Otri vecchi
col vino nuovo…e gli otri si rompono e il vino si perde. Entrambi perduti. Gesù
rinnova sempre e ci riempie di vino nuovo e più buono, ma noi siamo contenitori
vecchi, usati, logorati da una mentalità vecchia e la Sua parola nuova, fresca
e giovane si perde: esce da tutte le crepe dell’anima e se ne va.
Mi devo fare
otre nuovo per accogliere il vino nuovo. Non è solo Gesù che mi deve portare la
“novità”: sono anch’io che mi devo far pronta ad accoglierla, facendomi nuova,
senza cercare di adattare il nuovo che Lui mi dice alle mie vecchie idee.
Nel Vangelo
questo brano è messo a proposito della non necessità per i suoi discepoli di
digiunare. Si rivolge ai farisei, vecchia leva di sacerdoti estremamente
attaccati a leggi umane molto antiche comunque costruite sulla Legge di Dio.
L’atteggiamento
farisaico è di grande rigidità e la novità arrecata da Gesù riguardo al digiuno
non è vista di buon occhio da loro. Come loro, anche noi siamo spesso attaccati
a simboli e segni nella vita religiosa, tanto da perdere di vista la freschezza
della parola di Gesù che Lui ci propone sempre nuova e più bella di prima.
Il danno che
ne deriva è che perdiamo il vino di Dio: non capiamo niente di nuovo. Fino a
perderci anche noi nella routine dei nostri pensieri avvertendo solo vuoto:
siamo quattro cocci buttati per terra! Forse quando ci si sente a pezzi, è
questo che accade, che abbiamo lasciato colar via la parola di Dio da noi.
Per farmi
otre nuovo basta che io lo voglia. Devo dire a Gesù: “Voglio capire, voglio ricordare
ciò che mi dici, voglio vivere ciò che ho capito, voglio essere più che
apparire.”
Nel mondo
dello spirito non ci sono musei perché Dio fa sempre nuove tutte le cose ed io
mi devo lasciar rinnovare da Lui. Non ci si volta a guardare i cocci, perché
quel mondo ha una mentalità diversa da quella terrena. La storia del cammino
della propria anima verso Dio, deve essere solo un tracciato, dove ogni passo è
più in alto dell’altro e quelli dietro solo dei momenti in cui sapevo “meno”.
Non posso tornare a essere qualcosa “di meno”se Gesù sta versando in me
qualcosa “di più”.
Era giusto e
utile essere un otre così come lo ero tempo fa, ora il contenitore deve
cambiare e ingrandirsi per accogliere questo qualcosa di più. E’ un continuo
evolversi in meglio andando a perfezionare anche le cose buone che già sapevo,
in cose migliori.
In realtà
questo evolversi dell’otre non è perché Dio cambia (Lui è sempre uguale a se
stesso), ma perché nel tempo si diventa più “capaci” di Dio e se non mi amplio,
è solo perché sto comoda dove sto in quel mio mondo dove c’erano delle regole
ben precise e non mi va di sconvolgere la mia esistenza per accogliere il “di
più” di Dio.
Il vero
cristiano dovrebbe essere un “Progressista Spirituale”. Invece alle volte
sembriamo proprio delle mummie che non sanno raccontare con parole nuove e
sempre “più” belle quanto Gesù ci ama.
Eppure il
vino nuovo ci viene elargito dal Cielo in abbondanza!
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