Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

giovedì 25 settembre 2014

OFFERTORIO QUOTIDIANO


Meditavo sui servi che portarono le anfore piene di acqua a Gesù, durante le nozze di Cana. Che avranno pensato? Qualcosa tipo: “Mhà! Ecco un altro che è impazzito. Perché mai ci fa fare questo esercizio, non si sa. A noi serve il vino e qui ci fanno riempire d’acqua queste pesanti anfore per mostrarle a Lui!”.
Saranno stati dubbiosi, increduli, quasi infastiditi nel dover fare una cosa che a loro sembrava sciocca e utile solo a far perdere tempo. Avranno anche avuto paura del ridicolo: “La gente guarda e chissà che pensa che stiamo combinando! Ora se non facciamo qualcosa che abbia un senso, ci prenderà pure per matti!”.
La vita con Gesù è proprio così, anche oggi. Siamo i soliti insicuri, abbiamo continuamente la sensazione di star facendo qualcosa d’inutile solo per il fatto che la facciamo noi.
Certamente, se fosse solo opera nostra, nelle anfore rimarrebbe solo acqua, ma se la portiamo a Gesù, si trasformerà in vino. Cioè: se ciò che facciamo durante il giorno, lo facciamo da noi, per noi, pensando superbamente di essere onnipotenti, è come se non portassimo le giare a Gesù. Allora sì che è tutto sciocco e che l’acqua resta tale.
Gesù, essendo Dio, potrebbe creare le cose dal nulla, anche nel corso della nostra giornata, rendendo tutto magicamente semplice. Il fatto è che non vuole perché vuole darci la possibilità di comportarci dignitosamente da collaboratori di Dio, rendendoci partecipi dei nostri miracoli quotidiani. Lui desidera che gli portiamo in offerta i nostri sforzi quotidiani perché vuole vedere la nostra fede unita all’umiltà.
Nelle giare poi, la nostra acqua insipida si trasformerà nel vino migliore per sottolineare che le cose più belle si ottengono con la collaborazione di Dio con gli uomini.
Nelle nozze di Cana un invitato dice al padrone di casa: “Ora che tutti sono un po’ brilli, tu servi il vino migliore”. Ciò dimostra che Dio non agisce come agirebbero gli uomini, non si approfitta di noi, ma ci tratta come dei “re” sempre, anche quando non lo meritiamo. Perché Dio ama per primo, ci ama per quello che siamo, non perché siamo buoni, ma perché amandoci, ci rende buoni.
Ecco che allora si arriva a comprendere quanto sia importante e utile portargli non solo i nostri insipidi e incolori sforzi, ma anche i nostri limiti, affinché Lui ne faccia qualcosa di bello, trasformandoli in vino buonissimo.
Io sono spesso insipida, squallida e piatta: sono acqua senza brio. Ma se mi sforzo di essere migliore avvicinandomi a Lui per offrirgli quel che a me sembra tanto inutile, ecco che nelle sue mani mi trasformo in vino buono.

Basta che io, con umiltà, ogni giorno offra tutto quel che posso e quel che non posso fare, a Gesù, in una sorta di offertorio liturgico. Non fa niente se mi pesa!

...e non fà niente se è poco!!

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