“Speravo saremmo
stati più sereni”, “avrei voluto vedere i miei nipoti”, “No, ma lui non doveva
perdere il lavoro”…. “La mia vita non doveva andare così”.
Spesso certe
frasi anche se non dette ad alta voce, ci aleggiano dentro l’anima arrecando un
certo sconforto. Ci sembra sempre di essere su una strada non proprio corretta,
un sentiero che non vuole veleggiare allegro verso i nostri sogni. Di
conseguenza si affaccia in noi l’idea di essere dei falliti. Aver forse potuto
far di più e non esserci riusciti: è terribile.
La sensazione è
quella della sala d’attesa: tengo la mia esistenza in stand by, nella misera speranza di
iniziare a vivere; cioè a realizzare tutto quello che ho nella testa; la mia
“idea” di vita. Come in un Iperuranio sospeso su di me che contemplo quasi
assopito.
Quelli di noi
che hanno fiducia nella preghiera, iniziano a chiedere insistentemente al buon
Dio se perfavore può aiutarci in questo e in quello, ma non sempre il Padre
ritiene la cosa migliore esaudire alcune richieste, e nel nostro cuore smette
di essere il “ Buon Dio” e comincia ad
assomigliare più ad un capo esigente e poco comprensivo.
Ma possibile che
sia questo il modo di procedere in
questo nostro transito sulla terra? Possibile che io sia un fallito, che i miei
giorni vissuti siano da buttare via e che non ci siano prospettive buone visto
che “il Capo” non mi ascolta?
Questo non è
possibile! Non lo è perché io sono l’Amore del mio Dio, visto che Gesù è morto
per me, per cancellare la morte e darmi una Vita Eterna, degna di essere
chiamata Vita. Sono la cosa più preziosa che ha.
Se qualcuno
morisse per voi, pensereste che lo ha fatto per far vedere quanto è bravo,
oppure farvi sentire in colpa e in eterno obbligo, o perché vi voleva talmente
bene da preferire la vostra vita alla sua? Credo che l’ultima opzione sia più
verosimile! E voi ne amereste la memoria in eterno. Non pensereste che soltanto perché
non ha potuto esaudire altre richieste, era in fondo un tiranno.
Pensereste che
aveva un buon motivo. Certo non per disamore.
Inoltre:
qualcuno di noi si sente di dire che Gesù sulla via Crucis e sul Calvario ha
fallito? Perché dal punto di vista umano pare così: un uomo predica l’amore, fa
miracoli, salva chiunque dal dolore interiore e fisico, e poi…..muore
malamente, assassinato. E’ un fallimento? Dobbiamo scordarci di questo
periodo della sua vita e tenerci solo i
bei momenti?
Direi di no:
Gesù ci ha mostrato chiaramente che anche quella è vita, anzi, che quello è il
momento in cui la vita ci trasforma e passo dopo passo, sotto la croce, lacrima
dopo lacrima stiamo costruendo la nostra Resurrezione, stiamo camminando verso
il nostro sogno migliore, un sogno in comune con Dio: vivere per sempre nella
gioia.
La parola
fallimento ci accascia in uno stato preoccupante di tristezza, in quanto ci
porta via la forza ed il coraggio per camminare sul nostro sentiero, che forse
non è come ce lo aspettavamo, ed ha più ostacoli di quelli che ci sarebbe
piaciuto incontrare, ma è il “nostro” sentiero, la nostra vita preziosa, da
figli di Dio, e nulla, neanche un singolo istante andrà buttato via: servirà
per arrivare alla felicità inscalfibile del Cielo.
Forse la mia
storia non è andata come pensavo e probabilmente il Buon Padre celeste, mi ha
tenuto su questo percorso non esaudendo alcune mie richieste perché sa che così
arriverò sano e salvo nelle sue braccia. Ho tutto il necessario per affrontare
il viaggio : un Padre che vede le mie difficoltà e con la sua vicinanza fornisce
il coraggio per vivere la mia storia; ho lo Spirito Santo al mio continuo
servizio in ogni sacramento, per capire quello che non riesco a capire su
questa strada e per asciugare le mie lacrime e rialzarmi; ho Gesù in carne e
divinità che posso assumere ogni giorno e che mi alimenta l’anima conferendole
già un profumo di eternità visto che quello che prendo è il Suo corpo glorioso,
risorto.
Ho tutto: posso
sorridere anche nel dolore pensando al traguardo, pensando che vado da Chi mi
ama come desidero nel profondo del cuore. Sto correndo o zoppicando o
strascinando, ma mi sto avvicinando all’Amore. Non serve pensare ad altro.
Il nostro centro
di gravità è Dio. E noi, come pianeti sereni e obbedienti, dobbiamo solo tenere
lo sguardo in Lui per avere sempre il volto scaldato dalla sua Luce. Girando
intorno a Lui, niente è inutile, niente da buttare. Girando attorno a Lui, ogni
evento del nostro cosmo torna in ordine. Ristabilita la pace interiore. Non
siamo più corpi vaganti nello spazio senza una traiettoria precisa, pronti a
schiantarsi sul primo terreno disponibile ma siamo capaci, con tutto il nostro
peso di restare sul nostro percorso senza destabilizzarci.
La forza di
gravità che ci tiene attaccati a Lui è proprio quella preghiera che io credevo
inascoltata e che invece è la potenza che mi mantiene in orbita.
Allora la nostra
vita doveva proprio andare così come sta andando perché in essa è presente Dio
e non potremo fallire.
Paola Buccheri