca a Scarabeo.
Sembra una vuota assurdità. Invece è solo una sintetica conclusione di un
pensiero che ha dentro una quantità infinita di motivazioni.
Mi sono accorta che quando in casa ho niente e poco per
organizzare un pranzo, riesco a inventarmi cose meravigliose, ricette
nuovissime e gustose. La fantasia si potenzia per ricavare molto dai pochi
ingredienti che mi ritrovo davanti.
Quando invece c’è una vasta gamma di prodotti nel
frigorifero e nella credenza, è come se la mia mente si mettesse a sedere e non
provasse gioia nel decidere cosa preparare. Non c’è gusto!
Lo stesso avviene nei lavori artistici tipo maglia, cucito o
uncinetto. E’ veramente singolare, ma la mia creatività s’innesta quando il
filo non è sufficiente per nulla, o la stoffa non basta in alcun modo per la
realizzazione di un qualsiasi lavoro. Immediatamente eccomi inventare cuscini
coloratissimi con alternanze di fili e tovagliette cucite col metodo del patchwork
inglese che pur essendo laborioso produce risultati di grande effetto con poco.
Quanto tempo passo a guardare il risultato del mio lavoro! Nessuno da un’uguale
soddisfazione: aver tirato fuori dal niente un capolavoro.
Da bambina poi non avevo i giocattoli che i nostri ragazzi
hanno oggi. La mia Barbie era una persona solitaria che soffriva anche del
grande handicap di non poter piegare le ginocchia poiché era un modello più
semplice della “classica” e mi era stata regalata da mia sorella maggiore che
non aveva molte risorse finanziare a quindici anni! Eppure la mia “lignea”
Barbie era davvero uno dei miei passatempi preferiti e quando su Topolino
vedevo la pubblicità della “Casa di Barbie”, non ero colta da tristezza o
invidia perché non la possedevo, bensì da un immediato desiderio di
costruirmela con le mie mani. Allora mi procuravo uno scatolone e passavo
interi pomeriggi a far lavorare le cellule grigie per capire come applicare l’ascensore
e come fare i mobili. Quello era il gioco! Inventare, creare dal poco, mettere
tutta l’arte, l’intelligenza e l’entusiasmo per “far nascere la gioia”.
Scoprire che sapevo fare delle cose nuove. E poi restare a rimirare orgogliosa
e sorridente quella casa di cartone con un obbrobrio di ascensore che però
saliva e scendeva davvero!!! Che soddisfazione. Non desideravo comprare alcuna
casetta per la mia bambola, perché io ero in grado di farmela da sola. Non l’avrei
mai scoperto se invece l’avessi avuta!
Credo che il non avere che le proprie mani e la propria
intelligenza sia il modo migliore per scoprire che si è felici! Davvero la
povertà è una ricchezza.
Lo è in ogni caso. Perché la persona povera deve per forza
mettere in atto tutta le sue potenzialità. Se lo fa serenamente, incontra e
conosce la sua forza e scopre che la vera ricchezza è situata in se stessa. Di
conseguenza diventa una persona irrimediabilmente felice e serena. Che non ha
bisogno di invidiare niente a nessuno e non si sente mancante di qualcosa ma in
possesso di un grande dono.
Mi chiedevo infine il “perché” di tutto ciò: perché sentirsi
felici di crearsi le cose dal poco, perché scoprire la gioia e la ricchezza
nella povertà. Ecco io credo fermamente che questo sia un altro segno che siamo
figli di Dio.
Innanzi tutto perché Dio è intelligente e artista ed è l’Unico
che crea addirittura dal nulla: noi, a immagine e somiglianza Sua, proviamo una
gioia soprannaturale nello scoprirci Figli di Nostro Padre, creando con poco.
Inoltre senza molte cose intorno a noi, siamo costretti a
entrare nel profondo di noi e scoprire uno Spirito divino che ci riempie la
vita. Non sono le cose che ci colmano di gioia….ma è lo scoprire che anche
senza “cose” io ho dentro di me lo Spirito Santo che mi fa compiere meraviglie
e non mi lascia mai da solo. Essere poveri…ci costringe a scoprire….che siamo
ricchi!
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