Alle volte
subisco grosse incomprensioni e vengo coperta d’ingratitudine da persone che
momentaneamente assumono il ruolo dei miei nemici. L’altro giorno è successo e
superati i primi minuti di dispiacere, ho cominciato a sentirmi profondamente
felice. Non umanamente felice (non sono ancora pazza) ma spiritualmente. Perché
ho capito che Dio lascia che questo mi accada per il mio più alto bene. Mi
lascia senza gratificazione umana perché il mio tesoro rimanga in Cielo. Perché
non m’insuperbisca e cresca sul suo cammino.
E’ come se
Lui mi avesse detto: “ Perché cerchi la gloria? Vuoi essere lodato per aver
fatto il tuo dovere forse? Non è così che accumulerai tesori in Cielo, non è
così che ti santifichi! Se vuoi che Io ti cambi, allora lasciati lavorare. Gesù
ha preso spesso pietre in faccia. Tu che ti aspetti?”
E’ un
sorsetto del suo calice, questo scontento!
Con questa
intima gioia di essere più simile a Gesù, ho sentito desiderio di pregare per quei
cosidetti “nemici”, e allora ho compreso meglio il mistero dell’ingratitudine:
sono i nostri nemici che ci santificano, perché generano situazioni tali che ci
mortificano e ci aiutano a comprendere quanto siamo imperfetti. Mettono cioè in
evidenza le nostre lacune spirituali, le nostre debolezze, i lineamenti
dell’anima che non sono a immagine e somiglianza del nostro creatore.
I nemici
hanno la doppia valenza di mantenerci umili, correggerci e far sì che il nostro
tesoro resti in Cielo. E dove è il tesoro, li sarà anche il nostro cuore.
Personalmente
vorrei che questo tesoro sia prezioso come quello di Maria: sia fatto di
silenzi e perdono. Sia fatto di riflessioni su quanto “io” devo cambiare e non
gli altri. Sia colmo di lode a Dio e umiltà. Allora il cuore sarà davvero
bello.
Prego sì per
i miei nemici, perché non si lascino prendere da discorsi inutili o poco
gentili, ma posso anche amarli perché senza volerlo, mi sono stati di aiuto più
di molti.
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La capacità d'amare allarga i confini del cuore |
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