Ho letto su una di queste frasi che circolano su internet che far uscire il proprio dolore alle volte può aiutare a non far scoppiare il cuore e magari a rendere il tutto più sopportabile senza finire col cuore indurito. Ci ho riflettuto e credo proprio che sia vero. Così stasera, differentemente da tutte le altre volte che ho scritto su questo blog, voglio tirare fuori il mio dolore.
Sono costretta a prendere atto che alcune persone si sono approfittate della mia bontà e buona fede e mi hanno trattata in un modo che certamente non induce a sentirsi amati. Ma tutt'altro: rifiutati.
Nella mia abitudine a voler giustificare e guardare al lato positivo degli altri, capisco che ciò è stato fatto per motivi precisi che non vertono a farmi volontariamente del male, si tratta di comportamenti egoistici e di chiusura verso il prossimo. Quindi diciamo che "li giustifico" ma resto lo stesso attonita e basita.
Davanti al dolore della vita, alla morte, alla malattia, in genere l'essere umano si ferma a riflettere su cosa conta e cosa no. A me perlomeno capita. E di sovente gli avvenimenti tristi mi inducono a pensare che le cose che hanno davvero importanza sono poche e sono a portata di realizzazione di tutti: usare il tempo per amare, per sorridere, per architettare la felicità propria e degli altri, senza risparmiarsi. Sicuramente non sono sempre capace di agire con perfezione, ma lo sforzo è costante...forse perchè di brutte fini "evitate" per un pelo, ne ho viste tante nella mia vita.
Ora, vedere che di fronte a eventi che rammentano quanto sia fugace il tempo e quanto siano inutili molte delle cose che ci preoccupano...mi rattrista ancora di più dell'evento triste. Mi spiego?
In questa constatazione di essere rifiutata e non amata, mi nasce comunque in cuore un pensiero assolutamente avulso da rancore: che lo sforzo immane che si fà nella vita per essere buoni e umanamente "divini", quello sforzo che alle volte pare essere totalmente inefficace, la solita lotta contro i mulini a vento....invece produce dei frutti inaspettati che emergono proprio in queste difficili occasioni: non sentire rancore, pur non capendo e non condividendo le idee degli altri; per non parlare della immensa pace che proviene da un profondo inperscrutabile e inspiegabile; pace che resta ferma pur dentro il dolore. L'idea che quella è la presenza di Dio.
Ecco, questa è la mia esperienza colma di tristezza eppure colma di pace. Una pace non certo di questo mondo.
Buona serata a tutti
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