Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

sabato 7 dicembre 2013

DA DENTRO IL PRESEPE


Eccoci qua, di nuovo a Natale, in quello stato di grazia che questo periodo ispira.
Stato di grazia? Sicuri?
Sento parlare due ragazzi per strada e fra le parolacce colgo qua e là qualche verbo in un improbabile italiano, ma il senso della frase è irripetibile, basti pensare che si medita una feroce vendetta verso una terza persona che sembra aver concentrate su di se le qualità peggiori di tutta l’umanità. Quanti anni avranno questi pargoli che usano aggettivi e avverbi come spade? Non più di 16.
Più tardi, in auto, a un incrocio mi fermo per cedere il passo a un tremolante vecchietto che deambula lento lento, ma l’auto dietro si getta quasi nel fosso per superarmi e il conducente urla augurandosi vivamente che io mi tolga, per così dire, di torno e dall’espressione non mi sembra propenso a gioire per il Natale vicino, né tanto meno ad augurarmi buone feste.
C’è forse un po’ di inquietudine in giro? Cosa capita al cuore degli uomini? Dov’è quello stato di grazia di cui si parlava? Mettiamoci alla ricerca.
Da piccola posizionavo i personaggi del Presepe guardandoli negli occhi per immedesimarmi e riuscivo quasi a immaginare i loro pensieri.
La contadinella con l’oca in mano stava già sognando di quando avrebbe deposto quell’esserino ai piedi di Maria facendola sorridere di gratitudine. Il fornaio camminava impettito e gongolante perché avrebbe sfamato la Sacra Famiglia col pane impastato da lui! La ragazza col secchio di latte, consapevole del suo prezioso carico, s’affrettava allegra al pensiero di vedere il Bambino.
E io li, che ascoltavo i loro pensieri mentre archittettavo ingenua il modo per esserci anch’io. “Come mi faccio piccola piccola per camminar sulla ghiaia con gli altri e venire a vederTi?”…questa la mia preghiera da sempre!
Restavo a guardare la scena, senza fiatare, inebriata dal profumo di cibo nell’aria e dalla voce di mia madre e mia nonna che si aggiravano indaffarate in cucina. Felice di poter almeno sognare. Ero in uno stato di grazia.
Quello stato in cui sentivamo tutti il bisogno di essere sereni, più gentili uno con l’altro, tendenzialmente allegri perché grati di ciò che avevamo. Del Natale è questo che ricordo: il desiderio di sentirmi come i pastori che vanno alla culla di Gesù, felice perché in qualche modo l’avrei visto anch’io. Proprio grazie a quello spirito natalizio che ti spinge a farti guidare dalla speranza e dalla bontà.
Davanti ai bambini piccoli bisogna sorridere, parlare piano, essere delicati nello sfiorarli e avere attenzioni di mamma.
In questo periodo Gesù vuole ricordarci come accostarci a Lui: come a un Piccolo indifeso. Sentendoci onorati di farci Suoi difensori, occupandoci di Lui non litigando fra noi per non turbare la sua serenità. Sforzandoci di scoprire cosa vorrebbe Lui.
Allora, fratelli, cerchiamo una cesta ideale dove porre il dono che il Piccolino vorrebbe da noi e, tutti insieme, senza rivalità, invidie o fastidi verso l’altro, rechiamoci in fila, in silenzio, verso di Lui.
Entreremo nel Presepe, calpestando la ghiaia, ci faremo guidare dalla Luce della nostra preghiera e dei nostri sogni e alla fine troveremo un Bambino che ci attendeva da tanto. Ci stupiremo perché non guarderà neanche le nostre ceste, forse solo piene di errori e dolori. Cercherà il nostro sguardo e ci prenderà un dito con tutta la manina per attirarci a Lui, per ricordarci che Lui c’è, e con un sorriso soddisfatto ci lascerà andare, perché sa già che ci salverà.
Buon Natale fratelli da…dentro il Presepe.

Paola Buccheri




 
...che io sia un gatto forse?...

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