Primo giorno di scuola al liceo: vado a prendere i miei
ragazzi. Parcheggio dove posso, in un universo di lamiere e subito ho lo
sgomento del non saper dove mettermi a
questo mondo. Il cielo è grigio, l’edificio anche. Sbarre ovunque e tanti visi
incupiti quante auto riesco a vedere. Mi sento fuori luogo in ogni possibile
senso e ad ogni suono di clacson si sveglia il mio senso di colpa:con un salto
guardo se il mio veicolo sta ostruendo qualcuno, anche se il suono proveniva da
due traverse più in là. Sale in me la forte sensazione che potrei senza volere
e per un nonnulla ispirare qualcuno alla lite furiosa. Entro in auto, metto la
sicura ed apro il Vangelo in un solo gesto.
Finalmente suona la campana. Esco dall’auto .I ragazzi
escono come un fiume di deportati infelici. C’è chi ha il visetto smunto, chi
mostra la grinta sotto un trucco pesante, chi non saprebbe dove applicare il
prossimo pearsing , chi ha sfogato sui capelli la sua voglia di essere notato,
chi non s’era deciso se indossare una gonna o un pantalone e l’ha messi
entrambi credendo d’aver esercitato la massima libertà. Chi mi evita quasi
schifato, chi mi investe come fossi trasparente, chi guarda solo avanti come un
automa. Mi si stringe il cuore.
Ecco arriva mia figlia ed improvvisamente mi ritrovo in un
film, dove stanno mandando la scena al rallenty. Svaniscono le urla, non sento
più i clacson e fisso il mio sguardo sul suo sorriso mesto mentre mi vede. Cade
un gran silenzio nel mio cuore ed ogni suo passo è un macigno nel petto.
Mantengo il contatto visivo e sfodero il sorriso più rassicurante che posso.
Ora è come se nel film avessero messo una musica quieta, forse un pacato
lamento: è la voce della mia preghiera.
E’ la speranza e l’attesa di una vita migliore solo per loro,
per quei visi provati che ostentano un debole sorriso.
“Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi! Siate perciò astuti
come serpenti e puri come colombe”..ed ecco che in questa scena a rallentatore
mi sembra di vedere la luce di un battito d’ali di una colomba bianca che tenta
superare l’ombra del mondo con qualche guizzo di fanciullezza in astuti
percorsi fra la folla urlante.
Agnelli ma colombe di luce che cercano di essere più astute
dei lupi, volando sulle loro teste.
E’ questa la forza dei “deboli” del la terra:essere leggeri
come colombe e volare sopra le angherie, le ingiustizie e la ressa del mondo
ingrato che preferisce le tenebre alla luce. Un sofferente mondo che non sa più
alzare gli occhi al Cielo e scoprire le traiettorie fantasiose ed i voli
inaspettati delle fragili colombe chiare; che sbattendo le ali al sole creano
un alone di luce attorno a se.
Una forza che il mondo non conosce e che batte tutte le
forze esistenti perché viene dal Padre. Allora non fa nulla se il cielo è
grigio, se anche la scuola lo è: la Luce vincerà.
Paola Buccheri
La mia Colomba |
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