Il regno dei
cieli è di chi sa rinnovarsi accogliendo la Verità e l’Amore. Rinnovarsi
significa cambiarsi, camminare, evolversi. La staticità non è cosa dell’amore.
Le cose ferme muoiono.
Persino il
fisico, se resta sempre fermo va incontro a vari disturbi: non funziona più
come prima e passa lentamente al decadimento. Allo stesso modo lo spirito. Esso
per non stagnare deve seguire attentamente l’amore e la verità. Perché queste
camminano davvero in quanto non sono delle entità astratte, ma sono Una
Persona: Gesù.
Lui stesso
nel Vangelo dice di se: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Sta dicendo di
essere un sentiero da seguire e non vi è nulla di statico in una Via come Gesù.
Lui sa trovare
ancora oggi soluzioni opportune per ogni caso, per ogni persona. Se fosse cosa
statica, avrebbe una decina di risposte e userebbe sempre quelle per qualsiasi
caso. Invece per ognuno di noi ha una risposta.
Come posso
seguire questa verità e quest’amore?io credo che entrambi abbiano un profumo
che il nostro spirito è in grado di sentire. Si tratta soltanto di prestare
attenzione. Il mio cuore mi parlerà volta per volta, di cosa è verità e cosa è
amore, in una misura sempre più precisa se resto vicina agli insegnamenti di
Gesù. Più conosco Gesù, più riconosco il suo profumo e i luoghi, dove è
passato.
Staticità
alle volte è anche starsi sempre a guardare, come in uno specchio,
affliggendosi per la non-perfezione che vi contempliamo dentro. A lungo andare
ciò alimenta l’auto-commiserazione che infastidisce il prossimo e Dio. Fino a
sfociare in una forma di superbia e dimenticanza di Dio: non si riesce ad
accettare umilmente di essere imperfetti e ci si dimentica che il Padre celeste
può aiutarci.
E’ uno sciocco
cercare un perfezionismo che Dio non sta mettendo in primo piano. A questo
punto dovrebbe intervenire il movimento che l’amore e la verità creano. So di
essere sbagliato e di avere molta strada davanti, ma so che innanzi tutto Gesù
vuole essere considerato come sempre presente nella mia vita. Se Lui c’è, so
che non mi devo disperare o accasciare. Non devo perdere tempo a piangermi
addosso, ma devo reagire ai miei errori, alzarmi le maniche e lavorarmi.
Se Gesù non
ha orrore di me e guarda già oltre cercando la mia salvezza, perché io mi perdo
a guardare le mie brutture e resto ferma? Tutti ne sono capaci! Facile e
demoniaca è l’autro-commiserazione. Cosa che io faccio passare a me stessa come
umiltà e altro non è che un capriccio dell’anima che non vuole muoversi.
E’ come se
Gesù mi volesse portare da un dirupo a un luogo più sicuro ed io mi facessi
pesante buttandomi per terra lagnandomi per le vertigini e mettendo a scusa la
mia debolezza umana. Certamente, con questo comportamento insopportabile finirò
nel burrone allungando i tempi della mia salvezza perché comunque Gesù verrà
nel burrone con me per recuperarmi.
Perché
complicare il compito del buon Dio con queste false umiltà?
La vera
umiltà è saper vedere nel nostro nero l’azione di Luce che Gesù sta facendo in
noi, ed esserne felici, pur avendo presente quel che siamo. L’umiltà fa
camminare l’anima più dell’essere perfetti. Perché una nostra presunta
perfezione (cosa molto difficile) potrebbe portarci solo tanta superbia e
perciò la cecità dell’anima e le grandi cadute.
Sarò forse
tutto un orrore ma Dio mi custodisce: vado avanti con cuore sereno e cammino,
ancora, anche oggi che magari non ho saputo far bene niente. Cammino.
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