Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

martedì 17 dicembre 2019

ME LO FAI TENERE UN PO'?



Sono davanti alla grotta del Presepe che ho allestito da poco, e c’è una frase che gira nella mia mente: Ho voglia di prendere in braccio Gesù!
Voglio baciare le guancine bianche e tonde, sfiorare col mio volto i suoi capellini dorati e sottili, guardarlo negli occhi limpidi e profondi come l’universo. Che sogno!
Vi capita mai, quando vedete una mamma col suo piccino di avvertire sulle labbra una domanda che lotta prepotentemente per uscire? Quella richiesta audace che nonostante tutto vince sui vostri freni inibitori: “Me lo fai tenere un po'?”
E’ il desiderio che ha sede nel più profondo dell’anima di esprimere tutta la nostra tenerezza e che si scatena quando vediamo qualcuno più piccolo e più fragile di noi, quel tanto che basta per lasciarsi amare.
Probabilmente è questo il motivo per cui Dio è sceso sulla terra come un “Neonato tenerissimo”: così da suscitare in ognuno di noi il desiderio incontrollabile di prendercelo in braccio. Così, nell’apparente convinzione di star proteggendo un Bambino, stiamo abbracciando l’Onnipotente.
Stiamo cullando il Creatore, lo baciamo, lo accarezziamo, come in fin dei conti vogliono tutti i bambini (e non solo); che aspettano di sentirci cantare una canzoncina buffa per osservare il movimento della bocca e sorridere allegri.
Si crea così la pace che scaturisce dall’amore.
Sentirsi amati, infatti, è sentirsi salvati; tirati fuori dal male dei nostri pensieri bui, dalle preoccupazioni che ci rubano il sorriso, dalla monotonia e dal non-senso di questa vita. Sentirsi improvvisamente sollevati da tutto questo: presi in braccio.
Ecco questo Salvatore minuscolo sul mio petto che mi salva facendosi salvare da me! Com’è sorprendente Dio! Spiazza le nostre aspettative e demolisce tutte le nostre convinzioni con una disarmante semplicità, come il semplice desiderio di prendere in braccio un bambino.
Gesù si fa prendere, si fa prendere sempre e da sempre. Come oggi nell’Eucarestia che si presenta a noi tutto vestito di bianco come da Risorto, piccolo piccolo e tondo, si posa nelle nostre povere mani, rischiando di cadere a causa delle innumerevoli instabilità. Eppure si fa ancora prendere in braccio e baciare per diventare una cosa sola con noi.
Come possiamo avere con noi tutti i giorni questo bel Bambino? Forse con quell’audace preghiera che dovremo fare a Maria: “Me lo fai tenere un po'?”, Maria prontamente ci affiderà Suo Figlio magari tremante ma sorridente. Guarderà mentre lo posiamo sul cuore per farlo addormentare col battito del nostro cuore innamorato. E Lei resterà a guardarci piena di gioia.
In fondo il Natale ci ricorda questo: che la nostra vita è impegnarsi per andare a visitare Gesù, mettendo un piede dopo l’altro nelle nostre complicate giornate, consapevoli che ogni sforzo ci sta avvicinando a Lui, lì nel suo Presepe, accanto alla sua Mamma e al suo Papà. E quando saremo arrivati, il nostro amore ci darà l’ardire di chiedere a Maria: “Me lo fai tenere un po'?”…e Lei ce lo consegnerà fra le braccia lasciando che ci inizi a salvare attraverso i nostri baci.
Vi auguro un Natale così!
                                                                   Paola Buccheri





