Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

giovedì 22 marzo 2012

TUTTI TUOI

 Primo Maggio. Appena alzata accendo la TV per seguire la beatificazione di Paolo Giovanni II. Sono ancora intontita di sonno e giro fra salone e cucina mettendo in ordine e ogni tanto tengo d’occhio lo schermo se inizia la cerimonia. Fanno vedere vari momenti famosi del Papa con i giovani con i bambini, con i malati e piano piano lascio le mie faccende e mi abbandono sulla poltrona.
A un certo punto c’è un’immagine a rallentatore di Wojtyla, seduto sul suo trono mentre ascolta qualcuno parlare, e improvvisamente…scoppia a ridere di cuore. Non è una risata di convenienza o di cortesia: è una di quelle risate incontrollabili che ti fanno sussultare sulla sedia mentre lotti per mantenerti serio. Addirittura il Papa si serve di un fazzoletto per asciugare le lacrime in quel momento di puro umorismo.
Ora anche a me serve un fazzoletto, perché sono scoppiata a piangere come una bambina con singhiozzi e tutto il resto. Non è tristezza. Qualcosa mi è esploso nel cuore: una grande felicità e una grande conferma.
Il Papa sapeva ridere, sapeva vedere il lato comico delle cose proprio come un bambino spensierato.
 I “piccoli” spesso ridono per un nonnulla. Si divertono davvero, ma se gli vai a chiedere qual è il motivo scatenante di così tante risate, non riesci a coglierne l’umorismo. Quando il cuore è semplice, povero di malizia e complicazioni mentali, si è più inclini al sorriso ed è più facile notare il lato positivo ed umoristico della vita.
I “piccoli” sono coloro che sono lieti perché liberi da responsabilità e totalmente affidati a un adulto. E’ così che spesso giustifichiamo la facile ilarità dei bambini e dei giovani. E allora perché Giovanni Paolo II sembrava divertirsi tanto lasciandosi giocosamente andare ad un attacco di “ridarella”?
Lui: il successore di Pietro; colui che aveva gli occhi del mondo puntati addosso ogni volta che compariva in pubblico. Lui: che aveva subìto un attentato e avrebbe dovuto vivere nel terrore. Lui che tutto il mondo vedeva come un “grande”.
Forse perché Lui aveva per Mamma la più bella e potente delle mamme: Maria. Lui era “Totus tuus” per la Sua splendida Mamma. Tutto nelle Sue mani: che cosa avrebbe potuto temere?
Il suo era un modo di vivere prima ancora di essere un motto. Completamente affidato alle cure di Maria, Wojtyla aveva compreso perfettamente come si fa a “diventare piccoli” per entrare nel Regno dei Cieli. Per tornare bambini, la prima cosa da fare è avere una Mamma che si occupi di noi in tutto e per tutto. Più la vita si fa dura e colma di responsabilità di ordine crescente, più ci vuole una Grande Mamma alla quale ricorrere e nella quale sperare. Dalla quale farsi consigliare e alla quale ubbidire in mansuetudine.
Il suo affidamento a Lei era così totale che questo gli ha consentito di tornare come i bambini, di farsi piccolo piccolo e di restare spiritualmente spensierato e quindi allegro.
Facendosi così “bambino” ora Lui è un “grande” nel Regno di Dio: un Santo.
Credo , ora più fermamente che mai, che persino la sua risata sia per noi un elemento di conversione. Cambiamo idea su ciò che è il cristiano! Dio vuole esseri umani che sappiano aver tanta fede in Lui da sentirsi tranquilli e sereni come bambini in braccio alla mamma. Capaci di scoppiare a ridere anche nella malattia, nelle avversità della vita, perché tutto passa: i monti, i mari passano, ma la certezza che Dio ci ama e che Maria ci tiene nelle Sue mani, non passerà mai e allora…neanche la fine di questa vita può intristirci perché sarà solo l’inizio di una gioia eterna.
Come Carol ha dimostrato con la sua vita terrena: questo mondo è un “campo d’amore”, un luogo dove amare tutti coloro che incontriamo, dove lottare per il bene senza stanchezze, dove portare il sorriso anche se il nostro fisico sta soffrendo pene indicibili, dove il dolore e la croce accettati con coraggio sono solo una fonte di Luce in più e dove il cuore è sempre in pace perché anche noi possiamo farci Figli di Maria ed essere tutti suoi. Giochiamola così questa esistenza e davvero non ci mancherà niente, neanche un’improvvisa sonora risata di cuore ogni tanto!
Grazie Giovanni Paolo II! Beati noi che ti abbiamo conosciuto.
Paola Buccheri

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