Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

lunedì 6 agosto 2012

GARE



Olimpiadi. Mia figlia ed io ci sistemiamo sul divano con il tricolore in mano e ci apprestiamo a seguire la gara di tuffi. Emozionate rimaniamo in silenzio quando le atlete si tuffano, quasi per non disturbare la concentrazione.
Meraviglioso tuffo con salto mortale all’indietro carpiato e intrecciato e fiocchetto per aria, eseguito talmente veloce che non sai dove è finita la signorina che hai visto saltare dal trampolino, finché non te la mostrano a rallentatore. Per l’occasione hai modo di notare che per un filo non ha sbattuto la testa nel suddetto trampolino e che per entrare dritta in acqua si deve essere lesionata tutti i tendini di braccia e gambe nello sforzo.
Sei ancora a bocca aperta per un misto di terrore e ammirazione quando arrivano i commenti degli esperti che stanno assistendo in diretta: “Peccato, un tuffo brutto, molto scarso. E’ entrata male in acqua. Purtroppo le daranno un voto bassissimo!”
Cosa? Chi? Che gara stanno guardando? Povera donna! Eccola che riemerge dall’acqua della piscina e guarda i suoi voti sgomenta. Ha uno sguardo afflitto di chi vorrebbe scappare nel deserto senza neanche voltarsi indietro. Non sai se le gocce che scivolano via dal viso sono schizzi o lacrime.
Mi fermo a pensare. Se fossi stata io, sarebbe stato già tanto che fossi riuscita a saltare da quell’altezza a candela urlando per le vertigini e che non fossi affogata. Mi avrebbero dovuto, comunque, ripescare con una rete per pesci.
Capisco che loro sono atlete preparate, ma quel che voglio dire è che questo sentimento d’inadeguatezza ed esclusione che le gare fanno provare ai poveri atleti, è un qualcosa che davvero non sopporto. M’immedesimo in chi gareggia e vorrei che vincessero tutti, perché sono tutti bravi.
Ma non è solo questo. Se ascolti i discorsi di quasi tutte le persone che incontri, vedi che il loro parere a riguardo è lo stesso: i ragazzi devono provare lo spirito di competizione. Devono gareggiare.
Devono? Perché? Non mi è mai piaciuto il sentimento della competizione. Mi suggerisce un senso di “rivalità”col prossimo.
Persino da bambina, se proponevano un gioco troppo competitivo, ero lì che cercavo di convincere tutti a giocare ad altro. Il gioco da tavolo del Monopoli poi mi affliggeva profondamente: uno diventava ricchissimo e tu vedevi tua madre che andava per stracci ed era costretta a ipotecare case e proprietà per poi finire in galera! Che tristezza! Che me ne faccio che sto vincendo miliardi di dollari finti?Allora cominciavo a trasferire di nascosto i miei soldi nel suo trascurabile conto. Baravo..piuttosto che assistere allo scempio provocato involontariamente da me.
Penso a queste cose mentre sono sempre più sconcertata dai tuffi acrobatici delle atlete di ogni nazionalità e improvvisamente mi risuona una frase nella mente: “Il più piccolo fra voi sarà il più grande nel regno dei cieli”.
Ecco che tutto acquista un senso. Gli apostoli stavano facendo un discorso competitivo su chi fosse il più grande fra loro e Gesù li spiazza con questa risposta. Ora le sue parole m’illuminano più del solito. Anche Lui non ama le competizioni, lo si evince da ciò che risponde. Perché chiedersi chi è il più grande? Non funziona così nel regno dei Cieli! Non è come il regno terrestre! Nella sua Casa, il più apprezzato è un bambino: uno semplice, che non sta neanche pensando a questi discorsi, che non è in grado di fare certe gare. Un piccolo che sa di essere piccolo e gli sta bene così perché può stare in braccio alla mamma e permettersi di chiedere tutto a lei dando in cambio solo baci. Dire di essere come un bambino è dire che la visione del mondo è totalmente diversa da quella di un adulto!
Mi rincuoro: non sono solo io ad avere in antipatia le gare. Bellissime, con atleti bravissimi…ma che saranno penalizzati più che premiati; saranno demoralizzati, più che incoraggiati; torneranno a casa sconfitti più che vincitori, perché non ci sono abbastanza medaglie per tutti.
Invece Dio vuole premiare tutti, vuole tutti felici e soddisfatti per il loro piccolo o grande sforzo! A Lui non importa se sei primo o ultimo, bravo o pessimo…a Lui importa che tu ami, che ci provi sempre e il premio è sempre lo stesso per tutti: un talento. Un solo soldino? D’oro, d’argento o di bronzo? Nessuno di questi: è il soldino per entrare nella Vita Eterna. Non c’è differenza fra il tuo e il mio premio: si vince il massimo! Amore e Vita in eterno!
Questi sono momenti di gloria!

Aiuuutooo!!

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