Meno si ha, più poveri si è, e più acquistano valore le cose
che si hanno. Se per esempio si è soli e senza amore, ricevere una carezza è un
bene prezioso più di ogni altro. Di ciò siamo grati alla persona che ce la fa e
a dio ma credo, nonostante tutto che non abbiamo un’idea chiara di tutto il
bene che Lui ci riversa nelle mani.
Mi spiego: se siamo molto ricchi di qualche bene (materiale
o spirituale) siamo anche molto ciechi e molto ingrati e quando Dio ci concede
una “cosa” di valore 10, a noi sembra che valga 1. Se siamo un po’ meno ricchi
di quel bene e ci viene donata la stessa “cosa” da Dio, essendo divenuti meno
ciechi e più misericordiosi, riconosciamo un valore 5. Questo perché la
povertà, come una carta vetrata, ci ha pulito da un po’ del nostro egoismo
attraverso la sofferenza, portando via un po’ di sporcizia dalla nostra anima.
Se diventiamo ancora più poveri di quel bene, il valore della “cosa” donata dal
Padre, aumenta e si avvicina al suo valore reale. Ma sono convinta che comunque
noi vedremo sempre un 9 e mai il 10 che vale.
Potrò però capire che il valore di quella carezza non è un
valore relativo, bensì assoluto. Cioè: non ha un certo valore solo per me, ma
per tutti. Insomma sarà come l’oro e non come una moneta. L’oro, infatti, al
grammo vale la stessa cifra per tutto il mondo e il suo valore è sempre in
crescita perché sempre più raro. Le monete, invece, sono tante e il loro valore
è diverso a seconda del tipo di moneta e a seconda del paragone che si fa con
le altre monete. E in genere si svalutano.
C'è oro e................. |
In pratica, pian piano ci si rende conto che ciò che più ti
manca (per es. l’Amore) ha un valore assoluto per tutti ed è un valore che
cresce continuamente. Perciò darò le mie carezze ai fratelli con una
consapevolezza e generosità maggiore perché ho capito quanto faccia soffrire il
non averla.
Nella povertà si diventa capaci di grandi generosità e
perciò ricchi d’amore da dare. Nella mia povertà, trovo la mia vera ricchezza,
quella che nessuno mi può portare via perché sgorga dal mio dolore. Esce dal
mio cuore e dalla bontà di Dio che fa nascere fiori dalle pietre. E’un grande
miracolo.
Ecco in cosa consiste la beatitudine dei poveri di spirito!
Ecco perché Gesù ama la povertà: perché tolto tutto ciò che pensavi d’avere,
trovi molto di più, trovi un tesoro inestinguibile e inestimabile. Di essi,
infatti, è il Regno dei Cieli: tutto un regno in regalo. Un regno celeste che
contiene tesori celesti, tesori appartenenti al Re: a Dio. Tesori quali la
bontà, l’amore, la misericordia, la pazienza, l’ascolto, la comprensione.
Ma non basta ancora, perché Gesù afferma “di essi è il regno
dei Cieli”… “è”, non “sarà”, lo è già perché tali tesori scendono nel cuore di
questi poveri che scambiano così la loro povertà con la ricchezza del Padre: lo
Spirito Santo.
Questa è la beatitudine. Essa è ciò per cui siamo stati
creati e della quale ci siamo privati da noi stessi. Più sappiamo obbedirgli,
più la recuperiamo.
La strada della beatitudine è una strada che non
riconosciamo facilmente perché pensiamo che essere beati sia una cosa soave
alla quale si accede per una via, tutta liscia. In realtà è una strada scomoda
che non prendiamo perché tratti in inganno dai nostri pensieri. Basterebbe
invece pensare a quando riusciamo a riposare bene la notte: cioè dopo una lunga
giornata di lavoro e sudore. Ecco che poggiare la testa sul cuscino è un
momento di beatitudine e di vero riposo. Si riposa dalla stanchezza del giorno.
Così credo che la beatitudine sia la naturale conclusione di
una strada scomoda e faticosa, dove la più grande battaglia è contro se stessi
e la propria difficoltà a fidarsi delle parole di Gesù.
...oro......chi brilla di più? |
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