Quante
volte, mio Gesù, sei rimasto solo, incompreso e triste. Perché mai non c’ero? Forse non avrei avuto parole
giuste da dire. Forse non avrei saputo che fare e che volto avere affinchè il
tuo dolore si potesse attenuare. Ma avrei ugualmente voluto esserci.
Probabilmente
non sarei stata altro che una buona a nulla, ma forse ti avrebbe consolato un
po’ sapere che c’ero.
Alle volte
mi capita di piangere per motivi talmente difficili da spiegare che lascio di
dirli a chiunque. E’ la stanchezza naturale di questa vita terrena esiliata dal
cielo. Così piango e basta. Aspetto che il dolore scorra via attraverso gli
occhi e che il pianto si fermi da sé per sfinimento fisico. Poi sono più
serena.
Quando mi
sento in questo modo, sovente mi capita di girare silenziosamente per casa e
vedere i miei figli nella loro stanzetta, persi nei loro giochi innocenti e con
i loro pensieri calmi e puliti. Subito sento il dolore placarsi. Come se Tu mi
avessi posato una mano sul petto a calmare i singhiozzi e una mano sul capo a
far sfumare i pensieri tristi. Loro, i miei bambini, non parlano, ma ci sono e
so che mi amano. So che sono il segno che Tu mi ami. Ecco la mia consolazione!
Quando eri
triste e non c’ero, era per questo motivo che avrei voluto esserci…per
amarti nel mio silenzio, nella mia
impotenza, nella mia nullità.
Allora Gesù,
se ti capita ancora di sentirti triste, passeggia per casa mia e mi troverai a
cucinare, mentre penso a Te, a stirare, mentre sogno di Te, a far nulla, mentre
ti serbo nel cuore.
Magari potrò
essere la tua inutile figlia che vorrebbe solo amarti e che non è capace di
niente, ma che “è” ed “è” solo per Te.
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