“Come sono sfigato!”-ecco una frase che ancora non ho deciso
se mi fa ridere o se mi suscita un po’ di rabbia. E’ usatissima, soprattutto
fra gli adolescenti. Ha un significato molto più ampio di quel che si potrebbe
pensare di primo acchito.
Significa certamente non aver fortuna nelle situazioni della
vita, ma è diventato quasi un modo di identificare un certo tipo di persona: lo
sfigato, quindi. Da quel che ho potuto intuire (perché queste cose si possono
solo cogliere: esulano da qualsiasi definizione precisa), si tratta del tipo di
ragazzo ordinato, pettinato, educato, che non crea problemi, abbastanza
silenzioso e che non impone il suo pensiero. Persona che certamente non fa colpo
su ragazze o ragazzi (esiste anche la sfigata) e che vive ingenuamente fra
gente considerata scaltra, affascinante, notevolmente sgarbata e con i modi da
bullo di periferia.
Viene da pensare che lo sfigato, a questo punto, sia tale perché
capitato in un mondo di non-sfigati!
Fatto sta che molti, troppi ragazzi, si sentano tali solo perché
impossibilitati di esprimere se stessi o, peggio, perché i non-sfigati li
facciano sentire dei perdenti solo perché non aggrediscono psicologicamente,
verbalmente e fisicamente il prossimo!
Così facendo s’incasellano le persone in categorie davvero
deprimenti che non hanno motivo di essere e i ragazzi calano in uno stato
simil-depressivo che li fa sembrare ancora più “sfigati”.
A questi ragazzi io voglio dare una lieta notizia: Non solo
la sfiga non esiste, ma la felicità esiste! E non è tutto. La felicità è un
diritto, come quello di essere se stessi anche se diversi dagli altri (e
diverso non significa sbagliato). Essendo la felicità un diritto, perché Dio ci
ha creati per la gioia e la gioia d’amare, non può considerarsi una cosa che
forse ti capita e forse no. Vivere
pensando che tu hai diritto alla felicità, però devi attendere se qualcuno o
qualcosa la renda possibile, non è vivere. Assomiglia più ad angosciarsi e
vivere nel rancore e nel sospetto che qualcuno ti stia togliendo qualcosa di
importante.
Quello è un pensiero davvero sfigato! Quale Padre farebbe
questo ai suoi figli? A uno lo faccio felice all’altro no? Come può entrare nel
cuore di un padre un tale pensiero? Non è così.
Un padre, avesse 20 figli, li vorrebbe tutti felici. Figuriamoci
poi Dio!
La felicità non dipende dagli altri, non è qualcosa di
esterno. La felicità vive nel cuore, perciò nasce dentro di noi. Siamo noi i
padroni della nostra felicità.
Ragioniamo: quando si è felici? Quando si ama. Ci si sente
salvati, vivi per sempre. Allora amiamo! In ogni istante. Tutti. Ecco la
felicità. Non posso attendere che qualcuno decida d’amarmi e non posso farmi
amare se non sono amabile…e non sono amabile se non amo. Tutto qua. Io ho già
la felicità dentro di me. Sta a me farla vivere.
La sfiga vera, l’unica che posso accettare di chiamare tale
è il non sapere che io sono già felice.
A quel punto non mi importerà niente in quale categoria mi
vorranno mettere. Se per me amare è essere educato, non usare violenza, non
affliggere il prossimo col mio caratteraccio solo per imporre le mie idee,
allora mi chiamassero pure sfigato, non avrà importanza: è solo un nome come un
altro.
Dio saprà quale nome ho io, sempre il mio nome, quello che
hanno scelto i miei genitori per me. E lascerò che Dio mi metta nella categoria
che desidera Lui: fra i felici.
Perciò ragazzi…. “beati gli sfigati!”
Bellissima teoria, purtroppo per un adolescente, se arriva a farla sua tutto ok, ma se non riesce a conprenderne la lucida realta!, ne un Dio (ammesso e non concesso che esista) ne un genitore riescono a convincerti dell' evidenza della realta`, perche` nel mondo reale la ricchezza ,la bellezza e la scaltrezza fanno il non sfigato per un giovane
RispondiEliminaNon si convince nessuno a parole, possiamo tentare con l'esempio e questo un genitore lo fà volentieri perchè ama i propri figli più della sua vita. Perciò...non scoraggiamoci!
EliminaUna buona e allegra domenica Enrico e grazie per il tuo commento! :)
Paola