UN PRESEPE, NON UNA STALLA
Vi è mai capitato di incontrare un conoscente o addirittura
un amico e aprirvi con lui raccontando le vostre preoccupazioni? Magari sbilanciandovi
in qualche pensiero più intimo, qualche pianto profondo dell’anima vostra e
sentirvi rispondere: “Ci sono problemi più seri nella vita!”?
A me è capitato. Sicuramente è un modo di rispondere che
dovrebbe puntare a consolarci, come per dire: “Dai non è così grave quel che ti
succede, c’è di peggio!”. Nonostante questa comprensione nei confronti del mio
interlocutore, non mi sento mai consolata. In primo luogo perché il sapere che
qualcuno sta peggio di me mi rattrista piuttosto che sollevarmi e in secondo
luogo perché mi sembra che l’altro mi abbia voluto liquidare facilmente, e
direi, anche lasciare senza possibilità di controbattere.
Penso sempre a questo sentimento di rimozione dei miei
problemi in modo sbrigativo da parte dell’altro, quando incontro qualcuno e gli
domando: “Come stai?”. Cerco di non farlo sentire ….invisibile.
E’ vero: nel mondo c’è la guerra, ci sono le pandemie,
carestie, terremoti e popolo contro popolo in un modo oserei dire apocalittico,
ma questo non toglie a ognuno di noi le croci quotidiane. Le controversie in
famiglia restano, i problemi e preoccupazioni per i figli che vediamo sempre
meno gioiosi, restano; la mancanza di lavoro ci sveglia al mattino come un
pensiero fisso; la tribolazione del non riuscire a dialogare serenamente con un
genitore nonostante tutti i nostri sforzi è lì che viene a tentare la nostra
speranza in ogni occasione. Sono dolori. Sono le nostre croci.
Le croci dei figli di Dio che sono corpo, mente e anima e
che hanno urgenza di essere felici in ognuna delle tre realtà. Non è solo la
salute che crea preoccupazioni e croci, ma anche il non sentirsi ascoltati, il
non trovare la pace interiore che ci meritiamo. Stare a galla in una vita dove
le croci pesano è già complicato, e non trovare lo sguardo di comprensione del
fratello, lo rende ancora più pesante. L’indifferenza pesa.
Forse dovremmo prendere coscienza che in quanto fratelli di
Gesù, il nostro percorso ci fa attraversare sempre una croce, e che quindi
nessuno di noi è esente. Non è una punizione, ma un entrare in comunione con
Gesù che è salito per primo sulla sua croce affinché nessuno di noi si
ritrovasse da solo in mezzo alla sua tribolazione. Ognuno ha la sua e i
fratelli ci sono per sollevarci col loro ascolto, la loro comprensione, un
abbraccio, un sorriso o anche una preghiera.
Ho notato stranamente che in un periodo così difficile come
quello che stiamo attraversando, molti, anziché essere più amabili e ben
disposti verso il prossimo, sono diventati più indifferenti. Mi chiedo cosa ci
succeda. Se nel mondo c’è tutto questo disamore, è logico concludere che ci sia
bisogno urgente di amore e di un Amore divino da riversare negli altri. Se un
cuore è ferito e se ne lamenta, occorre una carezza, non delle spalle voltate.
Pensiamo a Gesù che è nato in una stalla sporca,
maleodorante, fredda e scomoda, per trasformarla in un Presepe! Mi chiedo sempre
cosa avessero visto i pastori arrivando per rimanere stupefatti. Erano tre
poveri esseri umani infreddoliti e soli in una misera stalla….cosa c’era di
bello e stupefacente? Me lo posso immaginare: i gesti di attenzione e tenerezza
di Giuseppe per sua moglie stanca; lo sguardo incantato di Maria sul suo bimbo
misterioso; le manine vivaci di Gesù che annaspando nel vuoto cercavano un
abbraccio nostro. Hanno visto l’amore, non la miseria! Sono rimasti incantati
da quanta pace e amabilità sprigionava quella santa famiglia, tanto da non
volersene più andare. Avevano i loro pensieri e preoccupazioni, ma avevano Gesù
e un amore infinito fra loro tre: non serviva altro. E accoglievano felici chi
arrivava a guardare.
Gesù è nato in un posto orrendo per renderlo bellissimo.
Questo ci ha insegnato: dobbiamo creare l’amore lì dove non c’è e ogni croce
diverrà sopportabile. Soprattutto la propria! Perché sapere di portare la Luce
di Dio è la gioia più grande che esiste su questo martoriato mondo e saremo
sempre in grado di farlo!! Nulla può fermare la nascita di Gesù nel cuore delle
persone, se solo gli si fa un po’ di posto, magari grande quanto una
mangiatoia.
L’ha insegnato Lui: qualunque posto, qualunque situazione
diventa un Presepe se portiamo l’amore. Allora riusciremo a vivere un Vero
Natale noi e lo faremo vivere a tutti coloro che ci incontrano.
Sarebbe bello che ogni persona che si avvicina a noi
raccontandoci le sue croci trovasse un Presepe Vivente che lo lasci stupefatto
e rincuorato.
In fondo, tutti noi sulla terra abbiamo soltanto bisogno di
Gesù.