Sono davanti alla grotta del Presepe che ho allestito da poco,
e c’è una frase che gira nella mia mente: Ho voglia di prendere in braccio
Gesù!
Voglio baciare le guancine bianche e tonde, sfiorare col mio
volto i suoi capellini dorati e sottili, guardarlo negli occhi limpidi e
profondi come l’universo. Che sogno!
Vi capita mai, quando vedete una mamma col suo piccino di
avvertire sulle labbra una domanda che lotta prepotentemente per uscire? Quella
richiesta audace che nonostante tutto vince sui vostri freni inibitori: “Me lo
fai tenere un po'?”
E’ il desiderio che ha sede nel più profondo dell’anima di
esprimere tutta la nostra tenerezza e che si scatena quando vediamo qualcuno
più piccolo e più fragile di noi, quel tanto che basta per lasciarsi amare.
Probabilmente è questo il motivo per cui Dio è sceso sulla
terra come un “Neonato tenerissimo”: così da suscitare in ognuno di noi il
desiderio incontrollabile di prendercelo in braccio. Così, nell’apparente
convinzione di star proteggendo un Bambino, stiamo abbracciando l’Onnipotente.
Stiamo cullando il Creatore, lo baciamo, lo accarezziamo,
come in fin dei conti vogliono tutti i bambini (e non solo); che aspettano di
sentirci cantare una canzoncina buffa per osservare il movimento della bocca e
sorridere allegri.
Si crea così la pace che scaturisce dall’amore.
Sentirsi amati, infatti, è sentirsi salvati; tirati fuori
dal male dei nostri pensieri bui, dalle preoccupazioni che ci rubano il
sorriso, dalla monotonia e dal non-senso di questa vita. Sentirsi
improvvisamente sollevati da tutto questo: presi in braccio.
Ecco questo Salvatore minuscolo sul mio petto che mi salva
facendosi salvare da me! Com’è sorprendente Dio! Spiazza le nostre aspettative
e demolisce tutte le nostre convinzioni con una disarmante semplicità, come il
semplice desiderio di prendere in braccio un bambino.
Gesù si fa prendere, si fa prendere sempre e da sempre. Come
oggi nell’Eucarestia che si presenta a noi tutto vestito di bianco come da
Risorto, piccolo piccolo e tondo, si posa nelle nostre povere mani, rischiando
di cadere a causa delle innumerevoli instabilità. Eppure si fa ancora prendere
in braccio e baciare per diventare una cosa sola con noi.
Come possiamo avere con noi tutti i giorni questo bel
Bambino? Forse con quell’audace preghiera che dovremo fare a Maria: “Me lo fai
tenere un po'?”, Maria prontamente ci affiderà Suo Figlio magari tremante ma
sorridente. Guarderà mentre lo posiamo sul cuore per farlo addormentare col
battito del nostro cuore innamorato. E Lei resterà a guardarci piena di gioia.
In fondo il Natale ci ricorda questo: che la nostra vita è impegnarsi
per andare a visitare Gesù, mettendo un piede dopo l’altro nelle nostre
complicate giornate, consapevoli che ogni sforzo ci sta avvicinando a Lui, lì
nel suo Presepe, accanto alla sua Mamma e al suo Papà. E quando saremo
arrivati, il nostro amore ci darà l’ardire di chiedere a Maria: “Me lo fai
tenere un po'?”…e Lei ce lo consegnerà fra le braccia lasciando che ci inizi a
salvare attraverso i nostri baci.
Vi auguro un Natale così!
Paola Buccheri