Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

giovedì 27 febbraio 2014

PESCI FUOR D’ACQUA

(Meditazione sulla parabola del figliol prodigo dal Vangelo di Luca 15,11-32)

Gesù vuole che ci rallegriamo dei fratelli ritrovati; non fa nulla di chi è il merito o se il fratello ci passerà avanti: menomale che sta con Dio! Solo questo ci deve importare! Tutto il resto ha un nome: invidia.
Le invidie ci fanno star male, ci turbano e tolgono il sorriso, mentre il gioire di qualcuno che tornando al Padre diviene anche più scaltro di noi nel seguire i suoi insegnamenti, ci rende sereni e più belli agli occhi di Dio.
Perché agitarsi? Il Padre dice: “Figlio, tu sei sempre con me e quello che è mio è tuo!”. Cioè, quando siamo con Dio, abbiamo tutto ciò che è di Dio: la sua pace, la sua casa e possiamo allungare le mani su tutto ciò che contiene. Perché mai auto-escludersi per un turbamento sciocco come l’invidia? Ci ritroveremo a piagnucolare fuori di casa Sua, tutto per merito nostro!
Il Padre festeggia i figli che tornano e ci vuole con lui affinché la Sua gioia sia piena e possiamo approfittare anche noi del momento per rallegrarci e godere dei festeggiamenti. Se tutto ciò che è suo, è mio, anche quella festa è mia: è anche per me.
Se il Padre festeggia un fratello, questo non significa automaticamente che non gli importi dell’altro, anzi, lo vuole “dentro” casa con Lui, assolutamente, come se questo fosse un elemento fondamentale della festa.
Un giorno si assomiglia al figlio invidioso, un giorno all’altro, quando per esempio si borbotta: “Mi sono tanto sforzato per avere Dio, la gioia e la bontà, ora sono stanco di stare al suo servizio. La vita mi scorre davanti ed io non la sto vivendo. Voglio godere, fare quello che mi pare perché ne ho diritto. Chi potrà rimproverarmi di questo? È legittimo: è la mia parte del tesoro che voglio ora e subito”.
Il fatto è che per fare tutto questo mi ritrovo ad andare fuori dalla casa paterna, a spendere le mie qualità, la gioventù, la bellezza e la salute. Fuori, dove io penso, nessuno mi veda. Fuori: al di fuori delle Sue regole che mi strozzano e impediscono di godere.
Ma presto mi accorgo che là “fuori” non c’è più pace, non c’è la serenità d’essere con Lui, c’è solo l’angoscia di non essere più la sua gioia e c’è l’idea di un Padre deluso, alla finestra che attende mentre io chissà che sto facendo! C’è la malinconia logorante del cuore per non essere dentro la volontà del Padre. Sono nella MIA volontà e nella mia fittizia felicità, che sta velocemente mostrandosi essere la mia delusione.
Il diavolo sa ingannare bene le anime; mi parla di un benessere che sta fuori dalla casa di Dio, mio Padre, costituito da un insieme di mie volontà e desideri. In realtà sarebbe come dire a un pesciolino: “ Vieni a vedere che belli i prati e i fiori e com’è bello correrci sopra!”. Il pesciolino allora, nella sua stupida ingenuità, si fa tirar fuori, ma presto si accorge che sicuramente i prati e i fiori saranno belli, ma non riesce a goderne affatto perché già non può più respirare: gli manca la sua acqua del mare.
Forse il diavolo spera che noi moriamo prima di accorgerci che era un vile inganno.
L’amore però ci chiama e il ricordo della pace divina rimette a posto le idee, così che ogni bellezza, desiderio e godimento perde attrattiva in confronto a ciò che si è perduto. Il desiderio più grande diventa quello di chiedere scusa al Padre, riconciliarsi con Lui per tornare a vivere nel nostro habitat naturale dove l’aria è respirabile.
Tutte le volte che ho sbagliato, sono stata anche fortunata perché il ricordo della perduta pace, mi dilaniava dentro, tanto da indurmi a tornare a Lui. Né voglio che smetta mai di farlo, perché così mi sento al sicuro e non ascolterò quando da dentro o da fuori mi arriveranno voci che inducono a sbagliare andando lontano da Dio!
Vivrò e godrò di là, nella vita futura con Dio, perché là avrò un corpo migliore inadatto al peccato, avrò l’anima salva e godrò con Dio, in Dio, per Dio.

Io non voglio la mia parte ora: io voglio TUTTO, ma dopo!


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