“L’uomo ha bisogno di condividere il pane”.
Dio ci ha messo dentro una fame insaziabile della sua
Parola. Sono giorni che medito su questi argomenti e ora, alla luce della
contemplazione, tutto si mescola e miracolosamente i pezzi occupano il loro
posto collimando in un perfetto discorso conclusivo.
Non posso togliermi la fame di Dio e d’amore, perché è Lui
stesso che me l’ha messi dentro affinché io non smetta mai di cercarlo e
anelare a Lui.
Inoltre l’amore ha per sua caratteristica la mobilità, cioè
non può starsene in un cuore senza voler uscire, migrare verso un altro cuore.
L’amore non sta zitto senza far niente; esso comporta l’azione d’amare,
altrimenti perde senso. Non è un oggetto inanimato, ma un Chi.
Questo fenomeno del “movimento” si può vedere anche nel bisogno
di condividere il pane: c’è una differenza fra il mangiare insieme e il
consumare un pasto in solitudine. Anche fosse un identico pasto, mancherebbe
comunque un ingrediente: l’amore.
Il pasto consumato da soli ci alimenta ugualmente, ma in
compagnia mi nutro anche di cibo “umano”. Mi spiego: noi siamo fatti di corpo e
anima strettamente uniti in un solo essere vivente e se mi cibo da solo,
persino il corpo sente di non essere soddisfatto. Manca il cibo per l’anima a
rendere nutriente il mio pasto. Per sentirmi ben nutrito devo avere per pranzo
cibo e amore.
Questa è una necessità spirituale che non si può sopprimere
e tanto meno combattere.
Allo stesso modo, se porto dentro me l’amore che mi dona
Dio, ho necessità di condividerlo: darlo e riceverlo in un salutare intercambio
vitale. Se per qualche motivo non mi riesce di condividere, vivrò in una sorta
di dolore continuo, di digiuno forzato.
A un figlio di Dio, non basta dare, deve ricevere ogni
tanto, non c’è niente da fare. Lo sappiamo, però, che in questa vita spesso
capitano situazioni di digiuno; per questo Gesù rianima con “Beati gli affamati
perché saranno saziati”. Un giorno, da Lui. Sì: anche questa fame insaziabile è
una beatitudine.
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