domenica 22 settembre 2019

Copia di I DIARI DELLA LUCE finale

mercoledì 6 febbraio 2019

SBARCATA SU MARTE


Prima serata, dopo cena, non ho ancora sonno: capita quando si lavora molto durante il giorno, perché la mente rimane attiva; perciò decido di rilassarmi un momento davanti alla TV.
Sì. Rilassarmi. Cerco qualcosa di vedibile che sia interessante ma non troppo pesante; magari con un dialogo intelligente e con qualche battuta per sorridere un po'.
Inizio lo zapping. Il mio saltellare da un canale all’altro non è il tipico zapping: in genere mi soffermo almeno 5 minuti sul canale per avere il tempo di captare i dialoghi e capire dalla fotografia se è un programma che potrebbe interessarmi oppure no.
Diciamo che do ai programmi tv la possibilità di esprimersi prima di essere condannati.
Così mi fermo su una notissima serie “ospedaliera”. Ogni tanto distolgo lo sguardo perché qui c’è sempre qualcuno su un tavolo operatorio e la cosa non è propriamente per me. Ma questa volta stanno solo aiutando una donna a prepararsi per il parto così mi soffermo….ma ahimè….mi casca il telecomando dalle mani. Mi accingevo a vedere un piccolino umano preso in braccio dalle infermiere, invece mi ritrovo ad ascoltare un improbabile dialogo fra futura madre e ginecologa dove la prima bestemmia ( in tv????) e la seconda tenta di fare un discorso filosofico-teologico alla signora, per tutta risposta. Nessuno si meraviglia, nessuno controbatte. Tutto normale: è ovvio bestemmiare per il dolore del parto e dare dell’avvinazzato al Creatore che ha inventato la nascita in questo modo.
Recupero alla svelta il telecomando e giro canale con la netta sensazione di essere sbarcata su Marte. Mentre saltello su un altro programma mi si affaccia l’idea che forse sono sorda o magari pazza, o che sono talmente stanca che non ho capito niente di quel che ho visto.
Cerco di non pensarci e mi concentro sulla scena che mi si propone. Deve essere un poliziesco, di quelli dove tutti capiscono tutto e lo spettatore assolutamente niente ma si compiace del fatto che i cattivi, i killer e tutti i tipi loschi del mondo vengano acchiappati e tolti dalle strade. Potrebbe essere un programma seguibile e rassicurante. Qualcuno che si occupa della sicurezza altrui e del benessere generale, inoltre il dialogo è accattivante e umoristico: mi fermo un attimo.
La signorina con tanto di distintivo, sta ora parlando con la dottoressa del reparto patologia legale che le sta dando delle delucidazioni sul povero assassinato di turno. Ora le fa vedere dei fogli, ora la guarda, ora…..la bacia….la bacia???? Aspetta, aspetta, ho perso un attimo il filo della trama: che cosa succede? Ricapitoliamo: si sono viste per la prima volta in quel momento, c’è un cadavere là davanti, e sono due donne; cosa mi si vuol dare ad intendere? Dunque deduco questo: nessun rispetto per il lavoro, nessun rispetto per i morti, perplessità sul modo di condurre una vita personale. Nel complesso allo spettatore passa un concetto: “quello che ti viene in mente di fare fallo perché questa è la terra delle libertà dove tutto è lecito”.
Da sottolineare che la signorina aveva già una relazione con un ragazzo. Quel che ne esce fuori è un gran minestrone dove il “chissene frega” la fa da padrone perché, secondo questa bislacca filosofia, questo modo di essere sarebbe edificante e liberatorio; mentre a mio avviso è soltanto confusionario e a lungo andare deprimente in quanto leva dignità, leva identità, e persino la felicità. Sì perché se hai fatto tutto quello che si poteva fare nella vita è come se avessi svuotato il sacco della tua anima e ora non sapessi più di cosa riempirlo. Non trovi più gioia in nulla.
La televisione ci sta facendo passare questi messaggi erronei che ci raccontano essere benefici per noi, ma che in realtà sono solo delle luci abbaglianti puntate negli occhi. La luce troppo forte in volto, rende tutto scuro intorno a noi. Finiamo col non vedere più niente.
Levando tutte le “regole” (chiamiamole così per ora) non si è più liberi, ma più confusi. Abbiamo bisogno, da un punto di vista psicologico, di una qualche guida, di sapere cosa si può fare e cosa no. Altrimenti ci abbandonerebbero da neonati come fanno le tartarughe sulla spiaggia con i loro piccoli.
