Per me sono preziosi e spero siano utili anche per voi.
Ecco la prima pagina-------
ABBRACCIATI
ALL’AMORE
Nel silenzio della contemplazione non c’è solo la pace…c’è
l’amore. E’ Dio a farmi provare come dovrebbe essere la vita.
Scende il sonno, che non è stanchezza o noia. No. E’ il
riposo che sente salire l’anima; quel riposo che ci sorprende quando ci
troviamo finalmente fra le braccia del nostro amato. Quando cioè si realizza
chiaramente di essere giunti proprio dove desideravamo ardentemente essere da
sempre. L’anima parla e dice: “Ecco la mia mèta, resto qua”. Stanca della lunga
e affannosa ricerca..ora riposa.
Si rannicchia nelle braccia dell’amore e si rigenera in un
riposo che nutre molto più del cibo. Si alimenta di sapienza divina che in
quell’abbraccio, senza parole dice: “Questa è la vera vita. Sei nata per
questo. Qui trovi tutta la felicità che vai cercando. Qui diventi saggia,
forte, potente, capace di vivere nell’amore e far vivere lo stesso amore. Qui,
vieni qui ogni qual volta hai la sensazione d’averlo scordato. Nessuno ti ama
come Me e tu puoi amare i miei figli e riportarmeli a quest’abbraccio!”
La vita eterna sarà questo abbraccio perpetuo con l’Amore e
perciò non sapremo più neanche cosa sia il disamore…
MILLE
PEZZETTI DI CUORE
Contemplo tristemente che per quanto mi sforzi, non posso
essere tutto l’amore che mio figlio cerca. Né posso procurarglielo.
Non mi addolora che la mia presenza non gli basti: lo so
bene quanto tiene a me, ma so anche quanto si desiderino gli amici e persone
che ti vogliano bene al di là della famiglia. Non sono fuori dalla vita.
Vedere un figlio triste e solo per una mamma è come avere un
peso nel cuore.
Fa soffrire costatare di non poter dare il proprio cuore in
prestito affinché amino tuo figlio.
Se potessi, dividerei il mio cuore in mille pezzettini
perché abbia mille persone che lo amino immensamente.
Penso che Maria avrebbe voluto fare lo stesso per Suo Figlio
e, nonostante fosse Lei, non l’ha potuto fare. Allora deve aver pianto e le sue
lacrime saranno certo servite a lavar via dal mondo un po’ di male, così
sicuramente Gesù avrà guadagnato un amico!
Se piango io varrà lo stesso?
Questo mi fa riflettere sul fatto che probabilmente Dio non
avesse bisogno di una donna per dare al mondo Suo Figlio (giacché ha fatto a
meno dell’uomo), ma gli ha voluto dare un grembo, perciò una madre, perciò il
cuore di una madre per dare a Suo Figlio almeno UN essere umano che lo amasse
come si meritava di essere amato. Qualcuno che mostrasse al mondo COME si ama
Gesù: con un cuore che è disposto a farsi in mille pezzi….
Il cuore di una mamma.
LA QUARTA
DIMENSIONE
Com’è
fuorviante il ragionamento logico razionale se è applicato alle cose di Dio. Mi
viene da dire che è come cercare di usare una zappa per scrivere o un guanto da
pugilato per lavare i piatti.
Gli oggetti
che lo stesso uomo ha inventato per rendersi la vita più semplice o per
proteggersi e quindi farne cose buone, divengono dannose, assurde e ridicole se
usate fuori dal loro proprio contesto.
Usare il
ragionamento logico per interpretare Dio è erroneo e in certi casi dannoso,
perché porta a conclusioni talmente sbagliate che potremmo farci un’idea fuori
luogo del Padre. Questo avviene perché tentiamo di servirci di un attrezzo
terreno, perciò inappropriato per studiare le cose del Cielo.
Si potrebbe concludere
che ciò significhi omettere il “bene dell’intelletto” per contemplare Dio.
Facendo la parte degli stolti, ma non è affatto così.
E’ che il
ragionamento logico-matematico, pur essendo grandioso e di enorme utilità ha un
suo limite ben preciso e rigido. Possiamo arrampicarci fino alle derivate e
agli integrali e andare oltre in peripezie mentali acrobatiche sempre più
cervellotiche e complicate ma 1+1 farà sempre due e le dimensioni sull’asse
cartesiano, come anche nel nostro spazio terreno, saranno sempre tre: altezza,
larghezza e profondità. Non metteremo mai in discussione queste realtà.
