Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

mercoledì 16 luglio 2014

PIETRE IN MANO


Nell’episodio dell’adultera colta in flagrante, Gesù, prima ancora di sottolineare il peccato della donna e di trovare un rimprovero adatto, colpisce, senza pietre, i cuori di coloro che non avevano mostrato misericordia. Rende palesi e fa venire alla luce senza dirli, i peccati degli aspiranti lapidatori.
La misericordia di Gesù nel rimprovero è di una soavità unica, eppure con questa poeticità, risulta efficace. Non parla dei peccati dei giustizieri: fa in modo che tornino alle loro menti. Non li rende pubblici, ma ugualmente vivi e dolorosi solo a coloro che hanno le pietre in mano. Lo fa quel tanto che basta per far cadere la rabbia e la condanna aspra dai loro cuori e quindi dalle loro mani.
Neanche all’adultera dice parole feroci, ma tramite il perdono le fa giungere un rimprovero portentoso, proprio perché privo di astio umano e così dolce da sciogliere il cuore anche a un ice-berg. Induce a voler essere migliore e meno egoista solo per farsi amare da un uomo-Dio tanto dolce.
La condanna per gli sbagli degli altri, anche se l’abbiamo solo nel cuore, è come una pietra in mano pronta a essere scagliata alla prima occasione: quando per esempio ci troviamo a parlare con terze persone. Essa, non corregge nessuno, fa solo molto danno a tutti, soprattutto a chi la tiene in mano. Io che ho molto sbagliato lo so bene.
Proprio il dolore per aver tanto sbagliato mi ha acquistato una grazia enorme che non avrei mai avuto altrimenti. Tale grazia mi conferisce una grande chiarezza mentale, e cioè che è facile commettere peccato anche quando ci si ritiene forti e ricchi di ottime qualità. Anche quando ci si sente sostenuti dalla fede. Niente! C’è un momento in cui tutto cede: forze umane e assistenza divina, quest’ultima solo perché siamo noi ad avergli già voltato le spalle. A un tratto ci si sente talmente attratti dalla tentazione, da quello che il peccato futuro ci propone, che riusciamo a uscire fuori dalla casa del Padre. Lì fuori, anche solo di un passo (quando cioè ancora non è tanto grave quel che abbiamo commesso), siamo già alla mercede del demonio che non ci mette nulla a ficcarci in testa il resto del suo ragionamento. Estremamente logico e razionale, quasi matematico, è un ragionamento che non fa una piega tanto che siamo costretti ad aderirgli. Così caschiamo in trappola, e ci ritroviamo immersi fino al collo nello sbaglio. Magari ce ne accorgiamo anche subito e ce ne duoliamo…ma ci siamo cascati.
Se ci ricordassimo più spesso come funziona questo meccanismo, non ci sentiremo tanto pronti a criticare gli errori altrui: non avremmo pietre in mano da scagliare!
Non si tratta di giustificarli, ma di compiangerli e desiderare aiutarli. La misericordia non equivale al permissivismo ma a un atteggiamento di dolore e compassione mescolato a sentimenti fraterni che cerchino il recupero di chi ha sbagliato. Perché il peccato è una tristezza per tutti, sia per chi lo compie, sia per chi lo vede compiere. Coloro che lo vedono compiere hanno il dovere di ricreare pace e speranza nel cuore del fratello e l’unico modo è avendo misericordia e suggerendogli con tutto l’amore che possiamo, di tornare dal Padre e chiedere scusa perché Lui lo riaccoglierà.

In ogni caso, mai condannare perché saremmo ipocriti e ingiusti. Sappiamo bene che poteva capitare a noi. In quel caso non avremmo voluto avere pietre e condanne, ma una mano che ci tirasse su. Via le pietre dalle mani!




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