Gesù mi ricorda che Lui è stato l’incompreso per eccellenza.
Quante volte ha parlato, fatto miracoli, amato, e nessuno ha capito? Eppure ha
continuato il suo operato.
Quando l’incomprensione è tanta che sembra poterci affogare,
non si trovano le parole adatte, forse perché non ci sono o perché è inutile
dirle. Che cosa potrebbe convincere un cieco o un sordo? Non ci sono parole,
non c’è qualcosa da mostrargli. Posso ancora abbracciarlo per fargli sentire
l’amore, ma se il suo cuore non è semplice, non potrà accogliere neanche
quello.
Gesù ha vissuto tanta incomprensione forse anche per poter
consolare gli incompresi di ogni tempo. Perché non ci sentissimo soli e
abbandonati. Tener presente che anche Lui ha passato questo, è, come per
l’Eucarestia, un “memoriale” e non una semplice “memoria”. Cioè: non mi fa
l’effetto di un ricordo, ma l’effetto della presenza reale e partecipazione di
Gesù alla mia odierna incomprensione.
Grazie all’Eucarestia che anch’io assumo, quando sono
incompresa nell’amore e nella parola di Cristo che cerco portare, Gesù soffre
nuovamente in me l’incomprensione. Cosicché non sono più sola in quel momento,
ma siamo io e Lui a non essere capiti. Traggo allora forza dalla sua reale
compagnia e mi preoccupo più per Lui che per me.
Posso vedere il suo volto mite che si rattrista assieme a me
e m’ispira a reagire con eleganza e mansuetudine ma anche con giustizia,
levando loro le parole e lasciando in eredità un po’ di silenzio: ultimo
tentativo di comunicazione.
In questo modo i superbi saranno confusi nei loro pensieri
ma non capiranno ugualmente.
Oggi, quindi, ho capito che l’Incomprensione è un memoriale
di Cristo: una sorta di Sacramento del Dolore. Esso è perciò ugualmente utile
come mezzo apostolico perché Gesù si fa presente come nell’Eucarestia.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli » |
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