Eppure Dio
conosce la quarta dimensione, quella che per la logica è impensabile e
indefinibile. La mente si rifiuta persino di fermarsi a pensarci. Mentre lo spirito
e il cuore (assai più celesti della mente) percepiscono che ciò è vero. Pur non
sapendo dare una spiegazione.
Quello poi
che si percepisce per fede, non è assolutamente meno vero di un integrale tanto
studiato e sviscerato nei suoi perché. Anzi, è più vero, duraturo e utile alla
mia esistenza quotidiana di un’espressione algebrica.
Tralasciando
che la capacità di svolgere un’integrale non mi farà guadagnare il Cielo,
mentre la capacità di perdonare anche quando non è più umanamente giusto o
“logico” farlo, quella sì: mi porterà in Cielo. Solamente che riguardo a questa
seconda opzione non sarò in grado di scrivere un trattato, non ne discuterò una
tesi né tantomeno lo dimostrerò alla lavagna, perché ciò che ho compreso, l’ho
compreso con lo spirito e la ragione non me ne darà ragione!
Da questo
discorso non ho omesso la mia mente, né le mie conoscenze umane, anzi me ne
sono avvalsa come potevo perché sono cose buone. Stare con Dio non significa
diventare ebeti.
Significa
semplicemente far passare avanti lo spirito, cedergli il passo sulla soglia
della porta e mettere la ragione e la cultura al suo servizio e non viceversa.
Prima il Cielo, poi la terra a sgabello dei piedi di Dio. Uno sgabello utile e
comodo, ma sempre sgabello e non trono.
E’ come
guardare le cose che ci accadono sulla terra come stessimo seduti su di una
nuvola già accanto a Gesù: guardare la terra dal Cielo e non il Cielo dalla
terra. Sono prospettive diverse con visuali differenti.
Da Lassù
capiremo per esempio che anche il male che ci capita è un gradino in ascesa
sulla scala che dalla terra corre verso il Cielo. Da Lassù capiremo che esiste
la quarta dimensione, ma non chiedetemi “come”.
NON
ARRENDERSI
Mi accorgo che il mio spirito deve essere più sereno, perché
con la pace nel cuore riuscirò meglio ad aiutare chi incontro a far vedere che
Dio ci assiste con amore.
Ogni tanto vengo presa da scoraggiamento e rischio di
arrendermi, soprattutto con determinate persone. Non per cattiveria o una sorta
di vendetta verso chi sembra non ascoltare, ma più precisamente per una sorta
di “braccia in terra”.
Alle volte s’incontrano individui che sembrano vedere della
vita solo l’aspetto terreno, pur essendo credenti. Per esempio: si parla di
morte come fine naturale di un percorso biologico e le persone fanno le corna;
si parla di compleanni, di figli che crescono e le persone piangono
lamentandosi del tempo che passa troppo in fretta, e magari sottolineando che
il momento presente è più brutto di quello passato. Come se la vita fosse tutta
qui. Come se di qualsiasi evento riuscissero a mettere a fuoco solamente il
lato negativo e concreto tipo la vita biologica di un essere che ha un inizio e
un termine inevitabile.
Pochi riescono a vivere il Cielo già qui sulla terra, e
perciò si crucciano spesso. Vorrei salvarli da questa tristezza che si può
tranquillamente evitare o attenuare con l’aiuto di Gesù. Basterebbe mettere a
fuoco invece ciò che mi rende gioiosa: l’attenzione personale che il Padre ha
nei miei confronti e quindi nei confronti di ogni uomo.
Con alcune persone è un’impresa ardua! Sembra tutto inutile.
Ma ho capito che non devo arrendermi. Se si trattasse di me, io vorrei che si
tentasse sempre di aiutarmi a uscire dal tunnel nero e angoscioso di tali
pensieri. Questa tesi mi si convalida al ricordo che Gesù mi sta sempre dietro
con suggerimenti, rimproveri, ispirazioni e attenzioni di ogni genere! Chi sono
io per decidere che è inutile parlare a quelle persone cercando di confortarle,
solo perché finora non hanno compreso?
Tutti devono avere le opportunità che Dio concede a me.
Sempre farsi tramite Suo con parole buone che rincuorino. Sempre. Senza
arrendersi mai.
SE PREGHI SEI UN
VIGLIACCO?
Ultima
novità in casa Lucifero: esiste un insulto nuovo nuovo per avvilire chi crede.
Ora l’accusa è la seguente: “Se preghi è perché sei un vigliacco”. Il nemico si
attrezza per scagliarci contro ogni
sorta di nefandezza!
