Quando Gesù sta per guarire il cieco nato, alcuni lì intorno
Gli chiedono perché questi sia nato così, se per i peccati suoi o per quelli
commessi dai genitori. La risposta è: “…è così perché si manifestassero in lui
le opere di Dio”. Trovo che sia una risposta molto singolare, soprattutto se
ripenso alle cose che si sentono dire riguardo alle disgrazie che capitano alla
gente! Parole amare tipo: “E’ perché Dio non ci guarda o se ne frega e fa
l’assenteista!”
Gesù dice addirittura che quella disgrazia serve a far
notare le opere di Dio, a renderle chiare, a sottolinearle. Ed ecco che
improvvisamente mi si accende un fascio di luce su una cosa che prima non avevo
notato.
Riuscire a vedere la “gloria” di Dio in una disgrazia, vuol
dire guardare le cose con altri occhi; con gli occhi dello spirito e perciò con
la prospettiva di Dio.
Se proprio andiamo a guardare bene, anche scientificamente,
chi è cieco acuisce gli altri sensi, li sviluppa in un modo che noi vedenti non
ci immaginiamo neanche. Il fisico e l’intelletto vanno ad attingere a risorse
che noi non andremo mai a cercare. E le trovano! Le usano. Così, chi è cieco,
diventa abile a distinguere gli odori, a sentire la presenza di cose e persone
con i sensi rimasti integri. Cose che io, a occhi chiusi, non saprei fare.
Essi si sforzano di intuire lo stato d’animo dei propri
cari, facendo attenzione alle loro inflessioni vocali, alle parole usate, al
ritmo del respiro, ai silenzi e chissà quant’altro!
Noi, “ricchi di vista” ci permettiamo di non guardare
neanche chi abbiamo davanti, di essere distratti e di non accorgerci se questi
è triste, sofferente oppure no. Avendo il bene della vista, lo sperperiamo così
e non attingiamo più neanche a quella per amare chi ci vive accanto. Siamo noi
i veri ciechi della situazione, perché crediamo di vedere meglio degli altri.
Chi dice di non vedere niente di Dio, si sforza di sentirlo,
accarezzarlo con tutto ciò che può: mani, parole, sorrisi. Amando gli altri. Lì
si manifesta Dio che si sente cercato, perché chi cerca trova e a chi bussa
sarà aperto, dice il Signore.
Se manchiamo in qualcosa nel fisico o nell’intelletto, non
abbattiamoci, perché Dio si manifesterà nelle nostre debolezze, regalandoci
occhi spirituali per compensare le nostre carenze.
Non voglio con ciò dire che ci dobbiamo augurare di avere
qualche disgrazia nel fisico, ma solo tenere presente che, se capita, sarà
certamente perché si manifestino le opere di Dio in noi. Opere che non
riguardano solo il miracolo della guarigione fisica, ma che pur escludendola,
riguardano una guarigione spirituale di gran lunga più importante e duratura di
quella fisica.
Viene da domandarsi se chi non ha disgrazie, allora, non
abbia il favore di vedere Dio e le sue opere! Non è così. Penso che Dio sia
infinito e conosca mille modi per attirarci a Lui: è un creatore e non gli difetta
certo la fantasia.
E poi credo che tutto derivi dalla nostra volontà. Se ho gli
occhi e non guardo, non vedrò niente, ma se voglio vedere, vedrò e non mi
servirà diventare cieca per scoprire le opere di Dio!
Intanto devo ringraziarlo per questo fascio di luce che mi
ha illuminato su questa frase del Vangelo che prima non avevo ben compreso.
Gesù è davvero “la luce del mondo”!
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