E’ appena terminato il TG, sono devastata dalle notizie
sempre preoccupanti che dal mondo ora riecheggiano nel mio petto accelerando il
battito cardiaco, ma ecco inizia subito uno “speciale” sul Papa in Brasile
durante le GMG (giornate mondiali della gioventù).
Il paesaggio lo conosco bene: la spiaggia di Copacabana
sotto il consueto tetto di nuvole cariche di umidità. Mi sembra di sentire
ancora quell’aria a tratti irrespirabile: quel vento caldo che si confonde col
proprio alito e l’aria appiccicosa di acqua e sale. Poi l’oceano dispettoso che
gioca a essere calmo ma se ti avvicini alla riva per entrarci, ti accoglie con un’inaspettata
onda altissima che minaccia infrangersi sull’intera persona. Tanto da indurti a
fuggire vari metri indietro. L’oceano è così. Copacabana è così: ricordi di
molti anni fa, eppure vivi come pochi. Vivi come il temperamento dei
brasiliani, così sorridenti e pronti a correrti incontro per abbracciarti, come
la posa del loro Cristo Redentore del Corcovado, che sembra tradurre bene
questo spirito. Quello che dovrebbe essere poi, lo spirito del cristiano.
Mi si accende un sorriso e mi scordo del telecomando. Da
adesso in poi è tutto un sussulto del cuore e dello spirito. Sarà che le
immagini mi riportano a quando da bambina mi confondevo fra i bimbi carioca e,
indossando la loro uniforme, mi recavo alle elementari, dove si apriva il
giorno cantando e pregando; sarà che Papa Francesco sta passando a stento fra
una folla di giovani che esultano alla sua vista come avessero visto Cristo in
persona…. Sarà che da un’ora vedo inquadrati solo visi raggianti in un’incalcolabile
folla che riempie la spiaggia di bandiere colorate di ogni nazione e mi sembra
che riescano anche a non pestarsi i piedi nonostante lo spazio ridotto. O forse
è la musica così trascinante, accompagnata dagli immancabili tamburi, che fa da
sfondo a un coro uniforme e sentito, e allo stesso momento allegro come il
canto dei bambini.
Sarà tutto l’insieme, ma improvvisamente la scia d’angoscia
che le brutte notizie del TG mi aveva lasciato, è svanita e s’è trasformata in
una scia di luce. Ora tutto mi appare possibile: possibile la pace nel mondo; sì,
se tutti i paesi del mondo sono ora ai piedi del “Cristo” a cantare, pregare e
battere le mani felici perché il Papa li sta benedicendo. Possibile cambiare in
bene il male; sì, se i nostri figli spengono il computer un momento, uniscono
le mani e piegano le ginocchia tutti insieme per chiedere a Gesù di farci più
buoni.
Possibile la speranza, se si spende del tempo per aiutare
qualcuno, o trovare la forza di perdonarlo, oltre che per fare soldi o a preoccuparsi
ansiosamente del futuro diagnosticato tetro.
Possibile la felicità, se nell’incontrare il fratello
riuscissimo a esultare solo perché “Figlio di Dio” come noi e gli corressimo
incontro per offrirgli del Mate: sua bevanda preferita e perché vogliamo si
senta ben accetto.
Sì, ora è tutto possibile e mi fermo addirittura a chiedermi
come ho fatto a credere nel male più che nel bene. Ad aver paura che potessero
vincere le tenebre anziché la Luce.
Anche il bene è contagioso, molto più di tutto il male che c’è
nel mondo e nel nostro cuore. Basta un ragazzo in ginocchio che canta a Dio mentre
una lacrima gli segna il volto di una gioia profonda e già il mondo s’illumina
d’immenso!
Lasciarsi contagiare è facile e bello…poi tocca a noi contagiare
con la nostra vita il fratello. Non lasciamo svanire questi ricordi, teniamoli
vivi in noi insieme ai canti e ai sorrisi dei giovani e se dovessimo sentirci
spaventati dagli eventi o scoraggiati, facciamo come quei ragazzi: uniamo le
mani con fiducia e riaccendiamo la speranza.
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