Rifugiarsi
sull’altare di Cristo, nel suo amore, senza chiedere niente a nessuno, per
molti è vigliaccheria. Molti credono che chi prega non agisca e che pregare sia
una sorta di “rito scaramantico” praticato ogni giorno per tenere lontano il
male e avere a protezione Dio. Come se Dio fosse un qualsiasi ingenuo che si
lascia gabbare dal primo che gli recita un Padre Nostro e che poi esce di casa
ad insultare il fratello. A che servirebbe? Davvero pensano che Dio sia questo
burocrate a caccia di preghiere? Allora non conoscono la bontà del Padre! E
tanto meno la sua intelligenza. Qualità che noi possiamo solo intravedere per
quanto sono infinite, eppure solo la vaga vista ci lascia estasiati.
Alle volte
sembra proprio che l’uomo abbia trasformato la sua carne, una volta sacra, in
un tempio alla superbia. Dove troneggia l’ “io” con la sua elevata intelligenza
che osa pensare: io mi gestisco da me e che Dio non venga a disturbare i miei
piani. Sono bravo da solo, non mi occorre l’aiuto di nessuno. Mi gestisco la
salute, la vita e tutto quanto il resto.
Questo ha
fatto di se l’uomo. Cosa ci dirà Dio quando ci troveremo innanzi a Lui? Forse
dirà: “ Che cosa posso dirti figlio? Non mi hai voluto, non mi hai chiamato,
hai vissuto da te, come se Io, tuo creatore e Padre, non fossi mai esistito.
Seguita a gestirti da solo e vedi se riesci a farti entrare nel mio regno. Non
l’hai mai ritenuta casa tua…non so neanche perché vuoi entrarci”
O forse dirà
altre cose. Non lo so.
Forse io non
sono un combattente in prima linea, e nemmeno un “pacifista” accanito pronto a
tirare sassi in testa al prossimo per convincerlo a fare pace; però lotto con
me per far brillare Dio, per salvare l’amore che c’è in me e in quelli che mi
passano accanto. Ogni giorno. Senza sassi o capacità alcuna.
E se pregare
significa cercare in Dio la forza per fare questo…ben venga e che il resto del
mondo seguiti a ridere di me e della mia “vigliaccheria”.
Il
SANGUE SBIANCA
Ognuno ha la sua croce e ognuno ricava del dolore da questa.
Ho capito che ciò è inevitabile perché ci consente di lavare le proprie vesti
nel proprio sangue.
Lavare le vesti nel sangue fino a renderle bianche. Chi
penserebbe mai al sangue per far diventare candida una veste? Inoltre, per
lavare un abito nel sangue significherebbe dire che l’ho perso tutto!
Credo che ciò voglia dire questo: perdere il sangue equivale
perdere la vita, quella terrena almeno. Tale cosa comporta un dolore, una
ferita. Significa che bisogna patire tutto il dolore che c’è da patire nel
portare questa croce nostra.
Effettivamente poi, la veste che laverò nel mio sangue, sarà
la veste dell’anima. Diventare bianca può perché, se perdo dalla mia essenza
tutto ciò che è umano, rimane di me tutto ciò che è spirituale: lo spirito puro
e candido che Dio Padre mi aveva dato alla nascita. Un po’ come quando si è
anemici e perdendo sangue il nostro incarnato si fa più chiaro e il volto quasi
luminoso.
Insomma, quando davvero sento che non ne posso più delle
solite persecuzioni e credo che ora ho “sofferto abbastanza”, devo ripensare a
questa ispirazione. Alle volte si arriva erroneamente a pensare che quel che
abbiamo patito ci abbia tolto abbastanza umanità, facendoci perdere sufficiente
sangue attraverso tanto dolore sofferto. Invece Dio vede la Verità della nostra
anima e sa che ancora non lo abbiamo dato tutto. Non abbiamo perso fino
all’ultima goccia.
Basterebbe ricordarsi di Gesù in croce che, persino Lui,
solo alla fine, prima di spirare, si permette di dire: “Tutto è compiuto.”
Così io lo potrò dire solo alla mia fine.
Umiltà, devozione a Dio e guardare il mondo dal Cielo, suscita sicuramente un'altra emozione. Noi che dal Cielo accanto a Gesù guardiamo il mondo con gli Occhi del Padre e le sofferenze i nostri dolori sono l'ascesa verso Dio e Lui che potrà salvarci e raggiungeremo la Quarta Dimensione, La Pace infinita dell'Anima nell'Amore di Dio.
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