Non siamo animali, siamo anima e corpo: siamo esseri spirituali. E se l’animale necessita persino lui di una qualche guida (non tutti gli animali fanno come le tartarughe), figuriamoci noi esseri tanto più complessi e stupendamente “umani”.
Perché cercare in ogni modo di dimostrare che non è così? A chi giova questo? Non a noi.
Vi vorrei far notare inoltre  di quale monotonia di argomentazioni si avvale la maggior parte di questi programmi. Nella serie ospedaliera ci ripropongono il fatto che visto che esiste il dolore allora Dio o non esiste o è un indifferente oppure un crudele che merita per questo di essere bestemmiato nel momento più “miracoloso” di una persona: il momento in cui sta venendo alla luce suo figlio che mi deve spiegare come ha fatto a farlo in quei nove mesi. Voglio sapere dalla donna che bestemmia il giorno esatto in cui lei le ha fatto le impronte digitali o generato il fegato. Invece devo assistere a una donna che nel momento più bello della sua vita, insulta Colui che l’ha enormemente aiutata a creare il suo sogno. Tirando in ballo il solito clichè del  “perché del dolore”. Davvero originali. Vogliamo essere originali? allora provate a dare delle risposte intelligenti che possono aiutare le persone che soffrono. Metterle contro Dio di sicuro non è un aiuto, almeno a me non risulta.
Dall’altra parte vediamo questo sbattere in faccia allo spettatore il tema della stravaganza sessuale facendola passare per “esperienza nuova” e quindi lecita se non addirittura costruttiva. Non sono un tipo che addita o critica, ma qui si passa il segno. Se le preferenze sessuali sono così alternative, non possono essere classificate dai max media come “normali”. Sono alternative, non normali. Se fossero normali, i figli nascerebbero anche dalle unioni fra uomini e da quelle fra solo donne. Ciò sarebbe indice di “naturalità”, cioè di qualcosa contemplato dalla natura e che è conforme alle “leggi” della natura (anche la santissima e bellissima natura ha delle leggi e delle regole e mi sembra che nessuno la insulti!!). Siccome due donne o solo due uomini non riescono a procreare da soli se non si avvalgono dell’aiuto dell’altro sesso, significa che la natura non contempla questa unione sessuale. Se poi però, ti capita di innamorarti di un essere del tuo stesso sesso…và bene, sono affari tuoi…io non sono certo qua a dirti che cosa devi o non devi fare, ma resta il fatto che sono solo affari tuoi e di nessun altro. Perciò perché volere continuamente proporlo come un evento assolutamente normale?? Non lo è. E Dio sa se me ne dispiaccio.
Ormai sembrano anormali le persone che cercano soltanto gente del sesso opposto per avere una relazione stabile: ecco lo sconfinamento, ecco i limiti valicati perché abbiamo tolto qualsiasi paletto. Come se il paletto fosse “il male”. Una regola non è il male . Una legge non è il male. Per quanto la gente dica: ci servono leggi e regole altrimenti andremo in giro nella vita come mosche senza testa. Mi chiedo dove sta la preoccupazione di dover seguire qualche regola?
Non eravate felici da bambini quando la nonna vi chiedeva: “Hai dato la buonanotte a papà?”…la nonna non era il male, era una donna saggia che ci ricordava in un modo semplice che anche le piccole regole, le buone maniere, contribuiscono a crescere una persona piena di amore e attenzioni. L’amore è attenzioni, che forse all’inizio si seguono come regole, ma nel corso del tempo diventano spontanee, e si rivelano pilastri di una grande gioia futura.
Non mi piace creare polemiche e queste non lo vogliono essere: sono soltanto degli spunti di riflessione che ho voluto mettere a disposizione. Perché trovo giusto che ognuno possa esprimere il proprio parere con la speranza anche che sia in qualche caso di sollievo.
Detto questo, non rimane che spegnere la TV, e andare a riposare sperando di non sognare di essere sbarcato su Marte, perciò occorre urgentemente pregare Maria che ci restituisca la dignità di figli di Dio, o meglio, che ci aiuti a recuperarla da soli.