Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

giovedì 3 settembre 2015

CONVALESCENZA

Ho imparato a mie spese che il dolore che ci capita di attraversare lascia dei solchi nel cuore, delle ferite che molto facilmente siamo tentati di prendere per colpi inutili alla nostra persona.
In questa prospettiva è molto pericoloso ritrovarsi immersi in una sorta di vittimismo dannoso che và ad amplificare lo stato di "convalescenza" tendendo a trasformarlo in "ricaduta" grave.
Potrebbe benissimo essere che siamo stati feriti da persone in modo molto profondo e altamente immeritato. Non lo metto in dubbio. Personalmente mi trovo nelle condizioni di aver sofferto e soffrire ancora in un modo che oserei definire "stereo": sia in modo immeritato, sia in modo casuale.
Quando si soffre per qualche ingiustizia (e quindi in modo immeritato) i solchi prodotti nel cuore bruciano di più. Quando sono casi fortuiti, dovuti alla vita, si soffre comunque e ci si chiede lo stesso come uscirne mai ci si ritrova in quelle condizioni e ci tormenta il quesito su come fare a uscirne.
In entrambi i casi la nostra anima è in tormento.
Da dentro la condizione di dolore, è come stare persi in un banco di fitta nebbia di notte e non si scorge il senso di quel che ci accade. Non ci rendiamo conto che la nostra anima sta raccogliendo dati importanti e nuovi: sta imparando dal dolore come resistere al dolore stesso e come difendersi.
Se, come ho detto più volte, questa valle oscura si attraversa per mano a Gesù, senza pensare che sia Lui a servirci il piatto amaro della sofferenza e restando mansueti, quel che si impara da tali periodi è di grande valore.
C'è quindi un momento in cui ci si sente convalescenti. Il dolore più intenso è passato: l'organismo composto da cuore ed anima ha fatto gli anticorpi e si sta riprendendo. 
Ma ora c'è il pericolo dello stagno. E' il pericolo della ricaduta.
Bisogna stare attenti a non stagnare rimuginando. Se siamo stati vittime di ingiustizie è più facile tendere a rimuginare per vendicarci. Perchè ci viene spontaneo credere che la vendetta possa aiutarci a star meglio e riprenderci totalmente. Non è così.
La ripresa totale si ha, in periodo di convalescenza, meditando serenamente su ciò che abbiamo imparato. Proprio guardando quei solchi nel cuore...che iniziano ora a rimarginarsi.
Dobbiamo meditare i nostri sbagli, ogni cosa che ci ha condotto in determinate situazioni.
Nella convalescenza infatti, la nebbia fitta che c'era in pieno dolore, si sta alzando, è la nostra mente comincia a mettere a fuoco ogni evento accaduto. Sempre restando nella preghiera, è più facile far tesoro delle cose che si comprendono in questa fase.
Si è ancora labili e tendenti al pianto, ma dobbiamo essere certi che ci sono molti più insegnamenti nei periodi di dolore che in quelli sereni. Perciò, se vogliamo davvero fare una buona vendetta su chiunque ci abbia ferito o sulla casualità della vita, dobbiamo riflettere obbiettivamente e volendoci davvero bene, non incorrere nuovamente in certe situazioni pericolose per noi. Senza inasprirci, anzi, magari diventando anche persone più dolci. Ma con la certezza che essere dolci e misericordiosi non significa lasciarsi fare a pezzi da chiunque.
Occorre essere dolci anche con sè stessi e difenderci da ciò che per noi è stato "male" e ci ha arrecato sofferenza.
In genere in una normale convalescenza si sta cauti, si resta a letto, si riposa e...si ha più modo di riflettere e pregare. Si è "prudenti". 
Questa è una riflessione che volevo condividere con voi perchè il mio dolore possa essere utile, oltre che per me, anche per qualche altra anima. Forse proprio perchè ha fatto tanto male, ora vorrei che producesse moltissimi frutti buoni.
Lo auguro a tutti.

Paola
Mio quadro: "Pace interiore"


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