Si può piangere per qualcosa che si perde. Dio non reclama:
abbassa la voce e si fa presente accanto a noi. Quando muore qualcuno o
realizzi che non puoi più amarlo, Lui ci lascia piangere. Lascia che soffriamo
il dolore che abbiamo in modo discreto e nobile perché Lui resta vicino a noi e
non rimprovera per quel pianto.
Alle volte si ha bisogno di piangere del proprio dolore.
Il dolore è come una pianta che a fasi alterne nella vita,
butta i fiori, come se lo scopo suo fosse appunto fiorire. Essa prende acqua
tutti i giorni dalla terra con le sue radici impiantate dentro e quando tutto è
compiuto, nasce il fiore.
Quando questo accade, la pianta sembra essere un’altra,
sembra aver raggiunto la sua completezza, il suo fine nella vita.
Il dolore costante che non trova lenimento, che non può
essere scordato o cancellato, è come una pianta nel cuore che succhia
segretamente ogni giorno del dolore dall’anima, lì dove è impiantato. Poi un
giorno fiorisce e le lacrime scendono, anche se non vuoi. Perché è così che
funziona.
Gesù non reclama: chi protesterebbe per un fiore che
sboccia? Ma resta lì vicino a guardare, in attesa che il cuore, in Sua
presenza, smetta presto di sanguinare.
Se si soffre senza rabbia e senza odio, il dolore fa
spuntare fiori sull’anima che non disturbano Dio.
Dio rispetta il dolore umano. Questo pensiero mi dà pace e
già il soffrire sembra essere meno gravoso.
Poter piangere in pace è una grazia. Sapere che Dio non mi
detesta perché piango mi è di grande aiuto.
"Dio rispetta il dolore umano. Questo pensiero mi dà pace e già il soffrire sembra essere meno gravoso"
RispondiEliminaGrazie, le tue parole sono d'aiuto.
Sono contenta fratello!!...o sorella. Un abbraccio forte forte! :)
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