Mi sono spesso chiesta perchè solo le cattive notizie facciano parlare tanto le persone...for

giovedì 14 giugno 2012

FUNZIONI SPECIALI DI UN'AUTO

Primi giorni di bel tempo. La Primavera, finalmente, fà capolino. Decido di andare a fare una salubre passeggiata. "Non esco quasi mai"-mi dico-"sempre chiusa in casa a lavorare; oggi che c'è il sole conviene uscire e magari approfitto e vado a comprarmi una camicetta estiva, visto che nel mio guardaroba ormai, ci sono solo stampelle vuote."
Pensando così al triste spettacolo di quell'armadio, mi convinco in modo risolutivo e, presa la borsa esco come colta da una folgorazione.
Sì, oggi mi distendo: passeggerò per almeno un'ora sulla via principale della mia città, senza un pensiero per la testa. Una volta tanto, voglio sentirmi libera e senza una cosa precisa da fare.
E' così che mi ritrovo a camminare spensierata e sorridente con un crescente senso di libertà e allegria. Di riflesso si fà strada in me un incalzante e irrazionale affetto verso ogni persona che incrocio. 
La vita mi sorride, perché mai non sorridere alla vita?
Col mio passo rilassato e l'aspetto bonario che intravedo sulle vetrine alle quali mi fermo, devo sembrare una persona gradevole.
In questa ottima predisposizione verso il prossimo, la natura e qualsiasi essere vivente, entro fiduciosa in molti negozi e provo vestiti che so già non mi andranno bene, per via della taglia introvabile (sono un puffo!). Ma al contrario del solito, la cosa non mi indispettisce per niente. Ho deciso che questa sarà una giornata positiva.
Trascorro in questo modo tutta la mia meritata ora d'aria, fino a che mi ricordo della realtà e butto un'occhiata all'orologio: è tempo di tornare a casa!
Col mio sorriso ormai incancellabile, m'incammino verso l'auto, totalmente soddisfatta dei miei acquisti e ricreata dalla  tranquilla passeggiata.
Entro in macchina e sono costretta ad accorgermi che non posso uscire dal parcheggio in quanto ho un'altra auto ferma dietro la mia. La qual cosa non mi smonta per nulla. 
Quella dove mi trovo è una delle vie più trafficate della città e in genere trovare dove lasciare l'auto è un'impresa ardua. Sarebbe più facile e comodo raggiungere il Polo Nord a piedi con i tacchi alti.
Nutro perciò molta comprensione per coloro che percorrendo tale via dopo le 10 del mattino si trovino con l'impellente bisogno di fermarsi 10 minuti ad acquistare un paio di calze o un pacchetto di sigarette.
Solo i mattinieri come me possono sperare di trovare un parcheggio decente per l'auto, senza doverla smontare e metterla in borsa o buttarla così com'è nel Tevere.
Quindi, sulla linea del "voglio bene a tutti", non mi scompongo per niente e con massima serenità provo a fare qualche piccola manovra nell'improbabile tentativo di uscire ugualmente senza dover ricorrere al suono del clacson per chiamare il proprietario dell'auto in seconda fila.
Dopo otto tentativi acrobatici prendo coscienza che non potrei mai uscire da quel posto senza distruggere uno sportello, un cerchione o la fiancata delle auto che mi circondano, oltre a dover rigare tutti i lati della mia.
Non tengo molto allo specchietto di sinistra, potrei anche lasciare che si stritoli sulla carrozzeria dell'auto verde che mi giace accanto, ma lascerei molti vetri rotti in terra e ciò non è educato.
Mi ritrovo con le spalle al muro: devo usare il clacson!
Assolutamente calma, ma dispiaciuta per il disturbo che arrecherò con quel suono, dò un paio di timidi colpetti al clacson e aspetto cercando qualcuno che arrivi correndo.
Nulla.
Ripeto la sofferta operazione, sempre più rammaricata per quel fastidioso rumore, ma la calma pervade tutto il mio essere: non sono affatto spazientita.
Finalmente, guardando nello specchietto retrovisore, noto una ragazza appena uscita da un negozio che si sta tranquillamente dirigendo verso l'auto in questione. Porta degli occhiali scuri e sulla bocca mi pare di vedere un ringhio: non mi sembra molto conciliante.
Mi scende il sorriso e si affaccia in me un flebile tentativo di sgomento. Ma non gli dò peso.
Vedo ora che la fanciulla dice qualcosa in modo concitato, presumo nei miei confronti...così mi sforzo di leggere il labiale e capisco che mi sta dicendo: "Ci esce!"
Cosa ci esce? penso nella mia candida ingenuità da turista per caso di quella via. Non colgo bene il senso, perciò la guardo sicuramente con un'espressione ebete che fà imbestialire la suddetta donzella. Infatti lei sente incalzante il bisogno di esprimersi meglio usando anche una evidente gestualità  e ripete urlando: "Ci esce! Non lo vede che ci esce lo stesso?"
La osservo meglio e comprendo che è decisamente alterata, la qual cosa, più che farmi arrabbiare mi stupisce. Ecco perché la mia mimica facciale deve risultare sempre più idiota e irritante per la signorina che mi sta sbraitando contro.
La poveretta non sa che aleggiavo in sentimenti fiabeschi di positivismo e non può indovinare che sto venendo giù da quello stato con una certa velocità e grande meraviglia.
Non appena atterrata nella realtà, ho un gesto istintivo: chiudermi dentro con la chiusura automatica. Subito dopo faccio un trascurabile tentativo di difesa dicendo con la mimica e la voce che è impossibile uscire da un tale incastro.
Mentre studio le sue reazioni scopro quanto sono contenta che in Italia ci sia ancora bisogno del porto d'armi per tenere una pistola con sè, perchè forse tale legge oggi mi ha salvato la vita: non voglio pensare cosa sarebbe accaduto se la mia stravolta interlocutrice ne avesse avuta una.
Dopo alcuni momenti di suspence nei quali mi sale il dubbio che mi vogliano fare del male, la "ben"predisposta ragazza entra furiosamente nella sua auto e mentre fa questa sudata retromarcia di ben mezzo metro, la scorgo sbraitare e urlare scompostamente, immagino contro la sottoscritta.
Sono troppo sconcertata per arrabbiarmi, ma devo riconoscere che mi viene da piangere.
Mentre torno a casa completamente smontata dal mio ottimismo sfacciato, rifletto sull'accaduto e mi chiedo insistentemente cosa, la signorina, voleva io facessi.
Guardo bene fra i vari pulsanti che ho sul cruscotto e vicino alla radio, li scruto accuratamente approfittando di un semaforo rosso, ma non trovo niente che assomigli alla funzione "salto in verticale dell'auto".
Non avendo questo optional nella mia povera utilitaria, non si spiega come la gentil creatura sosteneva che io potevo uscire comunque.
Ma ci deve sicuramente essere un'altra spiegazione, una diversa da quella che mi si affaccia alla mente insinuandomi che le persone si odiano fra di loro gratuitamente. No, no, non voglio pensarlo.
Domani andrò in un auto-salone della Wolswagen e pretenderò che mi mettano questa funzione nella mia auto.
Sì, lo farò. 
Con questo pensiero, torno a sorridere, accendo la radio, mi rimetto gli occhiali da sole e.....lascio la chiusura automatica innestata...
La mia utilitaria con...l'optional

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