Rileggendo l’indegno processo fatto a Gesù per
condannarlo a morte, la frase che mi colpisce di più è quella di Pilato, il
quale, convinto della Sua innocenza asserisce candido: “Va bene, allora lo
castigherò e poi lo lascerò andare”. Se lo riteneva innocente, perché castigarlo?
Per far contenta la gente che lo accusava. Già! Lo accusava di che? Delle parole
di speranza seminate strada facendo? Della moltiplicazione del pane? Dei malati
risanati? Oppure dei figli resuscitati ai genitori disperati? Neanche razionali
siamo, quando decidiamo di condannare un fratello.
Gesù resta in silenzio, perché se parlasse, non
gli mancherebbero certo argomenti per rinsavire il nostro pensiero alienato;
resta in silenzio perché vuole vedere a quale assurda conclusione può arrivare
l’essere umano che non tiene come parametro di riferimento il Cielo. Sa già
che, qualunque cosa succeda o si dica, il giudizio finale umano sarà di
condanna e ne coglie l’occasione per rendere possibile la volontà del Padre.
Intanto si assiste allo scempio della logica umana, anche oggi, di come può
ridursi un cuore se pensa di poter prendere delle decisioni senza tener conto
dello sguardo del Padre su di noi.
Avete notato? Tutti litigano, in qualsiasi campo,
nessuno riesce a trovare un accordo per il bene comune. Siamo invece molto
bravi a contraddire, vedere il negativo nei discorsi altrui. Chiunque si alzi
le maniche per provare a fare qualcosa per il prossimo viene coperto da
contumelie e parole sgarbate, se non peggio!
Qualsiasi cosa “gli altri” facciano è sbagliato e
criticabile. Un po’ come quell’usanza popolare che vige in alcuni paesi riguardo
alla futura nuora che entra a casa della futura suocera per la prima volta: le
si lascia all’entrata una scopa gettata in terra; se entrando, la malcapitata
la raccoglie, significa che è un’impicciona; se invece non lo fa, è segno che
non le importa nulla di nessuno.
Povera futura nuora! Quale sarebbe stata la mossa
giusta da fare? Semplice: nessuna.
Nulla va bene per chi non si sforza di osservare
gli eventi della vita con gli occhi del Padre.
E Gesù non ci parla…come nel suo processo, mentre
noi seguitiamo a condannarlo nei fratelli.
Apre bocca, dopo tanto mutismo rassegnato, solo
sulla croce per rispondere al ladrone buono che si riconosce peccatore e
comprende l’ingiustizia che sta subendo il suo Vicino di agonia! Apre bocca quando
sente la misericordia. Il ladrone ha pietà di Gesù perché sta morendo dello
stesso dolore fisico e in quel picco di strazio comprende quanto avrebbe dovuto
essere buono e giusto, riflette su se stesso, sui propri errori e attraverso
quella lente d’ingrandimento che è il pianto, finalmente vede che ha accanto il
Figlio di Dio innocente. Così, il ladrone, ottiene la parola di Gesù, ha l’onore
di cogliere il suo ultimo sorriso febbricitante e stanco…ottiene il Paradiso.
L’unico che abbia visto e dichiarato l’ingiustizia.
Quando ci sente parlare col cuore Gesù rompe il
suo silenzio e interagisce efficacemente con noi, regalandoci la sua pace e
lucidità mentale, indicandoci la giustizia e come andare d’accordo fra noi.
Non voglio scordarlo mai più. Voglio restare
attaccata a Gesù, come l’edera su un muro assolato. Ascoltarlo. Guardarlo.
Provare sempre a fare ciò che dice per rimanere nella misericordia e perciò
avere sempre dinanzi la giustizia.
Quando dentro di noi siamo disposti a dare una
possibilità al prossimo e a guardarlo con occhi buoni, magari lavati dalle
lacrime dei nostri errori, siamo i ladroni “giusti”, forse ancora “ladroni”…ma
giusti.
Allora crederò che se la futura nuora raccoglie la
scopa da terra, è gentile e ordinata; e se la lascia li è rispettosa della
libertà e usanze altrui! Edifichiamo i fratelli, non distruggiamoli, perché anche
loro sono le pietre della casa di Dio.
Alziamoci le maniche, parliamo poco e facciamo
bene…Dio ci amerà e aiuterà in ogni modo.
Riflettiamo spesso su noi stessi |
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